Esattamente tre anni fa, in un'intervista al Financial Times, alla domanda se avesse intenzione di emulare le Kardashian, Chiara Ferragni rispondeva con un sorriso: «Forse in futuro». Ieri, con richiamo in prima pagina, il New York Times le ha dedicato un lungo articolo, dove, sotto al titolo Come si dice Kardashian in italiano? appare una foto della nota influencer (26,3 milioni di follower su Instagram) insieme alla sorella minore Valentina (4,2 milioni di seguaci), che sancisce quello che già si poteva dedurre incrociando qualche dato. Per esempio il seguito che, a cascata, hanno tutti i componenti della famiglia della rampante manager: Francesca, la sorella mediana, dentista di professione, ha 1,3 milioni di follower e la recente notizia della sua gravidanza ha fatto il giro delle news, senza dimenticare la mamma (630.000 follower) e il padre (125mila), nonché cane, fidanzati delle sorelle e così via.
La stessa Ferragni, in un'ampia intervista a WWD uscita l'altroieri, spiegava il fenomeno: «I fan sono interessati a tutta la mia vita in generale, non si occupano solo di me, ma sono curiosi di tutto ciò che è connesso a me».
«Anche il matrimonio con Fedez, a settembre del 2018, che ha avuto un seguito da far invidia alle teste coronate - continua Pedroni - ha reso possibile l'incrocio di due industrie culturali: moda e musica e relativi fan. Lei è diventata nazional popolare in Italia, lui ha varcato i confini del nostro Paese». Sono stati corteggiati dalla politica e lei ha espanso la sua influenza ben oltre il fashion, tra Oreo, Nespresso e incremento delle visite agli Uffizi. «Nelle sue stories la parola magica è autenticità, quella che mette in ombra il fatto che Chiara non sia esattamente come tutti noi, con la sua attività imprenditoriale che macina soldi».
Non male per una che ha iniziato a postare i suoi scatti sulla piattaforma per fotografi Flickr nel 2007, criticata dagli altri utenti appassionati di scatti d'autore, e che oggi dichiara sempre a WWD: «Ognuno di noi ha qualcosa da mostrare al mondo, ma prima non era un concetto mainstream. Era facile sentirsi meno delle persone dello spettacolo e della moda».