Murales a Milano per Destà, bimba eritrea sposata e abusata da Montanelli durante la guerra coloniale

Murales a Milano per Destà, bimba eritrea sposata e abusata da Montanelli durante la guerra coloniale
di Franca Giansoldati
Martedì 16 Giugno 2020, 09:08 - Ultimo agg. 09:42
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Anche la piccola Destà, la bimba dodicenne eritrea che fu comprata, 'sposata' e abusata da Indro Montanelli ai tempi della guerra coloniale italiana durante il Ventennio ha un suo 'monumento' a Milano. Si tratta di una immagine che raffigura questa sposa-bambina su un piedistallo e che è apparsa su un muro di via Torino, a Milano, opera dell'artista Ozmo. In questi giorni l'episodio legato alla vita del grande giornalista aveva riacceso proteste culminate con secchiate di vernice rossa sulla statua di Montanelli. Una cosa analoga era accaduta l'anno scorso, stavolta per opera del gruppo femminile #Nonunadimeno che si batte contro la violenza e il femminicidio, solo che quella volta la vernice che aveva imbrattato la statua era di un altro colore: rosa shocking. 



«Rappresentando su questo piedistallo una bambina, africana, infibulata, venduta in sposa a un soldato bianco, vittima piu' volte del colonialismo dell'uomo, in questo momento delicato di lotte globali per i diritti delle minoranze etniche esplose dopo l'assassinio di G.Floyd, voglio restituire, almeno in parte, dignita' ai deboli, emarginati, violentati e derubati», ha spiegato Ozmo, considerato uno dei fondatori delle pratiche di street artist in Italia. «Immaginandola libera, protagonista, dipinta in un gesto di orgoglio, e' la mia dedica a chi, come lei, si trova dalla parte sbagliata della storia - ha aggiunto -. E' Desta' che ora si erge come una statua la bambina di 12 anni che Indro Montanelli sposo' in Eritrea da soldato, grazie alla controversa pratica chiamata 'madamato', che permetteva ai cittadini italiani nelle colonie di accompagnarsi temporaneamente con donne native».

Destà veniva chiamata da Montanelli 'animaletto docile.

La foto sul muro di Via Torino raffigura una bambina eritrea, all'incirca della stessa eta' di Desta', vestita con abiti sgargianti mentre porta al villaggio dell'acqua potabile nella sua grossa tanica gialla a tracolla. «Il viso e' coperto da una macchia di colore-mascherina - ha spiegato l' autore - . Vediamo solamente gli occhi, che ci guardano in modo ambiguo, chi ci vedra' un sorriso, chi una smorfia di dolore».



Il cosiddetto Madamato -  una orribile pratica tollerata dai vertici militari italiani - era legato alla vita nelle ex colonie italiane durante il fascismo. I soldati italiani erano di fatto legittimati ad abusare di bambine abissine e libiche e farne piccole concubine. Designava una relazione tra un soldato italiano ed una donna nativa delle terre colonizzate, chiamata in questo caso madama. Inizialmente i vertici fascisti tollerarono questa pratica che consisteva anche nel prendere in 'sposa' bambine inferiori ai 10 anni per evitare che i militari potessero contrarre malattie veneree. Solo con l'introduzione delle leggi razziali fasciste, il madamato venne proibito anche se con scarsi risultati, nonostante lo sforzo di diffondere case di tolleranza nei territori coloniali, dapprima con prostitute italiane. Il regime lo giudicava negativo per l'integrità della razza e per il prestigio dell'Italia imperiale.


 

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