Il nipote di E. A. Mario su Facebook: «In quel ristorante hanno offeso Napoli»

Screen shot del post di Guido Nicolardi
Screen shot del post di Guido Nicolardi
di Gennaro Morra
Martedì 18 Settembre 2018, 17:34
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Un episodio come ne accadono tanti in giro per l’Italia: una persona è seduta in un ristorante e dal tavolo accanto ascolta battutine su Napoli e i napoletani. Solo che stavolta a sorbirsi i soliti cliché sulla città partenopea e i suoi abitanti c’è una persona che con quel luogo e con quel popolo ha un legame davvero speciale, essendo il nipote di E. A. Mario, autore e compositore di tante canzoni italiane e napoletane diventate famose in tutto il mondo. In particolare, di “Tammurriata nera” E. A. Mario compose la musica, mentre le parole furono scritte da Edoardo Nicolardi, l’altro nonno della persona seduta in quel ristorante.
 
Ma l’uomo, seppur infastidito dalle frasi che ha ascoltato, non reagisce per cortesia nei confronti del posto che lo ospita. Una volta tornato a casa, però, apre il suo profilo Facebook e scrive un lungo post: «Ho evitato di rispondere a un gruppo di persone, uomini e donne, presenti a un tavolo dello splendido ristorante dove mi trovavo stasera con mia moglie. Un posto davvero fantastico, a Brienno sul bellissimo Lago di Como, sulle cui sponde felicemente vivo, con un menu di eccellenza ed un servizio impeccabile – esordisce –. Dicevo che ho evitato di rispondere, per rispetto del luogo e dell'affabile proprietario, che conosco. Ho evitato di rispondere alle battutine su Napoli, in parte, ahimé, veritiere, ma per la gran parte, ancora più ahimé, inventate. Leggende metropolitane sui Napoletani che non pagano il biglietto del bus, o che non usano il casco in moto e così via. Purtroppo, quando obiettivamente c'è una base considerevole di verità, si fa presto ad inventare di fantasia, a creare esagerazioni e paradossi. Ma spesso la realtà si allontana dalla leggenda».
 

Dunque, l’uomo per rispetto è stato zitto, ma nel suo sfogo virtuale torna a rivivere la scena, cambiando il corso degli eventi: «Se fossi stato irriguardoso del luogo e del suo titolare, alzandomi dal mio posto al termine di una magnifica cena in un contesto incantevole, mi sarei semplicemente presentato dicendo: buonasera, lasciate che mi presenti. Mi chiamo Guido Nicolardi e sono napoletano. Mio nonno, E. A. Mario, che credeva nella Patria Italia come ci credo io, ha scritto un'altra Leggenda, quella del Piave, nella quale narrava del mormorio dell'onde del fiume sacro alla Patria, canto d'amore verso una Italia unica ed unita. Mio padre era Dirigente del Tribunale di Napoli. Ed io sono Giudice Tributario a Milano e sono persona perbene, indosso il casco, metto la cintura... E di nefandezze commesse da non napoletani contro questo Paese, ben più gravi delle barzellette che raccontate, ne vedo ogni giorno a decine».
 
Poi conclude il suo lungo post con un’esortazione: «Se questa Nazione trovasse il coraggio di sentirsi veramente e sinceramente unita, diverrebbe una potenza irresistibile per tutti i suoi detrattori stranieri. Sono il primo a denunziare, con profondo dolore, i difetti della mia Terra di origine, ma, senza banalizzarli, perché sono un problema serio, che deve trovare giusta risoluzione. Sono il primo a riconoscere i meriti della Terra dove vivo, e che amo profondamente, pur conoscendone i misfatti, non meno di quella che mi ha dato i natali. Mi piacerebbe che tutti, al Nord come al Sud, avessero il medesimo atteggiamento, nella consapevolezza che l'Italia è bella, unica, inimitabile, invidiabile ed invidiata, forse proprio per le sue diversità».
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