Cubo di Rubik, Erno: «Io l'ho creato, ma non sapevo risolverlo» In un libro tutte le risposte sul rompicapo più famoso

Cubo di Rubik, Erno: «Io l'ho creato, ma non sapevo risolverlo» In un libro tutte le risposte sul rompicapo più famoso
Cubo di Rubik, Erno: «Io l'ho creato, ma non sapevo risolverlo» In un libro tutte le risposte sul rompicapo più famoso
di Francesco Musolino
Sabato 19 Settembre 2020, 10:35 - Ultimo agg. 10:46
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Quando Erno Rubik inventò il suo Cubo, non era nemmeno certo che lo si potesse risolvere. Per cui non sentitevi in colpa se non ci siete mai riusciti. Pare esistano oltre 40 miliardi di miliardi (43.252.003.274.489.856.000) di combinazioni possibili per le sue facce colorate. Ma solo una di queste combinazioni è quella giusta. E all’improvviso, vincere al SuperEnalotto non sembra così difficile.
 

Cubo di Rubik, il creatore si racconta

 

Cubo di Rubik, 14enne romano stabilisce nuovo record italiano: 5 secondi e 63 centesimi

Si chiama Mattia Galentino, ha 14 anni, viene da ed è il più veloce d'Italia a risolvere il Cubo di Rubik .

In occasione dei campionati italiani a Rovigo, Mattia non solo si è aggiudicato il primo posto, ma è riuscito anche a risolvere il rompicapo in soli 5 secondi e 63 centesimi, stabilendo così il nuovo nazionale.





Correva l’anno 1974 quando Erno Rubik, un professore di architettura ungherese, lo inventò. All’inizio si chiamava semplicemente “Magic Cube”, era fatto interamente di legno e venne registrato come “giocattolo logico tridimensionale”. Dopodiché lo stesso Erno Rubik impiegò oltre un mese - un intero mese - per risolverlo. Alla fine, disse d’aver provato “un grande senso di realizzazione e di totale sollievo”. Del resto, “era il primo uomo al mondo a riuscirci”, come dargli torto?

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IL CONTRATTO
Il Cubo non ha bisogno di essere raccontato. È un’icona. Semplice e geniale, presenta sei facce, ciascuna ricoperta da nove adesivi, ognuno dei quali presenta un colore: bianco, giallo, rosso, verde, blu e arancione. E piaceva alla gente. Dopo un paio di tentativi commerciali sfortunati, nel 1980, Rubik firmò un contratto con la Ideal Toy che volle ribattezzarlo con il nome del suo creatore e fu subito un successo, tanto che nel 2019 ha superato i 350 milioni di pezzi nel mondo ed è considerato il giocattolo più venduto della storia. D’accordo, tutti conoscono il Cubo ma il suo creatore è sempre stato un mistero. Chi c’è dietro questo rompicapo pluri-generazionale, capace di ispirare artisti e filosofi, pensatori e celebrità? Per questo motivo la pubblicazione di Cubed: The Puzzle of Us All (appena uscito negli Stati Uniti, edito da Weidenfeld & Nicolson, 154 pagine 24,95 euro) è un evento editoriale.
 


LA FILOSOFIA
A 76 anni, Rubik racconta finalmente la sua storia - in un libro a metà fra il memoir e un trattato filosofico - e si domanda: «Qual è la vera natura del cubo?». Rubik vive sempre a Budapest in una casa che lui stesso ha progettato. Capelli corti e ciuffo argentato, per lui il Cubo è una creatura, quasi come un figlio: «È parte di me e oggi, 46 anni dopo la sua nascita, finalmente lo conosco. Ciò che mi importa è comprendere il modo in cui le persone vi entrano in contatto». A questo punto possiamo dire che leggere Cubed è un’esperienza strana. L’introduzione è firmata proprio da lui, The Cube («Il mio nome ufficiale è Cubo di Rubik […]ma io preferisco “Magic Cube” perché mi ricorda l’infanzia»), cita Einstein e Lewis Carroll e diciamolo, in realtà manca un arco narrativo.
Leggendolo avrete la sensazione di perdervi in un labirinto ma in una intervista al New York Times, lo stesso Erno Rubik ammette che fosse stato per lui, il libro non avrebbe avuto capitoli e nemmeno un titolo: «L’ho scritto per condividere una miscela di idee che avevo in mente, lasciando che fosse il lettore a scoprire quali fossero preziose». Ovviamente l’editore Weidenfeld & Nicolson non era d’accordo ma il senso del libro è «un percorso sensoriale» in cui solo smarrendovi sarete sulla retta vita. E ancora: «Non ho alcuna intenzione di prendere il lettore per mano. Possono iniziare a leggere da dove vogliono, dalla prima o dall’ultima pagina», ha dichiarato Rubik, spedendo sul lettino dello psicanalista tutti gli insegnanti di scrittura creativa.
 
 


L’INTUIZIONE
Rubik si è sempre considerato «un dilettante» e ci incita «ad abbracciare l’immaginazione», del resto, andando a ritroso con i ricordi, scrive che un momento chiave è legato agli anni in cui aveva la cattedra di Geometria descrittiva, «una materia che insegnava agli studenti come usare immagini bidimensionali per rappresentare forme e problemi tridimensionali. Era un campo strano ed esoterico», afferma e poco dopo nacque il Cubo. Ma la svolta giunse con l’intuizione di aggiungere i colori alle sei facce: «ho iniziato a muoverlo e mi sono perso in un labirinto colorato. Non c’era modo di tornare indietro. A quel punto mi sono chiesto, sarò in grado di venirne fuori?».
 


Nel 1983 la Ideal Toy aveva già venduto cento milioni di pezzi ma il rapporto fra creatore e creazione si incrinò. La gente lo fermava per strada, dissero che era l’uomo più ricco d’Ungheria e lui scelse di eclissarsi: «Quel tipo di successo era come la febbre e la febbre alta può essere molto pericolosa. Non è la realtà». E poi, decenni dopo, così com’era scomparso, Erno Rubik è riemerso per raccontare la sua storia in Cubed. E sì, i capitoli ci sono. A proposito, il tempo di lettura di questo pezzo oscilla sui 4 minuti ovvero 240 secondi. Yusheng Du, che detiene il record mondiale, risolve il cubo in 3,47 secondi ma Rubik afferma: «Non conta la velocità ma l’eleganza della soluzione». A voi la scelta.
 

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