Coronavirus, donna costretta a lasciare il lavoro a causa del «Covid prolungato»

Una donna è costretta a lasciare il lavoro a causa del «Covid prolungato» che la affigge da otto mesi
Una donna è costretta a lasciare il lavoro a causa del «Covid prolungato» che la affigge da otto mesi
di Marta Ferraro
Mercoledì 11 Novembre 2020, 17:13
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Margaret McAtamney è risultata positiva al Coronavirus per la prima volta a marzo, tuttavia a distanza di otto mesi patisce ancora i sintomi debilitanti della malattia.

Un'insegnante di arte in una scuola secondaria della città nordirlandese di Belfast, Regno Unito, sostiene di essere stata costretta a lasciare il suo impiego perché non riesce a lavorare a causa dei sintomi residui del Coronavirus che ha contratto a marzo durante la prima ondata della pandemia.

«Ho dovuto lasciare un lavoro ben pagato, non potevo insegnare ai bambini, mi fa male la gola e non riesco a camminare», ha raccontato Margaret McAtamney in un'intervista al Daily Mail.

La donna di 48 anni ha raccontato alla stampa che prima di ammalarsi trascorreva molto tempo all'aria aperta, andava a correre e praticava yoga regolarmente.

Tuttavia nonostante la donna fosse in perfetta forma prima del contagio è tra quei sfortunati pazienti la cui battaglia con il virus ha superato di gran lunga il normale periodo di due settimane.

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Le persone con il cosiddetto «covid prolungato» possono manifestare i sintomi della malattia per molte settimane e persino mesi. Sebbene i loro sintomi non siano necessariamente gravi a tal punto da essere ricoverati in ospedale, sono debilitati e non riescono a tornare alla vita normale.

«Ho dei risparmi, ma non dureranno per sempre», ha detto McAtamney, che oltre a essere un'insegnante, è anche una designer e a marzo stava per aprire la sua attività quando improvvisamente si è ammalata. 

Il mese scorso, l'Organizzazione mondiale della sanità ha riconosciuto l'esistenza di quello che oggi è noto come il «covid prolungato» e ha avvertito che, a causa di questo e vista anche la possibilità che le persone possano contagiarsi più volte, la strategia dell'immunità di gregge «non è un'opzione per questa pandemia».

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