La nuova moda dell'ombrello inverso: non gronda, sta in piedi e volteggia

La nuova moda dell'ombrello inverso: non gronda, sta in piedi e volteggia
di Francesca Cicatelli
Martedì 23 Gennaio 2018, 19:53
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Chissà come la prenderebbe Gignese sul Lago Maggiore, dove si trova un Museo dell'ombrello unico al mondo o la storica famiglia Talarico a Napoli che in materia di ombrelli la sa lunga, se sapessero dell'inversione di tendenza o meglio dell'ombrello inverso. La moda ha tentato di farsi strada già nel 2015 con scarsa fortuna ma il 2018 sembra l'annata giusta per questo capovolgimento di stile: nuovo manico, telaio che si regge da solo e a chiusura e apertura al contrario in modo da non lasciar sgocciolare l'acqua. A Napoli sono rifioriti sulle bancarelle degli ambulanti. Anche se Karim, metà marocchino e metà napoletano, ne rivendica l'esclusiva con una moglie cinese che li fabbrica in oriente, la patria storica che diede la forma che conosciamo oggi all'utensile, e glieli fa arrivare freschi di cuciture.
 


Karim ci tiene a precisare che l'ombrello dice «addio alle gocce anche uscendo dall'auto», quando la manovra di apertura è solitamente scomoda, con le pareti dell'ombrello che cercano di farsi spazio in uno spiraglio dello sportello. Un oggetto incontrastato nel tempo, spesso dato per scontato e identificato come accessorio banale, di uso comune e una noia da trascinarsi dietro quando piove, anche se in origine era un riparo dal sole come suggerisce il suo nome evocativo dell'ombra.

Non è chiaro se nacque prima in Cina, India, Egitto o Persia. Proprio qui è più volte raffigurato mentre ripara gli imperatori, nell’Antico Egitto come parasole per gli dei, in Antica Grecia indispensabile per una signora ed è probabilmente da qui che giunge all’Antica Roma. In Cina ha proprio la forma che conosciamo a oggi.. Comunque stiano le cose, fatto sta che ci saranno anche risvolti sociologici: con l'ombrello inverso cambia il manico e bisognerà rivedere a questo punto anche il gesto omonimo, ispirato proprio al parasole, le prossime volte che qualcuno la fa grossa.
 

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