TikToker detenuto e picchiato dalla polizia russa: «Sono sopravvissuto a due settimane di torture»

La testimonianza dello streamer Nekoglai sui propri canali social

La testimonianza dello streamer Nekoglai sui propri canali social
La testimonianza dello streamer Nekoglai sui propri canali social
Venerdì 20 Gennaio 2023, 12:57
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Il TikToker e streamer Nikolai Lebedev, noto come Nekoglai, ha affermato di essere stato detenuto e picchiato dalla polizia Russia. Tutto ciò lo ha reso un nemico giurato del regime russo. Così il ragazzo ha deciso di donare 100.000 dollari alle forze armate dell'Ucraina. Ne ha parlato nel suo stream su Twitch negli scorsi giorni. 
 

Cosa è successo?

Secondo le informazioni riportate da Global Voices, Nekoglai era stato arrestato e deportato per aver fatto una parodia di un video di un soldato russo che tirava granate. Il video è ora il più visto del suo canale, con più di 20 milioni di visite. Tutti i video più recenti mostrano il blogger di ritorno in Moldavia e raccontano anche parte del suo calvario al commissariato di Mosca. Nel video, Nekoglai racconta che è stato torturato nel commissariato moscovita del distretto di Presnenskii. Il blogger ha aggiunto che i poliziotti lo hanno percosso pesantemente e hanno anche cercato di violentarlo con una bottiglia. Le botte, la tortura e le minacce di violenza sessuale sono da lungo tempo praticati dalla polizia russa: un metodo applicato alle persone accusate di protestare. Da quando è stato espulso da Mosca il 24 novembre, il popolare TikToker Nekoglai è apparso in vari video nel suo canale. 

Gli altri episodi


Uno degli ultimi esempi, oltre alla testimonianza di Nekoglai, è quello di una ragazza arrestata per aver protestato contro la mobilitazione. Come ha informato Ovd Info, dopo essere stata arrestata, i poliziotti hanno minacciato lei e le sue amiche di percuoterle e violentarle in gruppo; non hanno dato loro né acqua né cibo e hanno suggerito loro di bere dalla tazza del bagno. Le ragazze erano state fermate a causa del cartello «Pace» che avevano in mano. A novembre, la polizia ha colpito e ha usato scariche elettriche contro un membro di un'organizzazione antifascista a Tjumen, lasciandolo 10 ore con una borsa in testa, senza cibo né acqua. In settembre, la polizia aveva percosso e violentato con un manubrio il poeta Artyom Kamardin: era stato arrestato per aver recitato un poema durante alcune letture di poesie contro la guerra e la mobilitazione.

La polizia ha registrato un video delle sue torture e lo ha mostrato alla sua fidanzata, anch'essa arrestata e torturata.

Uno dei video mostra Nekoglai con una bandiera moldava sullo sfondo. I commenti sotto il post sono in russo, rumeno e ucraino e dicono «è molto bello vederti di nuovo (su TikTok)», «qui (in Moldavia), nessuno di toccherebbe!» e «Slava Ukraini – Gloria agli ucraini», tra gli altri.

L'ultimo video, pubblicato il 30 novembre, mostra il blogger «aggredito» da uomini che sembrano poliziotti russi e sottotitoli in russo che dicono: «Se apri la bocca, ti troveremo anche in Moldavia».

Nekoglai ha anche 615.000 abbonati del suo canale di messaggeria di Telegram, un media popolare in Russia, Moldavia e Ucraina, e 573.000 in YouTube. Nel suo canale YouTube aveva annunciato la pubblicazione di un video il 4 dicembre, nel quale si sarebbe mostrato in tutta la sua estensione il funzionamento della polizia nella Federazione Russa: anarchia, tortura, umiliazione». La trasmissione è stata anche realizzata in Twitch, dove Nekoglai ha 2,4 milioni di follower.

 

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