Donne e capelli bianchi, la svolta di Carolina di Monaco. Barzini: «Chi si tinge è insicura»

Donne e capelli bianchi, la svolta di Carolina di Monaco. Barzini: «Chi si tinge è insicura»
Donne e capelli bianchi, la svolta di Carolina di Monaco. Barzini: «Chi si tinge è insicura»
di Cristiana Mangani
Sabato 21 Novembre 2020, 09:16 - Ultimo agg. 22 Novembre, 16:58
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Un bel giorno ha scelto di non tingersi più: aveva una chioma rosso fuoco, l’amica quarantenne. Una testa piena di capelli bellissimi. «Me li lascio crescere grigi», ha deciso, e non c’è stato verso di convincerla che forse l’avrebbero invecchiata. Ora dice ridendo: «Sai una cosa? Grigia ti si ricordano di più. A volte, poi, grazie a questo look sono riuscita a entrare in ristoranti e locali inaccessibili».

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Un po’ per moda, dunque, un po’ per senso di libertà. Già da tempo, in Europa e in America, sono tante le teste sale e pepe. Donne famose e meno che scelgono di abbandonare il colore per “il naturale”. A pensarci bene l’intera famiglia delle donne Agnelli ha optato per il “silver”. E ieri, nella nuova versione grey panther si è vista la sempre affascinante Carolina di Monaco. Prima di lei il grigio argento è stato preferito da Jane Fonda, Helen Mirrer, Meryl Streep, e anche dalla bella scrittrice e influencer danese Annika von Holdt. Le signore italiane non sembrano ancora disposte a rinunciare ai colori caldi. Tra chi ha scelto di osare, almeno per qualche periodo, Emma Dante, Monica Guerritore, Barbara Alberti, da sempre “nature”, Loretta Goggi, in total white. E di recente anche alcune giovanissime hanno optato per “i colpi di luna”: da Elodie ad Alessandra Amoruso, sebbene per puro divertissement e cambiamento. 


I MOTIVI
Il passaggio alle nuove chiome è dettato da varie ragioni. «Innanzitutto - spiega la dottoressa Claudia Canarile, psicologa del Policlinico di Tor Vergata - la scelta deriva da una questione di praticità. Il tempo a disposizione è sempre di meno, e allora si preferisce naturalizzare il proprio aspetto. Ma, in molti casi, è anche un modo per rivendicare la propria età. La donna reclama che venga riconosciuta la sua bellezza in quanto tale, e non con le sovrastrutture e i cambiamenti. È anche l’espressione di una volontà di uguaglianza rispetto al genere maschile».


Non è un caso, infatti, che sui social impazzino le pagine dedicate al “potere” grey. «Insegno alle donne ad amare se stesse», è scritto su “Silverliberation” (Instagram). E ancora: “silver hair Italia”, invita a postare le proprie foto con i capelli grigi. Appaiono, una dopo l’altra, donne per lo più giovani che hanno scelto di abbandonare il colore. C’è rivendicazione e orgoglio. Ma non tutte le teste sono proprio l’emblema dell’ordine. Perché il rovescio della medaglia c’è, ed è il sottile confine tra chic e trasandato. 


«Trovo il capello grigio molto elegante - chiarisce Simone Crespi, titolare di Hair54, cresciuto nella “fucina” del grande Aldo Coppola -, anche se in Italia non è una tendenza ancora molto diffusa.

In questo periodo di difficoltà legate al Covid le richieste stanno aumentando. E allora, davanti a teste non proprio compatte, consiglio prima di schiarire totalmente fino a diventare platino, poi di far crescere i capelli e tagliarli piano piano. Una volta raggiunto il colore naturale bisognerà, però, lavorare molto sui capelli per mantenerli lucenti».


L’ARMONIA
«Altrimenti - aggiunge l’hair stylist Marco Gentile - il capello grigio da chic diventa vecchio». Molte clienti non sembrano amare particolarmente il grigio, nel suo negozio nel centro di Roma passano abitualmente Sabrina Ferilli, Mara Venier, e tantissime altre. «Ci sono delle specifiche condizioni per portare i capelli grigi - dice - Non possono portarli tutte. È necessario che ci sia armonia, deve stare bene con la pelle. Va bene la praticità, ma è necessaria anche una gran cura, per dare quel colore uniforme che fa risplendere il viso».

L'INTERVISTA

di Anna Franco

Benedetta Barzini: «La società non cambia ma le donne sì, chi si tinge è insicura, mi fa tenerezza»

Ben prima di Carolina di Monaco ci furono altre teste, anche se non coronate, a far scalpore La prima “pantera bianca” è stata Benedetta Barzini, 77 anni, accademica e modella. Verso la fine dei suoi quarant’anni iniziò a vedere qualche filo argenteo nella chioma. 


La sua reazione? 
«Mi dissi chissenefrega e decisi subito di lasciarli così, un po’ e un po’, come la stessa natura vuole e trasforma». 


Come mai questa scelta? 
«Penso ci sia un’armonia nel nostro corpo e se vai a interferire la rovini. Non mi andava di rovinare il corso del corpo. Avevo capito che quando inizi a mettere mano a qualcosa, poi, finisce che non puoi smettere e, allora, ti ritrovi a dover spianare le rughe, che non vanno d’accordo coi capelli colorati». 


Lei ha lavorato nella moda. La sua capigliatura le ha creato problemi? 
«Se mi chiedono di andare in passerella mi devono accettare per come sono. Se vogliono altro, scelgano pure un’altra».


Perché l’uomo brizzolato è affascinante, mentre la donna è considerata sciatta? 
«Perché l’uomo indossa anche nel suo aspetto il ruolo che ha nella società, quindi la sua posizione. Lui coi capelli bianchi è un vecchio saggio, lei una befana, il ruolo femminile è considerato quello di sedurre e piacere».


Ancora? 
«Non mi aspetto nulla dalla società. Sono le donne per prime a dover cambiare le cose, anche mostrandosi per come sono. Non aspettare che i mutamenti piovano dal cielo». 


A chi si tinge o fa punturine dice qualcosa? 
«Nulla. In fondo, mi fanno tenerezza. Se hanno bisogno di questo vuol dire che dentro hanno tanta insicurezza. Del resto stiamo parlando di un mercato gigante. Senza tutti questi rimedi beauty ci sarebbero molti disoccupati».


E come vede le passerelle che ora ospitano anche donne mature?
«È marketing. Si vuole promuovere la diversità per far parlare di sé, proponendo qualcosa di diverso dalla norma della giovane e bella». 


Ci libereremo mai della paura di invecchiare? 
«Arriva fin dalla lontana mitologia greca e il sistema in cui viviamo vuole prolungare la vita e l’eterna giovinezza come se fosse naturale. Penso che amare la natura sia anche accettare quello che la natura fa a te». 

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