Sofia Viscardi: «Noi generazione spaesata, cresciamo grazie alla rete»

Sofia Viscardi: «Noi generazione spaesata, cresciamo grazie alla rete»
di Nicolas Lozito
Domenica 22 Dicembre 2019, 08:11 - Ultimo agg. 7 Gennaio, 16:12
6 Minuti di Lettura

Quinta puntata della serie di interviste "Quelli del web", curata da Nicolas Lozito e dedicata a chi si è costruito una nuova professione grazie alla rete. La serie appare ogni domenica sulle pagine de Il Messaggero cartaceo e sul sito internet.

Un riassunto veloce per chi ancora non conosce Sofia Viscardi: milanese, classe 1998, inizia a trasmettere video dalla sua cameretta a 15 anni, diventando la più famosa Youtuber adolescente d'Italia. A 16 anni, con milioni di visualizzazioni alle spalle, intervista Roberto Saviano. Scrive un romanzo, Succede (2016, Mondadori) che finisce sul podio dei libri più venduti di quel periodo, secondo solo a Camilleri. Poi un altro, Abbastanza (2018, Mondadori), e nel frattempo dal primo viene tratto un film. Entra nell'elenco dei 100 under 30 più influenti d'Italia secondo Forbes e il presidente Mattarella le dà il compito, lo scorso marzo, di condurre la cerimonia di consegna dei titoli di Alfiere della Repubblica al Palazzo del Quirinale.

Un'evoluzione rapidissima che è sfociata, oggi, nel progetto del suo nuovo canale Youtube, Venti: la sua cameretta si è trasformata in uno studio dove Viscardi non racconta più se stessa, ma dialoga con altri giovani sulle difficoltà e le bellezze di avere vent'anni oggi. Nel 2014 era una delle voci più famose della sua generazione, ora vuole diventarne la portavoce.

Le persone nate all'inizio del Novecento facevano parte di quella che è stata chiamata The Greatest Generation, la generazione più grande, perché hanno dovuto affrontare due guerre mondiale e combattere non per gloria o successo, ma perché era la cosa giusta da fare. Come descriveresti la tua generazione, nata cento anni dopo?
«Tutto sommato mi sembra altrettanto grande. Siamo nati in un mondo ancora analogico, e siamo stati totalmente travolti dalla tecnologia e dal digitale: siamo diventati iper-veloci, connessi a tutto, ma anche iper-confusi, spaesati».

Nativi digitali. Esserlo non è una fortuna?
«Mi piacerebbe si tenesse in considerazione un aspetto: siamo cresciuti con qualcuno che ci ha insegnato a tagliare con le forbici, o ad allacciarci le scarpe. Ma nessuno ci ha insegnato cosa fosse internet, come muoverci sul web. I nostri genitori non ne sapevano abbastanza. E quindi abbiamo dovuto imparare da soli, reinventandoci ogni volta».

Il rapporto genitori-figli è cambiato con l'arrivo di Youtube, Facebook, Instagram?
«Io mi sono iscritta a Facebook nel 2009, avevo 11 anni: la mia famiglia lavora nel mondo della comunicazione (la madre è Celeste Morozzi e il padre Mario Viscardi, conosciutissimi, soprattutto a Milano, ndr), quindi capivano e ci capivamo. Ma, in generale, in questi anni il divario generazionale è aumentato: i nuovi media non hanno regole, ma non sono nemmeno da demonizzare. Per contro, i vecchi media vecchi, come i giornali, non parlano ai giovani, che non hanno e non cercano gli stessi riferimenti di un tempo».

La comunicazione ora avviene tra pari, con l'aggiunta di coetanei famosi. Tu ti consideri un'influencer?
«È un'etichetta. Negli scorsi anni non volevo etichette: youtuber, influencer, creator. Perché chi mi conosce non ne ha bisogno. Ciò che sono supera quello che faccio e la piattaforma che uso per farlo. Chi ha bisogno di definirmi non conosce questo nuovo modo di comunicare».

