Gli italiani a un anno dal Covid: 7 su 10 soffrono per la lontananza dagli amici, per 1 su 4 mascherine inutili

Via del Corso a Roma
Via del Corso a Roma
di Alessandra Camilletti
Venerdì 26 Febbraio 2021, 14:19 - Ultimo agg. 14:56
6 Minuti di Lettura

Dopo un anno di Covid sette italiani su dieci non nascondono di soffrire il fatto di dover evitare i contatti fisici con alcune persone care. E ancor più dei parenti, nel 74% dei casi agli italiani sono soprattutto mancati gli amici. Sono stati di grande supporto gli animali di casa. E a pensare alle mascherine - tra gli elementi che hanno modificato la nostra normalità quotidiana -  un giovane su quattro esprime  un giudizio negativo sul loro uso, considerando il dispositivo di protezione una imposizione, inutile o un sopruso.  Sebbene la maggior parte degli italiani indossi la mascherina tutte le volte che può o nelle situazioni in cui è previsto dalle regole,  uno su cinque cerca di evitarne l'utilizzo o lo limita alle situazioni in cui percepisce un pericolo. A preocccuparsi di più del rischio contagio sono le donne. Come sono cambiate gli stili di vita degli italiani dal 21 febbraio 2020, giorno in cui veniva ufficialmente identificato a Codogno il primo caso italiano di Covid-19? Prova a ricostruire questo anno di cambiamento un'indagine condotta da Eurispes su un campione di 2.063 cittadini a cui, tra novembre dello scorso anno e gennaio 2021, è stato sottoposto un questionario semistrutturato.

ACQUISTI ONLINE SCONOSCIUTI PER 3 ITALIANI SU 10

E' sicuramente cambiato il modo di rapportarci con gli altri, per la necessità di rispettare la distanza. E ci siamo ritrovati a far fronte ad una nuova organizzazione di vita. A partire dai consumi e dal lavoro.  Il 21,9% degli italiani spiega di aver ordinato per la prima volta la spesa a domicilio dopo marzo 2020, ovvero allo scattare del primo lockdown. L’abitudine di ordinare la cena o altri pasti a domicilio era già abbastanza diffusa (il 28,6% lo faceva anche prima della pandemia), ma da marzo il 16,8% lo ha fatto per la prima volta. Il 13,1% ha ordinato per la prima volta farmaci a domicilio. Il 45,2% degli intervistati era già solito comunicare con amici/parenti tramite videochiamata; con la diffusione del virus quasi un terzo lo ha fatto per la prima volta (30,7%). L’11,1% del campione ha acquistato proprio in questo periodo strumenti per la cucina, «come ben testimoniato dal boom di cuochi più o meno improvvisati che hanno così impiegato il tempo libero e compensato l’impossibilità di mangiare fuori casa», ricorda Eurispes. Il 13,4% degli italiani ha acquistato un abbonamento a piattaforme streaming. E se le palestre sono chiuse, una quota non trascurabile del 14% di italiani ha acquistato o noleggiato strumenti per fitness domestico.  Nonostante le restrizioni della pandemia l’e-commerce resta comunque “sconosciuto” per tre italiani su dieci. «Un divario decisamente notevole tra le generazioni emerge rispetto all’acquisto online di abbigliamento: solo il 16,8% dei 18-24enni non lo fa, contro il 24,4% dei 25-34enni, il 27,3% dei 35-44enni, il 37,3% dei 45-64enni, ed il 52,8% degli ultrasessantaquattrenni, unica categoriale nella quale prevalgono i non acquirenti».

LA SCOPERTA DELLA BICI

Un quarto degli intervistati del campione Eurispes spiega di aver evitato i mezzi pubblici (25,4%) sin dall’inizio dell’esplosione dell’emergenza sanitaria. Il 9% ha iniziato per la prima volta a spostarsi in bicicletta, il 7,4% in monopattino elettrico: «Percentuali non trascurabili se si considerano le difficoltà legate alle condizioni climatiche, alle caratteristiche di molte città, per qualcuno anche ai limiti fisici».

