Maradona, un artista piacentino ricrea il volto con foglie e sacchi per la spazzatura

Fabio Guarino accanto al suo volto di Maradona realizzato con foglie e buste per la spazzatura
Fabio Guarino accanto al suo volto di Maradona realizzato con foglie e buste per la spazzatura
di Gennaro Morra
Martedì 1 Dicembre 2020, 18:44
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Diego Armando Maradona è scomparso ormai da una settimana, ma la sensazione è che il tributo a colui che è stato una delle grandi icone del XX secolo sia solo all’inizio. Così, mentre gli investigatori argentini cercano di far luce sui suoi ultimi giorni di vita per accertare le cause del decesso, e tra i familiari cominciano le prime schermaglie per accaparrarsi la cospicua eredità, da tutto il mondo arrivano ogni giorno foto e notizie di omaggi da parte dei tanti fan che l’hanno amato, persone comuni e personaggi famosi che sentono il bisogno di testimoniare il loro amore e la loro riconoscenza nei confronti del Pibe de oro.

Uno dei più originali giunge da San Bonico, frazione di Piacenza, dove un giovane artista ha ricreato il volto del campione argentino sul pavimento del cortile di casa sua, utilizzando foglie e buste per la raccolta della spazzatura. Un’opera d’arte di grandi dimensioni nata per caso: «I miei genitori mi avevano chiesto di spazzare e raccogliere le foglie cadute dagli alberi, ma io lì ci ho visto il viso di Maradona – ha raccontato Fabio Guarino al quotidiano della città emiliana, Libertà –. Quando ho saputo della sua morte, avevo già in mente di dedicargli un ritratto, poi mi sono ritrovato in cortile con quelle buste nere in mano e mi è venuta l’ispirazione». Infatti, il 27enne si è diplomato al liceo artistico Cassinari di Piacenza per poi specializzarsi alla scuola internazionale del Comics: «Disegno da quando ero un bambino, dai tempi dell’asilo, e negli anni ho approfondito la tecnica della pittura murale, perciò sono abituato a ricreare volti e soggetti di grandi dimensioni».

Ma Fabio da piccolo non si cimentava solo nel disegno: «Come tanti ragazzini, mi piaceva giocare a calcio e con i miei amici giocavo su vari campetti della città – ha ricordato, sollecitato dalla giornalista Elisa Malacalza –. E per tutti noi Diego era un mito, ci divertivamo a impersonarlo mentre provavamo a fare un’acrobazia col pallone. Sognavamo che un giorno si presentasse su uno di quei campetti per giocare con noi». Poi, crescendo, il ragazzo si è allontanato dal calcio giocato: «Ho militato anche in qualche squadretta, ma quando è diventato difficile conciliare sport, lavoro e scuola, ho preferito concentrarmi sullo studio e continuare a lavorare.

Ma dentro di me c’è ancora quel bambino che sognava d’incontrare Maradona».

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E probabilmente è stato proprio quel fanciullo che si annida dentro di lui a suggerirgli di realizzare quell’opera d’arte nel suo cortile: «I miei non se l’aspettavano di ritrovarsi Maradona, dopo avermi chiesto di ripulire, ma mio padre non ha commentato, è un uomo molto serio e finge indifferenza davanti a queste mie opere. Però credo che si esalti anche lui al pensiero di avere Maradona nel cortile di casa, anche perché lui è di Avellino». E ora il sogno più grande di Fabio è di affermarsi proprio come artista: «Qualcuno mi commissiona qualche opera, perlopiù ritratti, ma non riesco ancora a mantenermi solo con l’arte. Perciò la sera lavoro in un’enoteca, dove in questo periodo mi occupo delle consegne – ammette –. Ci vorrebbe un bel festival che portasse da queste parti un po’ di pubblico, perché la soddisfazione per un artista non è l’opera realizzata, ma vedere l’emozione che suscita in chi la osserva, ciò che posso regalargli attraverso il mio lavoro. E se il mio Maradona ha fatto sognare qualcuno, come lui ha fatto sognare noi, forse ci sono riuscito un po’».

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