Ucraina, negli Usa i cocktail cambiano nome e addio alla vodka

Il mondo si ribella alla Russia con manifestazione e gesti simbolici
Il mondo si ribella alla Russia con manifestazione e gesti simbolici
Sabato 5 Marzo 2022, 15:36 - Ultimo agg. 16:40
2 Minuti di Lettura

Continua il dissenso contro la guerra in Ucraina scatenata dalla Russia. Non solo manifestazioni, ma anche gesti simbolici. L'ultimo è la scelta dei barman americani di cambiare i nomi russi di popolari cocktail. 

Leggi anche > Ucraina diretta, i russi dichiarano tregua ma Mariupol non può evacuare i civili. Domani colloquio Putin-Erdogan, Kiev uccide un negoziatore-spia

E' riapparsa la “cancel culture”, ossia la cancellazione di un personaggio o un oggetto, simboli di correnti culturali ben riconoscibili, da media e social media, o da particolari circoli intellettuali, sociali e professionali. Negli Stati Uniti, la ribellione in quest'ottica ha portato una schiera di barman ha deciso di chiamare Kiev Mule il Moscow Mule, per eliminare il riferimento alla capitale russa e inserire quello alla città ucraina. Il White Russian e il Black Russian, altri cocktail molto popolari nel mondo, diventano White Ukranian e Black Ukranian. La Caipiroska, a base di vodka russa, diventa Caipi Island. 

Secondo quanto riporta Forbes, i governatori di alcuni Stati americani stanno portando avanti misure per limitare o eliminare del tutto la vendita di vodka russa nei loro negozi. Succede in New Hampshire, in Ohio, in Utah, in Alabama, in Pennsylvania e in Texas. Iniziative simili, riporta Bloomberg, sono sul tavolo dei governi di Paesi molto più vicini alla Russia: Danimarca, Lituania e Finlandia (in foto, il Museo della vodka a Mosca). Anche Australia’s Endeavour Group, azienda leader nella distribuzione di alcolici in Australia, ha iniziato a ritirare dai suoi negozi i liquori prodotti in Russia, come ha fatto anche la West Auckland Trusts in Nuova Zelanda. Piccole misure che si vanno ad aggiungere a quelle più grandi organizzate a livello internazionale e alle decisioni di svariate aziende, come ad esempio Netflix che ha deciso di non distribuire più le produzioni russe già in agenda e di bloccare le acquisizioni di titoli russi per il futuro

© RIPRODUZIONE RISERVATA