Fermoposta Malinconico | Quando le parole ti fanno diventare cretino

Fermoposta Malinconico | Quando le parole ti fanno diventare cretino
Domenica 5 Agosto 2018, 15:53 - Ultimo agg. 7 Agosto, 12:55
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Caro avvocato Malinconico,
da un po’ penso che l’amore inaspettato sia alquanto sgrammaticato. Insomma: uno conduce le giornate coi ritmi stabiliti da altri; poi bell’e buono arriva uno che il solo pensiero non ti fa dormire e ti tiene in trance di giorno. E nelle ventiquattro ore tu sei un automa scimunito dal desiderio di lui, della sua ironia con risvolti erotico sentimentali a cui non eri abituata. Parli da sola. Lui ignora i tuoi congiuntivi sbagliati, i tuoi interrogatori da cause insolute (Che fai? Dove sei? Con chi? Mi pensi?). Intere giornate in cui ti arrovelli sull’unica domanda a cui vorresti sentirti rispondere: “Sì”. Allora le chiedo: come si metabolizza questa forma patetica di mancanza dell’amato, quando lui (se glielo chiedi) sostiene anche di ricambiare, e a te non basta? E il motivo per cui non ti basta è che non è nemmeno tuo marito!

 

Diego De Silva

Va be’ che questa rubrica esiste solo da un mese, ma non posso non notare che quella sopra riportata è la prima lettera anonima che il Fermoposta Malinconico riceve. 
Cara Annie (nel senso di Anonima), intanto (anche se non è il tuo caso, visto che mostri una certa padronanza linguistica) direi che lo smarrimento di grammatica e sintassi, a giudicare dall’ignoranza caprina che trasuda dalle migliaia di dichiarazioni leggibili sui muri delle nostre città, sia una patologia amorosa ai limiti dell’epidemia. 

Lo so, obietterai (a ragione) che uno che scrive orrori tipo “Pikolina, rimaneremo inzieme x sempre”, piuttosto che “Senza di te la vita non a senso”, è sottoalfabetizzato da ben prima d’innamorarsi; e tuttavia non è così strano che, in pieno smarrimento dell’io (perché l’irruzione amorosa comincia sempre col plagio), la lingua si sgangheri, perda in scioltezza e in automatismo, non produca la parola all’istante ma la cerchi a tentoni nel buio pesto (un po’ come quando ci s’inceppa giocando a “Nomi, Fiori, Frutta e Città”), e ci si trovi a balbettare un italiano impoverito, miserabile, tanto più frustrante quanto più inadatto a esprimere un sentimento di cui percepiamo l’immensità. Del resto, se è lecito usare la metafora della perdita della testa come sintomo universale dell’infatuazione amorosa, perché mai non dovremmo pensare che una persona innamorata possa essere affetta da analfabetismo provvisorio? In fondo, la difficoltà di esprimersi è una manifestazione di timidezza; e ci sono persone (chiunque di noi ne ha conosciute) che hanno il potere (non di renderti, ma) di farti sembrare cretino (che è peggio). Nel senso che tu sai che appena ti rivolgeranno la parola (o viceversa), ti uscirà di bocca una di quelle stronzate così madornali e cocciutamente ambigue che il peggio che potrai fare sarà cercare di spiegarti, dicendo che quello che hai detto non era quello che pensavi. Mi pare che il tuo caso abbia più a che fare con questa forma d’inibizione che con lo sgrammaticarsi (anche perché – è evidente da come ti esprimi – saresti patologicamente incapace di scrivere un abominio come quelli che ho virgolettato più su), se, tra l’altro, come mi sembra di capire, hai anche una storia in corso, con l’inibitore linguistico (che però non è chiaro se sia sposato con un’altra o non sia semplicemente sposato con te).
Ora. Se lo tempesti di: “Dove sei? Con chi sei? Ma mi pensi?”, è chiaro che stai dichiarando senza pudore il tuo bisogno di lui (il che non innalza le tue quotazioni), ma soprattutto (t’invito a rifletterci) stai tentando di prescrivergli le modalità attraverso cui dovrebbe essere presente. In altre parole, gli stai dicendo come comportarsi.

Al che ti chiedo: mettiamo che ti risponda a comando. Che prontamente ti dica dove e con chi è, se ti pensa e se ti ama. Mi dici cosa te ne fai di uno che asseconda le tue richieste (mentre dovrebbe anticiparle: è questo che succede negli amori che contano), che di fatto si piega al tuo volere, dunque non ti sorprende (perché non agisce liberamente), non sbaglia per conto suo, vive nel continuo timore di corrisponderti? Io gli auguro di non cadere in questo ricatto che tu, sicuramente in buona fede (ma bada: è un’aggravante), cerchi di rifilargli; così come auguro a te di liberarti da quest’ansia di rassicurazione, e di saper apprezzare quello che sa darti. 
A patto che ti basti, ovvio. Perché se c’è una cosa che in amore non andrebbe mai fatta – e per nessuna ragione – è accontentarsi.

Tutte le domeniche, sulle pagine del Mattino in edicola, lo scrittore Diego De Silva risponderà alle vostre lettere d'amore. E lo farà in un modo particolare: attraverso il suo personaggio più noto, l'avvocato Malinconico, con un piccolo racconto ispirato alle vostre vicende. Inviateci le vostre storie alla mail fermoposta@ilmattino.it o con un messaggio privato alla nostra pagina Facebook. I vostri casi saranno presto affrontati dall'avvocato Malinconico.
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