La lettera del soldato dalla prigionia arriva con 78 anni di ritardo (grazie all'aiuto del web)

La lettera del soldato dalla prigionia arriva con 78 anni di ritardo (grazie all'aiuto del web)
di Giacomo Nicola
Martedì 11 Agosto 2020, 07:17 - Ultimo agg. 07:32
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«Carissimo padre non tenere nessuna preoccupazione per me...». Nel 1942, durante la Seconda Guerra Mondiale, dal campo di prigionia in Sudafrica dove si trovava, Giuseppe Cavalli ha scritto una lettera al padre Domenico. Una lettera che è arrivata ora, a 78 anni di distanza, grazie all'interessamento di un 30enne bresciano appassionato di antiquariato.
Federico Bertuzzi abita a Quinzano d'Oglio, in provincia di Brescia. Quando ha trovato in vendita una corrispondenza di prigionieri di guerra indirizzata a una famiglia di Quinzano, ha deciso di comprarla. Ma non aveva idea di cosa avrebbe trovato. C'era una lettera mai arrivata al destinatario. E così ha fatto di tutto per trovare la famiglia a cui era indirizzata. Non senza difficoltà dato che Cavalli è un nome comune in zona.



LA RICERCA DEL DESTINATARIO
«Alla mia ricerca - ha spiegato - hanno risposto più persone che rivendicavano la paternità della missiva, fino a che non abbiamo trovato i legittimi proprietari. Per arrivare al vero destinatario, visto che anche Domenico e Giuseppe sono nomi abbastanza comuni, abbiamo dovuto incrociare tutta una serie di dati: date, luoghi e parentele». Grazie ai social network ci sono voluti appena due giorni. «La cosa strana in tutta questa storia è che la lettera riporta il timbro dell'ufficio postale di Quinzano, quindi era già arrivata in Italia, ma non era mai stata data alla famiglia. Presumo che in periodo bellico molti documenti siano restati negli archivi e svenduti in un secondo momento da rigattieri».
E così la lettera, dopo aver viaggiato per oltre mezzo secolo, era finita da un commerciante di Bologna. «Amo molto girare per mercatini alla ricerca in particolare di documenti che riguardano Quinzano. Durante il lockdown ho iniziato a comprare oggetti via internet. Quando ho acquistato questa lettera però non ne immaginavo il contenuto.
Leggendola mi sono commosso: si percepiva l'amore di un figlio per il padre. Il suo primo pensiero era rassicurarlo sulle sue condizioni di salute. È stato leggendo queste parole che ho deciso di ritrovare la famiglia».

 

🛑 TROVIAMO IL DESTINATARIO 🛑 ➡️ Ho trovato online da un antiquario di Bologna questa lettera scritta nel 1942 dal...

Pubblicato da Federico Bertuzzi su Mercoledì 5 agosto 2020
È diventata una missione. Un'altra persona avrebbe pensato al costo sostenuto per acquistare la lettera, non Federico che ha messo al primo posto i sentimenti.
In quel campo di prigionia Giuseppe ci è rimasto per altri quattro anni. Poi è tornato a casa: fisicamente stava bene e ha potuto riabbracciare i suoi cari. Nel corso degli anni sono seguite altre lettere: quel pezzo di vita era però andato perso. La calligrafia è ordinata ed elegante com'era una volta. Come elegante era anche il modo di rivolgersi al genitore. «Carissimo Padre vengo a voi dandovi le mie notizie. La mia salute è ottima e così posso assicurarmi di voi tutti in famiglia».



LA CONSEGNA
Adesso, dopo oltre mezzo secolo, la lettera è finalmente arrivata, non nelle mani del destinatario, perché ovviamente non c'è più, ma almeno in quelle del nipote di Giuseppe, il 74enne Marcellino Cò. «Quando me l'hanno consegnata ho avuto la pelle d'oca. È stata un'emozione fortissima per tutti. Mi veniva da piangere per la gioia. Quello che ha fatto quel ragazzo è stato incredibile».
La lettera farà però ancora un viaggio, a settembre, quando i familiari la porteranno a Trino Vercellese per consegnarla ai figli di Giuseppe. L'originale resterà a loro, ma tutti i parenti ne conserveranno una copia. Quella giornata sarà anche l'occasione per riunirsi, per festeggiare un evento speciale che ha dell'incredibile. «Per noi che conoscevano il nonno Domenico dai racconti, è stata un'emozione leggere questa lettera. Ci parla di loro, di un padre e di un figlio e dello splendido rapporto che avevano».
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