Allarme Istat, aumentano gli adolescenti insoddisfatti della vita. Le donne? Le più penalizzate dalla pandemia

Allarme Istat, aumentano gli adolescenti insoddisfatti della vita. Le donne? Le più penalizzate dalla pandemia
Giovedì 21 Aprile 2022, 11:36 - Ultimo agg. 12:36
5 Minuti di Lettura

«La pandemia si è tradotta per lo più in arretramenti nel benessere della popolazione femminile: nei livelli di benessere mentale e di occupazione, soprattutto per le madri con figli piccoli. Ma sono stati anche i bambini, gli adolescenti e i giovanissimi a pagare un altissimo tributo alla pandemia». Lo afferma il presidente dell'Istat Gian Carlo Blangiardo, nella presentazione del Rapporto sul Benessere equo e sostenibile (Bes). «Sono loro a richiedere la massima attenzione da parte delle politiche, i dati e i corrispondenti indicatori non lasciano dubbi», aggiunge.  

Istat, commercio estero: vola l'import a febbraio

Istruzione e lavoro

Durante la pandemia sono aumentati i cosiddetti neet” (Not in Employment, Education or Training), giovani di 15-29 anni non occupati né inseriti in un percorso di istruzione e formazione. Infatti nel secondo trimestre 2020, l'incidenza dei Neet cresce in media europea di +1,7 punti rispetto al trimestre precedente, incremento trainato da paesi come Spagna (+4,2) ma anche Francia (+2,8) e che, tuttavia, nel nostro Paese è più modesto e leggermente al di sotto della media europea (+1,6) ma su livelli strutturalmente molto più elevati. «L'Italia - sottolinea  Blangiardo - ha un triste primato in Europa per la numerosità dei giovani tra 15 e 29 anni che non sono più inseriti in un percorso scolastico o formativo e neppure impegnati in un'attività lavorativa, noti come Neet. Un altro fattore di criticità è rappresentato dall'elevato numero di abbandoni precoci: la quota dei giovani 18-24enni che escono dal sistema di istruzione e formazione senza aver conseguito un  diploma o una qualifica è pari in Italia al 12,7%, valore più elevato di quello fissato come limite massimo in sede europea (10%).

Ai giovani più istruiti e qualificati, l'Italia non offre ancora opportunità adeguate». «E così, nonostante le limitazioni alla mobilità imposte durante il primo anno di pandemia, e l'incertezza che ha caratterizzato il 2020, le emigrazioni all'estero dei giovani laureati italiani - riferisce Blangiardo - si sono intensificate rispetto al 2019, in netta controtendenza rispetto ai trasferimenti di residenza della popolazione nel complesso. Le direttrici principali dei flussi di giovani laureati continuano ad essere verso l'estero e dal Mezzogiorno al Centro-nord. Il bilancio delle migrazioni dei cittadini italiani 25-39 anni con un titolo di studio di livello universitario si chiude con un saldo dei trasferimenti di residenza da e per l'estero di -14.528 unità. In particolare, il Mezzogiorno, soltanto nel corso del 2020, ha perso 21.782 giovani laureati».

Inflazione, misure contro caro energia efficaci. Associazioni: vanno rafforzate

Il benessere dei giovani

Le condizioni di benessere psicologico dei ragazzi di 14-19 anni, nel 2021, sono peggiorate; il punteggio di questa fascia d'eta e sceso a 66,6 su 100 per le ragazze (-4,6 punti rispetto al 2020) e 74,1 per i ragazzi (-2,4 punti rispetto al 2020); i giovani tra 14 e 19 anni hanno conosciuto un «deterioramento significativo della soddisfazione per la vita, con la percentuale di molto soddisfatti che e passata dal 56,9% del 2019 al 52,3% del 2021». È raddoppiata la percentuale di adolescenti insoddisfatti e con un basso punteggio di salute mentale: erano nel 2019 il 3,2% del totale, 6,2% nel 2021. «Si tratta di circa 220 mila ragazzi tra i 14 e i 19 anni che si dichiarano insoddisfatti della propria vita e si trovano, allo stesso tempo, in una condizione di scarso benessere psicologico. D’altra parte, gli stessi fenomeni di bullismo, violenza e vandalismo a opera di giovanissimi, che negli ultimi mesi hanno occupato le cronache, sono manifestazioni estreme di una sofferenza e di una irrequietezza diffuse e forse non transitorie», ha spiegato Blangiardo.

Povertà

Nel 2021, comunque, pur in uno scenario economico mutato, la povertà assoluta si è mantenuta stabile, riguardando più di 5 milioni 500mila individui (9,4%). Il Nord recupera parzialmente il forte incremento nella povertà assoluta osservato nel primo anno di pandemia, anche se non torna ai livelli osservati nel 2019 (6,8%, 9,3% e 8,2% rispettivamente nel 2019, 2020 e 2021). Nel Mezzogiorno, invece, le persone povere sono in crescita di quasi 196mila unità e si confermano incidenze di povertà più elevate e in aumento, arrivando al 12,1% per gli individui (era l'11,1% nel 2020). Infine, il Centro presenta il valore più basso, sebbene anche in questa area del Paese l'incidenza aumenti tra gli individui passando da 6,6% nel 2020 a 7,3% nel 2021. Il totale dei minori in povertà assoluta nel 2021 è pari a 1 milione e 384mila: l'incidenza si conferma elevata, al 14,2%, stabile rispetto al 2020, ma maggiore di quasi tre punti percentuali rispetto al 2019, quando era pari all'11,4%.

Speranza di vita e mortalità

«Il quadro di insieme è composito, ed è ancora adombrato dalla pandemia» ha affermato il presidente dell' Istat, Gian Carlo Blangiardo. «Molti divari si sono mantenuti - si legge - o addirittura allargati: dalla speranza di vita alla nascita, che recupera in buona parte al Nord nel 2021 ma diminuisce ancora nel Mezzogiorno, alla mortalità evitabile, che resta più elevata in molte regioni del Sud; dalla spesa dei comuni per la cultura, per la quale il divario è nettamente a vantaggio del Centro-nord, all'impatto degli incendi boschivi e dell'abusivismo». Nel 2020 l'eccesso di mortalità ha caratterizzato soprattutto le regioni del Nord, mentre nel 2021 cambia la mappa del contagio, con un impatto che interessa tutto il territorio nazionale, ma che cresce nel Mezzogiorno. Il Nord resta sempre la ripartizione con una proporzione maggiore di decessi Covid-19 su decessi totali, con un valore medio della ripartizione per il 2021 del 9%. Rispetto all'anno precedente, tuttavia, si è assistito a un calo di questa percentuale. Di contro, nelle regioni centro-meridionali la quota è aumentata nel 2021 rispetto al 2020, dal 6,9% al 7,7% al Centro e dal 5,3% al 7,6% nel Mezzogiorno. L'eccesso di mortalità ha comportato nel 2020 una riduzione della speranza di vita alla nascita di oltre un anno di vita a livello nazionale (da 83,2 nel 2019 a 82,1 anni nel 2020), ma i dati stimati evidenziano un accenno di ripresa per il 2021 con un valore pari a 82,4 anni. Nel 2021, i decessi riportati alla sorveglianza integrata ritenuti correlati al Covid-19 sono stati 59mila e rappresentano l'8,3% dei decessi totali per il complesso delle cause, proporzione in calo rispetto all'anno precedente quando se ne contarono oltre 77mila, il 10,3%. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA