I 68 anni di Nanni Moretti, un numero rivoluzionario. Il suo cinema, l'ironia e l'intimismo, la politica e Roma

Nanni Moretti
Nanni Moretti
di Leonardo Jattarelli
Giovedì 19 Agosto 2021, 16:05 - Ultimo agg. 16:36
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Il ‘68 di Nanni Moretti è un numero speciale, oseremo dire “rivoluzionario”. Perché quando un numero così evocativo, così intriso di Storia e di cambiamenti epocali si accosta oggi, 19 agosto 2021 per la prima volta all’età anagrafica dell’Ecce Bombo nazionale, beh viene voglia di far tornare indietro la pellicola e ricominciare da ciò che Nanni ha significato non solo per il cinema ma per il costume e in qualche modo per la sostanza politica del nostro Paese.

L’evoluzione morettiana è andata avanti per sbalzi d’umore, un po’ come si direbbe per il carattere dell’attore-regista, e molto probabilmente è giusto così. C’è stato il momento rivoluzionario, quello autarchico, poi quello intimista, quello solitario, quello polemico, quello “giallo”, quello autobiografico e quello visionario e profetico....Moretti a 68 anni può dire di avere spesso “impallato” gli altri e di essersi “impallato”, il che lo ha reso un autore pungente, burbero, ironico, sorprendente.

«Sinceramente - rispondeva lui in occasione del suo film Caos calmo dal libro di Sandro Veronesi- non so cosa sia morettiano e cosa no. Forse è anche il mio limite ma comunque “morettizzare” un film mi suona male». Quanto al Moretti politico dei famosi girotondi, alla domanda “Oggi andrebbe in piazza o sta elaborando il lutto?” rispondeva sorridendo: «Da regista vorrei raccontarlo questo momento, magari trovare una panchina dove sedermi, come nel film, per mettere ordine a quello che succede. Per ora non trovo neanche la panchina». 

Nanni nasce a Brunico, in provincia di Bolzano, il 19 agosto del 1953 da genitori romani, in quel periodo in vacanza in Trentino-Alto Adige. Il padre, Luigi Moretti (1922-1991), di origini in parte bellunesi, era uno storico dell’antichità classica e docente universitario d’epigrafia greca, mentre la madre, Agata Apicella (1921-2010), di famiglia napoletana, era una professoressa di lettere al ginnasio. Il fratello maggiore Franco è invece un docente universitario di letterature comparate. Cresce a Roma e fin da adolescente comincia a curare le sue due passioni: la pallanuoto, giocando nella S.S. Lazio Nuoto (vedi “Palombella rossa”), ed il cinema.

Negli Anni ‘70, dopo aver frequentato il liceo classico prima al Tasso e poi al Lucrezio Caro di Roma, nel 1973 gira il cortometraggio La sconfitta, con una cinepresa Super 8 acquistata vendendo la sua collezione di francobolli; il film rivisita in chiave comica la crisi di un ex-militante sessantottino. A questa prima opera seguirà un secondo cortometraggio, Pâté de bourgeois, nel quale sono trattate alcune storie di amici e di una coppia in crisi (il titolo è un gioco di parole in francese tra paté de foie gras ed épater les bourgeois, “stupire i borghesi”). In quegli anni è iscritto al Cineclub Roma Sud insieme con molti altri futuri professionisti del giornalismo, della sceneggiatura o della regia. 

Nel dicembre del 1976 esce Io sono un autarchico, suo primo lungometraggio, girato ancora in Super 8, nel quale appare per la prima volta il personaggio di Michele Apicella (il cognome è quello della madre di Moretti) da lui poi interpretato in altri quattro film. Io sono un autarchico ottiene un buon successo di pubblico, rimanendo in programmazione per molto tempo al Filmstudio di Roma. Il film è successivamente ristampato in 16 mm e proiettato in altri cineclub romani, e a Berlino e Parigi in occasione dei rispettivi festival cinematografici, cominciando a suscitare l’interesse di alcuni critici (tra cui Alberto Moravia, su L’espresso del 9 gennaio 1977). 

L’8 marzo 1978 esce a Roma Ecce bombo. Il film, girato in 16 mm e – fatto raro per l’epoca – in presa diretta, viene presentato in concorso al Festival di Cannes e raggiunge un inaspettato successo di pubblico (costato 180 milioni di lire, incassa 2 miliardi), imponendo l’autore all’attenzione della critica. Il film scatena una controversia con quello che è forse l’icona del cinema italiano, Alberto Sordi: in una scena ormai divenuta celebre Moretti attacca duramente l’attore romano per non aver mai preso posizione politica. I due, molti anni dopo, si ritrovarono alla premiazione per il David di Donatello a dover dividere, con visibile imbarazzo, lo stesso palco. Successivamente - come raccontò “Albertone” - sotterrarono i dissapori e si abbracciarono al Festival di Locarno del 1996.

Nel 1981 esce Sogni d’oro, il primo film girato in 35 mm, con il quale Moretti partecipa alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia ottenendo il Leone d’argento - Gran premio della giuria. Nell’ 1984 esce Bianca, il cui soggetto propone, oltre agli elementi tipici dei film di Moretti, anche un intreccio da film giallo. Nel 1985 è la volta di La messa è finita in cui Moretti, smessi i panni di Michele Apicella, veste quelli del prete don Giulio; il film si aggiudica l’Orso d’argento al Festival di Berlino del 1986.

Nel 1987 fonda con Angelo Barbagallo la Sacher Film, casa di produzione cinematografica, con l’intento di dare spazio a un cinema impegnato realizzato da autori nuovi. Il nome si ispira a uno dei suoi dolci preferiti, la Sachertorte, citata prima in Sogni d’oro e poi nel film Bianca, nel quale Michele Apicella durante una cena apostrofa uno dei commensali che afferma di non conoscere la Sachertorte con la frase divenuta famosa: «Continuiamo così, facciamoci del male!». Sempre nello stesso anno, la Sacher Film produce il suo primo film, Notte italiana, con la regia di Carlo Mazzacurati e con Marco Messeri protagonista. Nel 1988 è la volta di Domani accadrà di Daniele Luchetti, nel quale Moretti interpreta una piccola parte.

Nel 1989 Moretti gira Palombella rossa, nel 1990 realizza un mediometraggio documentario, La Cosa (il titolo fa riferimento alla definizione di Achille Occhetto del futuro organo politico derivante dalla trasformazione del Partito Comunista Italiano). Il film, girato in 16 mm e andato in onda sulla Rai e in poche sale scelte, illustra il dibattito interno tra i militanti comunisti nell’ambito della rifondazione del Partito. Nel 1991 partecipa come co-protagonista al film Il portaborse di Daniele Luchetti e Moretti vince il David di Donatello per il miglior attore protagonista.

Nello stesso anno prende in gestione e fa ristrutturare una vecchia sala cinematografica nel quartiere romano di Trastevere, il Nuovo Cinema, con l’intenzione di creare uno spazio di nuovo tipo nell’ambito delle sale cinematografiche.

Nel 1993 realizza Caro diario, film costituito da tre episodi (In vespa, Le isole, Medici) di carattere autobiografico, girato sotto forma di documentario, in cui Moretti interpreta per la prima volta sé stesso e non più l’alter ego Michele Apicella o altri personaggi.

Il film ottiene il premio per la miglior regia al Festival di Cannes del 1994. Nel 1997 fonda, insieme con Roberto Cicutto e Luigi Musini, la società di distribuzione Tandem, che pochi mesi più tardi, dopo aver distribuito il film Aprile, prenderà il nome di “Sacher Distribuzione”.

L’anno successivo esceil film Aprile, strutturato ancora una volta in forma di diario e in cui Moretti continua a interpretare sé stesso. Il film è dedicato alla nascita del figlio Pietro, avuto da Silvia Nono (figlia del compositore Luigi Nono e di Nuria, figlia del compositore Arnold Schönberg) il 18 aprile 1996. In alcune scene, compare anche la madre Agata Apicella. Il film viene spesso citato per la frase «D’Alema, di’ una cosa di sinistra» che viene pronunciata da Moretti mentre guarda un dibattito televisivo in cui Massimo D’Alema tace di fronte agli interventi dell’avversario politico Silvio Berlusconi.

Nel 2001 è la volta de La stanza del figlio, in cui vengono descritti gli effetti che la morte accidentale di un figlio provoca in una famiglia di ceto medio. Il film riceve nel 2001 la Palma d’oro al Festival di Cannes e il David di Donatello. 

Nel 2006 arriva Il caimano, ispirato alla figura di Silvio Berlusconi. Il film, presentato nel pieno della campagna elettorale per le elezioni politiche di quello stesso anno, suscita numerose polemiche presentando scenari apocalittici che sarebbero seguiti a un rifiuto del leader di Forza Italia di abbandonare il potere. Nel film sono inoltre presenti brani di apparizioni televisive di Berlusconi. 

