La bimba ucraina con il fucile e il lecca-lecca: la foto diventa un simbolo, ecco la sua storia

La bimba ucraina con il fucile e il lecca-lecca: la foto diventa un simbolo. Ecco la sua storia
La bimba ucraina con il fucile e il lecca-lecca: la foto diventa un simbolo. Ecco la sua storia
Sabato 12 Marzo 2022, 14:51 - Ultimo agg. 14:59
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Dopo la donna incinta di Mariupol, la cui foto è diventata un simbolo dei bombardamenti su un ospedale pediatrico, spunta un'altra immagine iconica del conflitto in Ucraina: stavolta la protagonista dello scatto che è già diventato virale è una bambina di 9 anni, con un fucile a doppia canna tra le mani e un lecca-lecca tra le labbra, seduta sul davanzale della finestra di un edificio squassato dal fuoco russo.

Una foto fortissima, il simbolo dell'infanzia negata nel Paese invaso da Mosca, ma anche con un'espressione di sfida, non di terrore, come a raccontare la fierezza del popolo ucraino anche in così tenera età. La foto, scattata dal padre della bambina, Oleksii Kyrychenko, e postata su facebook sotto al titolo Ragazzina con caramella proprio per «portare l'attenzione del mondo sull'aggressione russa», rimbalza sui social dopo che è stata ripresa da Donald Tusk, ex presidente del Consiglio europeo. «Per favore, non ditele che sanzioni più dure sarebbero troppo costose per l'Europa!» è il messaggio con cui il politico polacco accompagna il suo post, riferimento ai timori di alcuni settori economici per un'escalation di sanzioni.

I capelli castani intrecciati con un nastro che ha i colori giallo-azzurro della bandiera ucraina, la gamba destra distesa lungo il davanzale e lo sguardo volto verso l'esterno, come un soldato che sta di guardia, un soldato di soli 9 anni che non pare affatto terrorizzato. Per quanto 'costruita', la foto è d'impatto così forte che in poche ore è diventata virale.

I retweet del solo post di Tusk sfiorano quota 5.000, su facebook il papà Oleksii supera le 200 condivisioni. Una foto-icona della tragedia dei bambini, sfollati, privati della scuola, uccisi dai bombardamenti, colpiti persino alla nascita negli ospedali pediatrici come a Mariupol, e di una resistenza che non intende piegarsi.

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