Scuole chiuse dopo le Feste? A Roma focolaio all'istituto Gesù e Maria: alunni in Dad

Troppi casi tra i bambini. Alcuni istituti a Roma fanno la Dad preventiva e molte famiglie si tengono i figli a casa

Scuole chiuse dopo Natale? A Roma focolaio al Gesù e Maria: elementari in Dad
Scuole chiuse dopo Natale? A Roma focolaio al Gesù e Maria: elementari in Dad
di Veronica Cursi
Lunedì 20 Dicembre 2021, 16:08 - Ultimo agg. 21 Dicembre, 09:24
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Troppi contagi tra i bambini. Le scuole corrono ai ripari. In una settimana nella fascia d'età 0-9 anni l'incidenza in Italia è passata da 275 a 317 casi per 100mila. E l'arrivo della variante Omicron cambia nuovamente lo scenario. Le chat hanno ricominciato a squillare: «È stato accertato un caso positivo di Covid nella I A». E non solo a scuola. L'incubo contagi si riaffaccia nella squadra del calcio, a nuoto, tra le bimbette del corso di danza, dopo le feste di compleanno. Lo spettro Covid con tutte le conseguenze - tamponi, quarantena, Dad - aleggia sulle teste delle famiglie ormai esauste. E la paura è solo una: riusciremo a fare un Natale normale? Almeno quest'anno potremo festeggiare in casa con parenti e amici? Alcuni genitori stanno decidendo di anticipare le vacanze e tenersi i figli a casa prima della chiusura ufficiale delle scuole (che nel Lazio è prevista per il 23 dicembre).

Covid Roma, focolaio nella scuola vip Villa Flaminia: «Chi vuole può tenersi i figli a casa in Dad». Il preside ai genitori: «Basta feste»

Dad preventiva

In qualche istituto privato di Roma è stata attivata la Dad preventiva: come al Villa Flaminia, prestigioso isituto di Roma nord, dove con 6 classi in quarantena (5 solo alle elementari) chi lo desidera può tenersi i figli a casa o all'istituto Gesù e Maria al Fleming dove «considerando la situazione epidemiologica della città e in particolare della scuola primaria fino al 23 dicembre tutti gli alunni delle elementari saranno in Dad.

I genitori delle medie, invece, avranno la facoltà di scegliere le lezioni in presenza o a distanza».

Che sia previsto o meno dalle scuole, molti genitori stanno comunque decidendo di tenersi i figli a casa in previsione delle feste: la situazione contagi nelle classi sta crescendo di giorno in giorno e la paura di creare focolai nei giorni di Natale è altissima. Ma c'è chi protesta: «Tenere i bimbi a casa non serve, si mettono solo in difficoltà le famiglie. E poi qual è lo scopo, salvare il Cenone? Non combattere il virus?». «Vaccinare i piccoli - ripetono i pediatri - è l'unica soluzione per proteggerli e renderli più liberi». E da ora si può.

Scuole chiuse anche dopo le vacanze?

Situazione diversa invece per i bambini sotto i 5 anni che non possono essere vaccinati. «Hanno un maggior rischio di diffondere l'infezione ma il fatto che in questo periodo non vadano a scuola è già un elemento favorevole - dice Massimo Galli, già direttore di Malattie infettive all'ospedale Sacco di Milano - Considererei la possibilità, se le cose vanno veramente male con la variante Omicron, di prolungare le vacanze natalizie per i piccoli non vaccinati. Non voglio tirarmi addosso un'iradiddio di critiche però, francamente, ci sarà da pensare eventualmente a una procrastinazione delle vacanze se le cose vanno male o malissimo. Non sto sollecitando un ritorno alla dad, ma suggerendo di pensare ad un possibile, maggiore iato, soprattutto per tutte le quelle fasce non vaccinate e non vaccinabili». 

Green pass per studenti

Temendo il ricorso generalizzato alla didattica a distanza dopo le feste, sono scesi in campo i sindaci, chiedendo il Green pass anche per gli studenti, dalle elementari alle superiori, in una lettera-appello a premier Draghi e ai ministri Speranza e Bianchi, come «ulteriore misura restrittiva per preservare un istituto fondamentale per bambini, ragazzi, famiglie e lavoratori». Una proposta però «bocciata» dai presidi, per i quali va tutelato il diritto allo studio. E che è definita «irricevibile» dal sottosegretario all'Istruzione Rossano Sasso, della Lega. «Considerando l'andamento dell'epidemia» e che il diritto all'istruzione «è un bene primario per il nostro Paese», un centinaio di sindaci, su iniziativa di Matteo Ricci, primo cittadino di Pesaro e presidente di Ali, l'associazione di sindaci di centrosinistra e civici, si sono rivolti al governo chiedendo di «introdurre subito il Green Pass per salvare la scuola in presenza. C'è il rischio concreto, visto l'aumento dei contagi, che da gennaio tutte le scuole italiane vadano in dad. Non possiamo permetterlo», scrivono nell'appello sottoscritto anche da Roberto Gualtieri, sindaco di Roma, Giuseppe Sala (Milano), Gaetano Manfredi (Napoli), Nardella (Firenze), Matteo Lepore (Bologna), Stefano Lo Russo (Torino), Leoluca Orlando (Palermo).

«Con il Green Pass nelle scuole - secondo i sindaci -, prevedendo come per le altre categorie vaccino o tampone, preserveremmo la scuola in presenza e con essa un diritto costituzionale, quello dello studio e dell'istruzione. Se non agiamo subito introducendo il Green Pass rischiamo di ritrovarci con le scuole chiuse a breve, con la didattica a distanza indistintamente per tutti i ragazzi». La richiesta dei sindaci si riferisce agli alunni dalle elementari alle superiori ma il provvedimento potrebbe essere difficilmente applicabile ai più piccoli solo da pochi giorni interessati dalla campagna vaccinale.

L'epidemia tra i 6 e gli 11 anni

Nella popolazione in età scolare, spiega l'Istituto Superiore di Sanità, l'incidenza si mantiene «elevata, specialmente nella fascia di età 6-11, dove si osserva all'incirca il 50% dei casi diagnosticati nella popolazione 0-19». È la fascia d'età dove al momento la circolazione del virus è più elevata, e anche se il ritmo delle vaccinazioni è sostenuto (ai bambini tra i 5 e gli 11 anni in due giorni sono state somministrate in totale 28.909 dosi) la campagna è appena alle battute iniziali. «Comprendiamo la preoccupazione di chi si trova a dover fronteggiare la quarta ondata», dice il presidente dell'associazione dei presidi, Antonello Giannelli, «d'altra parte la scuola necessita di una estrema e doverosa gradualità nell'introduzione di misure che potrebbero comportare una compressione del diritto all'istruzione, pur se determinate da ragione di salute collettiva». 

 

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