È protagonista e sceneggiatore del film Caos calmo nel 2008, tratto dall’omonimo libro di Sandro Veronesi e diretto da Antonello Grimaldi. Il 15 aprile 2011 esce nelle sale Habemus Papam, undicesimo film di Nanni Moretti, girato a Roma. La pellicola viene presentata in concorso al Festival di Cannes 2011. Nel 2015 esce il film Mia madre con Margherita Buy, John Turturro, Giulia Lazzarini e lo stesso Moretti. 
Nella primavera 2019 dirige Tre piani, la cui data di uscita era prevista per il 23 aprile 2020, ma viene spostata a data da destinarsi per via della Pandemia. Il film è ispirato ad un romanzo, Tre piani, dello scrittore israeliano Eshkol Nevo. Dopo la partecipazione del film all’ultimo Festival di Cannes, vedremo Moretti nel ruolo dello psicanalista di Marco Carrera ne Il Colibrì di Francesca Archibugi.

Nanni e Instagram
Su Instagram, che per lungo tempo Nanni aveva ignorato, il regista arriva improvvisamente come uno tsunami con piccole chicche come il video nel quale lui e le protagoniste di Tre piani, da Margherita Buy ad Elena Lietti, da Denise Tantucci a Alba Rohrwacher, cantano Soldi di Mahmood fingendo di prepararsi alla prima alla Croisette. Poi il post, criticatissimo, nel quale Moretti dice che incanutirsi è il minimo che possa succedere quando a vincere all’ultimo Festival di Cannes è un film, Titane, nel quale la protagonista resta incinta di una Cadillac. 


La Roma di Moretti

La prima immagine che torna alla mente della Roma di Nanni Moretti non è un’istantanea dell’architettura ma dell’anima. Sta tutta “zippata” dentro un cinema nel cuore della città dove nel ‘78 si disvelava il genio-burbero del regista. C’eravamo un po’ tutti, quelli che poi si chiameranno i paninari e gli intellettuali, le casalinghe dei rioni popolari e gli impiegati, gli studenti secchioni e le cosidette “zecche”, quelli di sinistra e quelli della estrema. Insomma, Roma era tutta lì dentro come per miracolo ed Ecce Bombo ne restituiva tutti gli umori. 
La Roma dei sentimenti del regista appartiene a noi tutti che ne siamo bene o male i protagonisti; perché la capitale arruffona e romantica, quella antica e quella dalla orrenda architettura moderna è lo scenario di cambiamenti epocali, del costume, della politica, del linguaggio. C’è la Roma silenziosa delle placide virate estive in sella ad una vespa  in Caro Diario per le strade di un quartiere storico come la Garbatella: «Sì, la cosa che mi piace più di tutte - recita Moretti - è vedere le case, vedere i quartieri e il quartiere che mi piace più di tutti è la Garbatella. E me ne vado in giro per i lotti popolari...».

A piedi, in macchina, in bicicletta, la geografia della città viene ridisegnata e la città-set non può essere compressa in un’unica tipologia. Va rispettata la scansione delle immagini e dei tempi. E allora ecco gli anni ‘70, Castel Porziano calpestato in Io sono un autarchico in compagnia di Paolo Zaccagnini, Fabio Traversa e Giorgio Viterbo e più tardi il quartiere Trieste; ecco piazza dei Quiriti con la celebre “giro, vedo gente...” di Moretti e Cristina Manni in Ecce Bombo. E gli Anni '80 tra il quartiere Prati e la Gelateria Fassi in Corso d’Italia, set per Sogni d’oro e l’Aventino e Villa Borghese dove Nanni gira Bianca con Laura Morante e ancora Casal Palocco de La Messa è finita («...sento un odore di tute indossate al posto dei vestiti - dirà più tardi in Caro Diario - un odore di videocassette, cani in giardino e pizze già pronte dentro le scatole di cartone...Ma perchè sono venuti quaggiù trent’anni fa?»). Ancora più avanti, gli Anni '90 ci restituiscono Moretti al quartiere Africano e all’isola Tiberina per Aprile e giù giù fino al Caimano, davanti all’Auditorium e all’Hotel Exedra in Piazza della Repubblica. Eppure, la città eterna del solleone la ritroviamo appieno, la gustiamo tutta al buio, nel sottopassaggio per lungotevere Flaminio: «D’estate a Roma i cinema sono tutti chiusi, oppure ci sono film come Sesso, amore e pastorizia, Desideri bestiali, Biancaneve e i sette negri, oppure qualche film dell’orrore come Henry... Oppure qualche film italiano». Auguri Nanni!!

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