Vaccini a scuola e lezioni fino a luglio per salvare l’anno: il piano del Ministero

Il ministro Bianchi accelera i tempi per fronteggiare l’emergenza contagi

Vaccini a scuola e lezioni fino a luglio per salvare l’anno
Vaccini a scuola e lezioni fino a luglio per salvare l’anno
di Lorena Loiacono
Mercoledì 12 Gennaio 2022, 00:18 - Ultimo agg. 09:20
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Il vaccino arriva a scuola e le lezioni, se necessario, potranno allungarsi nel mese di giugno e, forse, fino a luglio. Le intenzioni del Governo di tirare dritto sulla scuola in presenza sono chiare: gli alunni devono stare in classe il più possibile e, per farlo in sicurezza, bisogna puntare sulla campagna vaccinale. Quindi soprattutto su quella dei più piccoli, partita solo a metà dicembre e ancora indietro in termini di copertura. Sono pochi infatti i bambini giunti già alla seconda dose. E allora per accelerare e per andare incontro alle esigenze delle famiglie, si potrebbe portare gli hub vaccinali all’interno degli istituti scolastici. «Non sono impensabili – ha infatti spiegato il ministro all’Istruzione, Patrizio Bianchi in un’intervista a La Stampa - il settore commissariale sta lavorando ma occorre distinguere la situazione dei ragazzi tra i 12 e i 19 anni, dove si tratta di completare i cicli vaccinali, e quella dei bimbi più piccoli dove stiamo ragionando di portare il più vicino possibile le strutture per la vaccinazione, sulla base dell’esperienza pugliese».

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IL MODELLO 
Nella Regione del presidente Emiliano, infatti, sono state raccolte le adesioni per le vaccinazioni da parte delle famiglie in decine di scuole e sono state eseguite, poi, dal personale sanitario delle Asl.

Negli istituti pugliesi, quindi, sono presenti i pediatri della zona interessata ma anche i volontari della protezione civile. Una strategia che sta funzionando, anche perché la scuola di fatto è uno degli ambienti più famigliari per i bambini che, quindi, non vivono quel momento con paura. E per i genitori potrebbe diventare più semplice. Intanto, in attesa che il vaccino faccia il suo dovere, vanno avanti però le quarantene e le assenze in classe per gli alunni contagiati o contatti stretti. Per la didattica si tratta, inevitabilmente, di un danno. Procedere a singhiozzo tra la classe e la didattica a distanza non aiuta la continuità: lo hanno dimostrato anche gli esiti dei test Invalsi che, dati alla mano, rilevano un crollo delle competenze negli ultimi due anni. Per evitare che questo possa essere il terzo anno consecutivo, si sta pensando di provare a recuperare i giorni persi, qualora le assenze fossero troppe. 

Una possibilità sarebbe quella di allungare l’anno scolastico, a giugno, estendendo le lezioni anche nel periodo estivo. «Finora – ha spiegato Bianchi - non è stato perso un giorno di scuola, ma se dovesse essere necessario ne possiamo ragionare con le regioni». Quando si attiva la dad, infatti, i giorni di lezione vengono conteggiati normalmente. Si tratta di scuola a tutti gli effetti. Ma se invece si dovesse bloccare la didattica o i periodi di chiusura fossero troppo lunghi, resta aperta per le regioni la possibilità di prolungare l’anno. Anche se, per le scuole, si tratterebbe di rivedere tutto il calendario: a giugno infatti, subito dopo la data fissata per l’ultimo giorno di scuola, iniziano gli esami di terza media e, a seguire, quelli di maturità il 22 giugno. Negli esami di Stato sono impegnati i ragazzi dell’ultimo anno ma anche molti docenti, che verrebbero a mancare in classe. Quindi per lasciare aperte le scuole in quei giorni bisognerebbe riorganizzare la didattica. 

Anche per questo, quindi, l’obiettivo è portare avanti la didattica in classe, evitando rischi. E ieri sono rientrati in presenza anche gli studenti della Campania dopo la decisione del Tar che ha accolto la richiesta del Governo di annullare l’ordinanza del presidente della Regione, Vincenzo De Luca. Il Governatore aveva infatti deciso di lasciare chiusi gli istituti fino al 29 gennaio, attivando la dad per tutti. Il Governo ha avuto la meglio, ottenendo il rientro in presenza anche in Campania. Dove ieri però molti bambini della scuola materna e dei nidi hanno preferito restare a casa: molte le aule rimaste vuote. 

LE REAZIONI
«Noi abbiamo una linea diversa – ha commentato De Luca - le decisioni vanno prese prima che esploda il problema. Le misure del Governo mi sembrano tutte virtuali e inattuabili, a cominciare dai tracciamenti e dalle garanzie da dare ai presidi e alle famiglie». Ma intanto tutte le regioni hanno riaperto gli istituti: domani tornano in classe anche gli studenti della Sicilia, rimasti a casa per tre giorni, senza rientrare quindi dopo la pausa natalizia, per decisione del governatore Musumeci in accordo con la task force. Tre giorni per organizzare il rientro, anche in base alle nuove regole. Mentre restano in dad le scuole dei singoli comuni che hanno deciso di non far tornare in presenza i ragazzi, almeno per tutta la settimana. La percentuale maggiore si trova in Molise con il 20% dei sindaci che ha attivato la dad: sono 27 su 136. Il problema dei Comuni, lo stesso indicato più volte anche dai presidi, è garantire il tracciamento dei contagi così come previsto dalle nuove regole per la quarantena. Senza contare che le scuole, quest’anno e ora più che mai, hanno problemi a coprire le assenze dei docenti. Ieri il ministero ha chiesto alle scuole un report giornaliero sulle assenze e sui motivi, per capire l’andamento dei contagi tra il personale. 
 

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