Lusso uguale etica, la campagna di Gucci contro il lavoro nero e la violenza sulle donne

Lusso uguale etica, la campagna di Gucci contro il lavoro nero e la violenza sulle donne
di Marco Di Caterino
Mercoledì 4 Dicembre 2019, 06:00 - Ultimo agg. 23:23
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Non poteva che nascere a Firenze, culla del Rinascimento. Fondata da Guccio Gucci nel 1921, la maison del lusso per eccellenza, nel corso di un secolo, ha saputo adeguarsi alle tendenze dell’alta moda, diventando un marchio di qualità, un’icona del lusso made in Italy che si è imposta a livello mondiale. Il brand Gucci vanta una delle più lunghe storie della moda italiana, e anche producendo articoli di lusso, l’azienda da sempre è molto sensibile e attiva sia nel campo della solidarietà e aiuti benefici, ponendo una rigorosa attenzione, con un codice etico, al rispetto delle regole sul lavoro e sui rapporti con fornitori e aziende che hanno contatti con il marchio Gucci.



Lusso uguale etica. E seguendo questa filosofia aziendale, Gucci si è proposta nel rispetto dei principi normativi e di eticità e a tal fine ha realizzato una struttura organizzativa, economica, contrattuale, e in generale, legale volta ad assicurare l’eticità e la sostenibilità della filiera produttiva. Gucci ha attuato sistemi di capillari controlli affinché la sua filiera produttiva osservi i principi normativi, comportamentali ed etici da essa adottati, oltre ai principi di salvaguardia dell’ambiente. L’azienda, inoltre ha sempre posto in essere ogni strumento per contrastare, in ogni realtà geografica ed in particolare nelle aree più “difficili” la diffusione di pratiche di sfruttamento del lavoro. Gucci ha, anzi incentivato lo sviluppo di aree produttive sane, nell’ottica del benessere dei lavoratori e al fine della salvaguardia in Italia del patrimonio della cultura artigianale di eccellenza. Dunque il “fare lusso” non significa per Gucci, essere distanti dalle realtà della vita di tutti i giorni, e nemmeno girare la testa di fronte ai deboli e gli indifesi. Per questo l’azienda Gucci è da sempre molto attiva nel campo della solidarietà e aiuti benefici.



Nel febbraio 2013, la società anticipando i tempi ha lanciato il Chime for Change, un'organizzazione benefica che sostiene la campagna globale contro la violenza sulle donne. Il 1 giugno, a sostegno di questa iniziativa, venne organizzato un concerto a Londra, a cui aderirono molte celebrità del mondo della musica e dello spettacolo, tra cui Beyoncé, Salma Hayek, Ellie Goulding, Katy Perry, Ben Affleck, Laura Pausini, Julia Roberts, Cameron Diaz, Iggy Azalea, Gwyneth Paltrow e Rita Ora. Il concerto registrò un ricavato di oltre 130.000 dollari. Nel luglio 2013, l'attivista Lydia Emily fu incaricata da Gucci di dipingere un murale nello Skid Row di Los Angeles, un'immagine ritraente una donna di nome Jessica sopravvissuta al traffico di esseri umani. Emily attualmente lavora per il Maria Maddalena Project, un'organizzazione attiva dal 1980 che aiuta le donne a lasciare l'industria del sesso. Gucci ha dal 2005 un partenariato particolare con l’Unicef a cui dona periodicamente una percentuale dei suoi ricavi dalla vendita di prodotti messi in commercio proprio per sostenere l’Unicef. La campagna annuale di Gucci per l’Unicef sostiene l'educazione e la salute, la lotta contro la fame e diversi programmi di prevenzione delle malattie e per la fornitura di acqua pulita per orfani e bambini affetti da Hiv e Aids nell'Africa Sub-Sahariana.



In cinque anni Gucci ha donato all'Unicef circa 5 milioni e mezzo di euro, oltre a essersi distinta come la più grande società che abbia sostenuto alcuni importanti progetti, come l'iniziativa Schools for Africa del 2004, promossa dalla stessa Unicef, dalla Nelson Mandela Foundation e Hamburg Society. Come dire, quando il lusso e la classe non sono acqua.
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