Maria Chiara Giannetta: «Mi chiamavano terrona. Ingiustizia più grande? La shitstorm con Don Matteo»

Maria Chiara Giannetta: «Mi chiamavano terrona. Ingiustizia più grande? La shitstorm con Don Matteo»
Maria Chiara Giannetta: «Mi chiamavano terrona. Ingiustizia più grande? La shitstorm con Don Matteo»
di Gloria Satta
Domenica 5 Giugno 2022, 07:48 - Ultimo agg. 6 Giugno, 09:30
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Segni particolari: sguardo vivacissimo, carattere esuberante «anzi fumantino, ma che ci posso fare», coraggio da vendere. Maria Chiara Giannetta, 30 anni, non ha avuto paura nemmeno a Sanremo dove, al fianco di Amadeus, ha presentato una serata del Festival: «Ho pensato solo a far divertire il pubblico», assicura. Nata a Foggia, sbarcata a Roma a 19 anni per studiare recitazione al Centro Sperimentale, qualche film all'attivo (Ricordi? di Valerio Mieli, Mollami di Matteo Gentiloni), Maria Chiara è diventata popolarissima grazie alle serie spacca-Auditel Don Matteo, in cui è la carabiniera Anna Olivieri, e Blanca in cui faceva un'investigatrice non vedente. E proprio per quest'ultimo ruolo, mentre è sul set di Buongiorno mamma 2 accanto a Raoul Bova e si prepara a girare la seconda stagione di Blanca, ha vinto come migliore attrice protagonista alla seconda edizione Nastri Grandi Serie, i premi del Sindacato Giornalisti Cinematografici consegnati ieri a Napoli. In platea c'erano anche i suoi genitori.

È la nuova regina delle fiction. Non teme di rimanere intrappolata in tv?
«No, voglio portare a termine gli impegni che avevo preso, mi piace quello che faccio.

Poi magari verrà anche il cinema, ma senza fretta né forzature».

Con il successo cosa è cambiato nella sua vita?
«Lavoro senza sosta e ho capito che nei week end devo riposarmi».

In strada la fermano per Don Matteo o per Blanca?
«Per la serie che va in onda in quel momento».

Ci sono sempre più ruoli da protagonista per le attrici?
«Sì. Ma più che aumentarli, bisognerebbe scriverli meglio. Cioè al di fuori degli stereotipi».

E a lei ne propongono tanti, di personaggi stereotipati?
«Certo. E sono quasi sempre scritti dagli uomini».

Ha esitato prima di interpretare una ragazza non vedente?
«Nemmeno un po'. Cercavano un'attrice con più esperienza della mia, ma io ho studiato e portato ai produttori la mia idea del personaggio che in alcuni aspetti mi somiglia».

Quali?
«Nell'esuberanza, nella parte più istintiva che mi riporta all'adolescenza. Lontano ricordo: oggi mi sento vecchia».

A che si riferisce?
«Allo stile di vita: mi alzo all'alba, vado a letto prestissimo, d'inverno cado in letargo».

Niente happy hour, zero movida?
«Raramente».

È stato difficile lasciare Foggia per vivere a Roma?
«Senza dubbio. Appartengo a una famiglia numerosa e sono stata la prima a partire, ma ero più che mai decisa a fare l'attrice. E per i primi due anni ho cercato di proteggermi dalla grande città rintanandomi a casa dopo la scuola. Poi mi sono buttata a conoscere Roma».

Ha avvertito dei pregiudizi perché meridionale?
«Altro che. Mi chiamavano terrona, anche scherzando. Ma noi del Sud non ci stiamo zitti, così ho cominciato a darmi della terrona da sola e li ho spiazzati tutti».

È mai stata molestata?
«No, essendo cresciuta a Foggia ho imparato presto ad alzare le antenne per fiutare il pericolo».

Possibile che a Sanremo non abbia avuto paura?
«Proprio così. L'ho vissuta benissimo, sentendomi un'ospite e osservando affascinata il gran casino che c'era dietro le quinte. Avevo preparato a lungo l'intervento che ho fatto con Maurizio Lastrico, qualcosa ho improvvisato e non ho mai smesso di pensare che era solo uno show».

I veri divi ormai sono gli influencer, cosa ne pensa?
«Da una parte sono contenta perché gli attori smettono di sentirsi il centro del mondo, dall'altra mi domando cosa rimarrà tra 15 anni di questo protagonismo digitale».

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Voi esponenti del nuovo star system siete diversi dai colleghi più anziani?
«Preferisco parlare di nuova leva. Noi siamo più aperti alle influenze straniere e molto meno individualisti. Abbiamo fame di novità e nessuna paura di metterci in gioco: Blanca, ad esempio, era un progetto rischioso».

L'ingiustizia più grande che ha subìto?
«La shitstorm che mi ha colpito quando in Don Matteo il mio personaggio ha sostituito Simone Montedoro. Sui social me ne hanno dette di tutti i colori, sono stata malissimo».

In cosa si sente ancora una ragazza del Sud?
«Nell'espansività che a volte rasenta l'invadenza, nel senso di accoglienza tipico di noi pugliesi. Sul set devo conoscere i nomi di tutta la troupe, m'impiccio di tutto. E porto sempre il caciocavallo che mi manda la mamma».

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