Per tanti anni su Youtube hai raccontato te stessa, un vero e proprio video diario dove eri la sola protagonista. Ora con Venti è l'esatto opposto e spesso fai l'intervistatrice. Cosa è successo?
«Ho finito il liceo e mi sono chiesta che strada imboccare. Non sentivo il bisogno di mantenermi con Youtube, né che diventasse il mio lavoro. Così ho dato vita a un rebranding, perché stavo crescendo e cambiavano i miei problemi. Ho incontrato Irene Graziosi, ora autrice del canale e persona con cui ho un'amicizia folle, che ha 28 anni ed è all'altro estremo dei vent'anni, e abbiamo deciso di raccontare le riflessioni umane che capitano in questa età piena di crisi. Le emozioni, le criticità, le idee diverse, il distacco dalla vita con i genitori, l'università».
 



Però i numeri parlano chiaro: la vecchia Viscardi faceva milioni di visualizzazioni, Venti ne fa solo centinaia di migliaia.
«C'è un altro numero che vorrei si notasse: ci sono dei video dove io non compaio e sono condotti da altre persone del team di Venti, che fanno tante visualizzazioni quanto i video dove ci sono io. Questo è il più grande risultato: portare contenuti non ricreativi che possono slegarsi da me. Da quando Venti è partito, a febbraio, mi sento una persona nuova. Prima raccontavo storie che erano la rappresentazione di me stessa in seconda battuta, una persona pubblica che cresceva solo dopo di me. Ora mi accorgo che riesco a parlare ai miei conteanei, ma anche alle nonne, con più sicurezza e libertà. Non voglio insegnare, né impormi come modello, voglio solo essere capita, essere accessibile, e lasciare delle riflessioni sempre aperte».

Dietro di te c'è una squadra numerosa: senti la responsabilità imprenditoriale verso chi ti lavora vicino?
«A volte mi permetto di non averla, perché sono giovane e circondata da persone di cui mi fido. Show Reel Media Group è partner di Venti e mi supportano a gestire tutto, dalle sponsorizzazioni ai contratti. A volte, certo, sento la responsabilità di questo progetto: ma siamo pronti a fare altro nella vita».

I fan come hanno accolto il cambiamento?
«A livello umano mi sembra che sia cambiato molto: sono cresciuti con me. Una volta cercavano il selfie, e io stessa cercavo i selfie con i miei idoli, come Harry Styles degli One Direction. Ora ci abbracciamo e dialoghiamo, c'è un confronto continuo».

E gli hater? Come si gestiscono?
«Se ricevi solo consensi, non stai facendo bene il tuo lavoro, mi ha insegnato Saviano. Agli hater non si risponde con l'odio, ed è vero che nel web ci vuole più educazione, ma il dissenso ragionato è necessario per proporre idee nuove».

Finiamo con Mattarella: che incontro è stato?
«Mi sono sentita come un cavaliere di di Re Artù e la Tavola Rotonda. Ero molto emozionata: la cosa che mi porto dietro, però, è la gioia di sapere che il presidente della Repubblica si sia accorto di noi, anche in termini di professione. Ha scelto di incontrare me e altri creatori di contenuti del web per riuscire a parlare ai giovani attraverso i nuovi mezzi di comunicazione. Per me è stato incredibile».

 

LE INTERVISTE A "QUELLI DEL WEB":
01. Giacomo Hawkman: «In amore vinci se cancelli le chat»
02. Elisa Maino: «Ero vittima dei bulli, ora ho 4 milioni di fan»
03. Riki: «Vi sembrerò pazzo, ma non voglio più i like»
04. Tony IPant's: «Satira e sfottò, internet è la nuova tv»
05.
Sofia Viscardi: «Noi generazione spaesata, cresciamo grazie alla rete» 

© RIPRODUZIONE RISERVATA