Jovanotti, la figlia Teresa e il cancro: «Credevo di essere quello forte in famiglia»

Lorenzo Cherubini ospite a sorpresa dell'Istituto Europeo di Oncologia. Il racconto della malattia affrontata dalla figlia e il regalo speciale al pubblico

Jovanotti, la figlia Teresa e il cancro: «Credevo di essere quello forte in famiglia, ma le gambe mi cedevano»
Jovanotti, la figlia Teresa e il cancro: «Credevo di essere quello forte in famiglia, ma ​le gambe mi cedevano»
Giovedì 7 Ottobre 2021, 19:17 - Ultimo agg. 9 Ottobre, 13:34
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Jovanotti è la sorpresa che l'Istituto Europeo di Oncologia ha regalato alle proprie pazienti giunte da tutta Italia per l'annuale riunione 'Ieo per le donne' che, voluta dal professor Umberto Veronesi e riproposta ogni anno fino a diventare quasi un'istituzione milanese, era stata interrotta per due anni e mezzo a causa del Covid. In un teatro Manzoni pieno a metà, a causa delle regole imposte dalla pandemia, Lorenzo Cherubini ha raccontato, al pari di alcune pazienti, la propria esperienza col cancro, quella che lo ha coinvolto come padre, e alla fine ha regalato a quel pubblico speciale un paio di canzoni, famosissime, accompagnandosi con la chitarra, ricevendo applausi entusiasti.

Jovanotti, la figlia Teresa e la battaglia contro il cancro

«Qualche anno fa mia figlia Teresa - ha spiegato Jovanotti - ha scoperto di avere un nodulo al seno e allora ho fatto una telefonata all'IEO.

Mi hanno passato Paolo Veronesi». «Allo Ieo ho trovato degli amici. Poi per fortuna il nodulo si è dimostrato non preoccupante: un fibroadenoma. Si dice così, no? Ormai conosco anche questi termini». Ma un paio di anni dopo Teresa scopre di avere un linfonodo che le fa male: «Siamo andati da un infettivologo, che le ha fatto fare un esame e mi ha detto di essere un pò preoccupato e consigliato di farla vedere 'meglio'. Quindi ho richiamato Paolo. Nel frattempo ci eravamo sentiti per gli auguri di Natale, lui era venuto a un concerto. Ed è cominciata un'avventura che è continuata l'estate scorsa con mesi difficili. Solo oggi, che Teresa (20 anni) per fortuna sta bene e la malattia è scomparsa e ha ripreso la sua scuola, comincio a rendermi conto in maniera un pò più razionale di tutto quello che è successo, degli incontri che ho fatto, delle scoperte che ho fatto rispetto alle persone vicine a me, alle mie due ragazze, mia moglie e Teresa, che hanno affrontato questo viaggio con una forza che mi ha sorpreso. Io credevo di essere quello forte del gruppo e invece ero quello che aveva le gambe che cedevano».

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L'esperienza di padre

Una lezione di vita. Allo Ieo «ho scoperto - ha aggiunto - un luogo davvero eccezionale, da proteggere, da difendere. Che vive grazie alla spinta iniziale del professor Veronesi, il padre. Ma questa è una spinta che non solo non finisce, ma viene continuamente alimentata, duplicata dal lavoro di tutti. Noi ci siamo sentiti contemporaneamente molto normali, più o meno come gli altri, e molto speciali, come gli altri». «Quello che io ho imparato da padre, in quel momento, da essere umano coinvolto direttamente, è che queste cose si affrontano, oggi con strumenti molto più avanzati, evoluti, complessi, un giorno alla volta, con un obiettivo davanti, pensando al futuro, ma - ha sottolineato - con coraggio, con speranza e con fiducia. Queste sono le parole fondamentali. Ma ne aggiungerei una, forse un pò più astratta ma necessaria, con l'amore». E da questo punto di vista il Covid ha aiutato la sua famiglia «perché ci ha facilitato l'isolamento. Io sono ad esempio riuscito a tenere a bada tutti i parenti. Perché tutti i parenti proiettavano su Teresa la loro preoccupazione». E poi «il mio lavoro, con il Covid, ad esempio, si è fermato. E meno male che si è fermato, se no avrei dovuto spiegare a tutti che non potevo suonare, perché mia figlia… Questo dal mio punto di vista è stato un aspetto positivo». «So che cosa state passando - ha detto alle donne in sala -, che questa è un'avventura per la quale l'obiettivo è uscirne più forti, dal punto di vista interiore e anche dal punto di vista fisico. Certo, siamo più vulnerabili. Ma la vulnerabilità di per sé non è un fatto che ci rende deboli, ci rende più umani, più consapevoli e quindi anche più forti».

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