Covid e anziani, il poeta Salvatore Palomba risponde a Toti: «Crudele e immorale»

Salvatore Palomba
Salvatore Palomba
di Gennaro Morra
Lunedì 2 Novembre 2020, 20:27
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Non si placano le polemiche sul governatore della regione Liguria, Giovanni Toti, sul cui profilo Twitter ieri era comparsa una dichiarazione quanto meno discutibile. Riguardo alla relazione tra fascia d’età e decessi a causa del coronavirus, l’esponente di Forza Italia scriveva: «Per quanto ci addolori ogni singola vittima del #Covid19, dobbiamo tenere conto di questo dato: solo ieri tra i 25 decessi della #Liguria, 22 erano pazienti molto anziani. Persone per lo più in pensione, non indispensabili allo sforzo produttivo del Paese che vanno però tutelate».

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Uno scivolone, un’uscita infelice a cui Toti ha cercato di rimediare, parlando di frase fraintesa e dell’errore di un suo collaboratore. Giustificazioni che non sono servite a mitigare i toni e a fermare le aspre critiche e i severi richiami piovutegli addosso da più parti: dagli schieramenti politici, da destra a sinistra, ovviamente, ma anche dal mondo della cultura e della società civile. Direttamente da Napoli, poi, si è levata la voce autorevole di un poeta e scrittore, Salvatore Palomba, che il prossimo 14 dicembre compirà 87 anni: «Quella frase che bolla gli anziani inutili per la società la giudico crudele e immorale – ha dichiarato l’autore, intervenendo telefonicamente a La Radiazza, trasmissione in onda su Radio Marte –. Trent’anni fa io scrissi una poesia: “Dinto ‘a casa ‘e ll’ommo fa ‘a padrona ‘a disumanità”. E trovo questo pensiero (la frase di Toti, ndr) particolarmente disumano, perché ferisce la sensibilità degli anziani in un momento di grande fragilità psicologica, in cui non possiamo più abbracciare figli e nipoti». 

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Poi il grande vecchio della letteratura e della canzone napoletana, autore di raccolte di poesie, saggi e testi per canzoni come Carmela, un classico della tradizione musicale partenopea portato al successo da Sergio Bruni, ha declamato altri versi suoi: «’E vecchje songo comm’’e criature, hanno bisogno ‘e tenerezza, ma proprio quanno ‘a notte se fa scura, nisciuna mano ‘e tocca e l’accarezza – ha recitato –. Se non si capisce questo, la cosa mi addolora profondamente». E, sollecitato dai conduttori Gianni Simioli e Serena Li Calzi, ha aggiunto: «È in atto una disumanizzazione del mondo e questo i poeti l’avevano capito già trent’anni fa. Quella solidarietà che c’era una volta, ai tempi della guerra, quando si divideva un pasto col vicino di casa che non aveva da mangiare, oggi non c’è più.

Ora si pensa solo a se stessi e non ci si occupa più degli altri». 

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Tornando alla dichiarazione del governatore della Liguria, che definiva i vecchi improduttivi, Simioli ha ironicamente chiesto a Palomba se usasse ancora la macchina per scrivere: «No, ho imparato a usare il computer vent’anni fa grazie a un ragazzo che mi affiancò il mio editore – ha risposto –. Ho digitato fino a cinque minuti fa». Infine, ha concluso il suo intervento con una battuta: «Al di là delle considerazioni alte fatte fin ora, vorrei far notare che se muoiono i vecchi, sono rovinati anche i giovani, perché spesso anche loro tirano avanti grazie alla pensione dei padri o dei nonni».

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