Fashion Week, arriva il vestito per tutte le taglie: ecco come un abito può adattarsi al corpo di ogni donna

Fashion Week, arriva il vestito per tutte le taglie: ecco come un abito può adattarsi al corpo di ogni donna
di Francesca Pierantozzi
Sabato 3 Ottobre 2020, 07:17 - Ultimo agg. 09:30
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Ester Manas non ha aspettato di vedere le bellissime curve di Vanessa Incontrada sulla copertina di Vanity Fair per accorgersi che qualcosa andava storto nel mondo. Almeno al livello delle taglie dei vestiti da donna. Ester, stilista francese ma di base in Belgio, è alta un metro e 60, e porta una 44. Questo «ritratto della ragazza in base al peso e ai centimetri» non le è mai andato giù, fin da quando studiava alla prestigiosa La Cambre di Bruxelles, dove ci si esercitava sui manichini canonici Stockman, in cui canonico corrisponde alle proporzioni di una taglia 36. È da allora che Ester ha deciso di dichiarare guerra alla taglia come unità di misura del corpo femminile, di ciò che è small, medio o extra large, dove extra sta appunto per fuori dal normale. E Ester la guerra l'ha vinta, o almeno ha vinto una battaglia, proprio questa mattina, a Parigi, quando la collezione primavera estate del suo omonimo marchio sfilerà alla Fashion Week. Per la prima volta sfila accanto a Vuitton, Dior e Chanel, un'intera collezione indossabile da una 50, ma anche da una 36. Senza bisogno di selezionare l'abito in base all'etichetta, perché gli abiti di Ester Manas disegnati a quattro mani col suo complice di sempre, Balthazar Delepierre l'etichetta col numero non l'hanno: sono belli, colorati, geometrici, esuberanti, super chic, sono tutto tranne grandi o piccoli, sono tutti one size, taglia unica. «Con me, più nessuna donna dovrà chiedersi se quel vestito esiste nella sua taglia, dovrà chiedersi soltanto se le piace o no», dice Ester. 
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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La collezione è bellissima, niente a che vedere con lo stile spesso triste e a volte opportunista dei reparti grandi taglie o con le creazioni estemporanee delle grandi case, immaginate per essere esibite una sola volta, da una top in leggero sovrappeso. I capi sono assolutamente di tendenza, di lusso, anche nei prezzi: per un trench stretto in vita (con cinta) e super pinces, con una linea molto strutturata (davvero bellissimo), bisogna contare non meno di 900 euro. La sfilata di oggi a Parigi è tutta on line, e sarà visibile in diretta anche sul sito della marca. Ogni abito è presentato da due modelle, una che nel vecchio mondo sarebbe una 38, un'altra che nello stesso mondo antico dei corpi misurati sarebbe una 48. I trucchi per liberare l'abito dalla prigionia della taglia e dai centimetri del canone sono tanti e Ester li conosce meglio di qualunque altro: innanzitutto i tessuti, super elastici, ma lavorati con ruches e balze (bellissime le maglie a collo alto), poi i giochi di bottoni, le cinture (ovviamente stringibili o allargabili a volontà), i pantaloni con elastici in vita che possono diventare oversize per una, sinuosi per un'altra. Le giacche con sagome geometriche, le pinces da maestro di sartoria: semplicemente cambia l'idea stessa di abito, per non imporsi più a un corpo misurato dal pregiudizio, ma adattarsi liberamente a un modo di essere. Davanti a un successo quasi folgorante, che è valso alla maison Ester Manas di essere selezionata al premio LVMH 2020, dopo aver vinto i premi H&M e Galeries Lafayette nel 2018 e esser infine consacrata con la sfilata alla fashion Week accanto ai Big della moda, Ester si è naturalmente posta per prima la spinosa domanda: «Perché ci hanno selezionati? Perché amano quello che facciamo o perché sono sensibili alle sirene del marketing positivo?». Il livello delle vendite un successo e anche il sostegno della Federazione della Haute Couture rispondono che pensare l'abito e il corpo che deve vestire con uno spirito meno contabile non è soltanto l'effetto di una moda o di un movimento di benpensantismo, ma uno sguardo nuovo e necessario che esige anche una nuova estetica.
 
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Al contrario di altri marchi dell'Alta Moda, Ester non si è accontentata di esibire in passerella la top un po' più curvilinea e di lasciare invariata la collezione in vendita in negozio (dove magari l'abito indossato alla sfilata dalla top XL nemmeno si trova): «un vestito è fatto prima di tutto per essere acquistato e indossato rivendica Ester non è fatto soltanto per vendere un sogno.
Un abito deve finire in un armadio, l'armadio di qualcuno. E quello che voglio io è che tutti i qualcuno possano indossare i vestiti che disegniamo noi». Per ora, nessun altro marchio è arrivato a produrre un'intera collezione in taglia unica. «Creativamente parlando ammette Ester Può essere difficile». L'obiettivo che si è data con Balthazar Delepierre è anche teorico: innestare nella Haute Couture e nel lusso l'idea di un rapporto funzionale con l'abbigliamento, che non sia più unicamente relegata allo sport, al lavoro, o a un'interpretazione sciatta di confort. Ester va anche più lontano: le sue collezioni non sono soltanto One Size per tutti i corpi, ma sono anche ecologiche (la maggior parte dei tessuti proviene da deadstock, tessuti destinati al macero) e socialmente responsabili (la confezione è affidata ad atelier di reinserimento professionale a Bruxelles). «Se è di buona qualità insiste Ester l'abito può anche essere trasmesso di generazione in generazione».

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