E di fronte alla necessità di spostamenti più lunghi, un terzo dei cittadini (30,9%) sostiene di aver iniziato ad evitare treni ed aerei – quota che salirebbe se si considerasse soltanto chi utilizzava questi mezzi (alcuni, per scelta o stile di vita non viaggiavano comunque su treni ed aerei).  Nuove abitudini che restano. Oltre un italiano su 4 (25,9%) continua ad ordinare la spesa a domicilio anche dopo la fine del lockdown primaverile. Il 66,1% continua a videochiamare amici e parenti, il 31,5% con la stessa frequenza, il 34,6% meno spesso rispetto ai mesi della chiusura totale. Sul piano della mobilità urbana, il 30,1% dichiara di continuare a spostarsi in bicicletta (il 18,1% con la stessa frequenza del lockdown, il 12% con minor frequenza; solo il 6,6% ha smesso). Oltre un decimo del campione continua ad utilizzare il monopattino elettrico (11,8%; il 6% con la stessa frequenza; mentre il 5,2% ha smesso alla fine del lockdown).

SMART WORKINK ANCHE IN FUTURO

Tra chi lavora, quasi la metà (49%) lo ha fatto in smart working dall’inizio dell’emergenza sanitaria: il 22,8% sempre o per un lungo periodo, il 26,2% occasionalmente/con turnazione/per un breve periodo. Il 4,9% dei lavoratori dichiara che già lavorava in questa modalità prima della pandemia, mentre il 46,1% risponde negativamente. L’analisi dei dati per area geografica di residenza mette in luce situazioni differenti: la pandemia ha portato a lavorare a distanza soprattutto i residenti al Sud (il 31,8% sempre o per un lungo periodo, il 25,2% in modo temporaneo) ed al Nord (al Nord-Ovest 24,2% sempre e 28,4% temporaneamente; al Nord-Est 22,4% e 26,5%). E in futuro? «La maggioranza, potendo scegliere, quando sarà terminata l’emergenza sanitaria vorrebbe alternare lavoro da casa e lavoro in presenza (53%); il 28% vorrebbe interrompere lo smart working, mentre il 19% vorrebbe continuare a lavorare sempre da casa - spiega l'indagine -  Prendendo in considerazione la tipologia famigliare, i dati indicano che tra i monogenitori con figli è più elevata della media la percentuale di chi vorrebbe continuare a lavorare sempre in smart working (25%); tra le coppie con figli la quota si attesta al 20,1%, tra le coppie senza figli al 18,1%, mentre tra le persone che vivono da sole risulta più bassa (13,6%)».

LA SICUREZZA

Hanno avuto una gran sete di notizie, gli italiani, sentendo il bisogno di informarsi e di essere informati. Tra le info ricercate vien da pensare che ci siano state anche quelle sull'uso delle mascherine, considerate soprattutto una protezione (37,7%) e una necessità in questo momento storico (31,7%), oltre che utili (12,2%). Non mancano però il 18,4% delle opinioni negative di chi pensa sia: un’imposizione (6,9%), un sopruso (5,8%) e qualcosa di inutile (5,7%). Soprattutto le fasce di età più giovani mostrano una certa intolleranza all’uso della mascherina (considerata una protezione solo per il 36,1% dei ragazzi fra i 18 e 24 anni e una necessità solo per il 29,6%). In totale, un giovane su quattro (25,5%) esprime un giudizio negativo sulla mascherina indicando che sia una imposizione, inutile o un sopruso.  Nel complesso, il 42% del campione afferma di indossarla più spesso possibile e il 38,5% la utilizza in tutte le occasioni in cui questo dispositivo sanitario è prescritto dalle regole.

I MEDICI ITALIANI «I MIGLIORI DEL MONDO»

Il 39,1% degli italiani ritiene che medici e infermieri abbiano semplicemente fatto il loro dovere nell’emergenza, ma è di poco inferiore la percentuale di quanti li reputano degli eroi (37,3%).  I medici di base sono stati un punto di riferimento per 6 italiani su 10. La maggior parte degli italiani (60,8%) si è rivolto a loro per avere informazioni e consigli sul Covid-19. Ad ogni buon conto, il 66% dei cittadini è convinto che i medici italiani siano i migliori al mondo. Il 62,5% degli italiani concorda (41% “abbastanza” e 21,5% “molto”) con il fatto che i medici italiani dovrebbero essere più valorizzati e più pagati. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA