Dpcm, l'amarezza dello chef Niko Romito: «Per molti sarà l'ultima cena»

La foto postata sui social da Niko Romito è un'immagine eloquente di ciò che aspetta al settore della ristorazione
La foto postata sui social da Niko Romito è un'immagine eloquente di ciò che aspetta al settore della ristorazione
di Francesca Piccioli
Lunedì 26 Ottobre 2020, 09:31 - Ultimo agg. 11:42
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Osserva la sala vuota del Reale e scatta un’istantanea dalla vetrata del mezzanino. Niko Romito fissa i suoi ragazzi intenti a sanificare l’ambiente per la cena. L’ultima. E affida le sue riflessioni al web in una domenica di angoscia per un Paese che riprende contezza di un nuovo corpo a corpo contro il nemico invisibile. Era nell’aria da qualche giorno la chiusura alle 18 per bar, ristoranti, pizzerie, pub, gelaterie e pasticcerie. Ieri, con il nuovo Dpcm, è diventata legge. In un’ora sono 4.500 interazioni, più di 300 i commenti, 1.200 le condivisioni e lo sfogo pacato dello chef tristellato abruzzese diventa la riflessione amara di un’intera categoria. La ristorazione italiana subirà un colpo letale, sottolinea Romito, e in tanti dovranno decidere se restare aperti per un solo turno e decidere come gestire il carico di lavoro fra i dipendenti, o chiudere.

«Credo che tanti miei colleghi oggi abbiamo posato il loro sguardo, come me, un attimo in più sui volti dei propri collaboratori. Un misto di rabbia, frustrazione e paura mi ha colto – scrive lo chef di Castel di Sangro - pensando al loro e al mio futuro. Quella di questa sera, sarà per molti ristoranti in Italia probabilmente davvero l’ultima». La scelta del Governo costringerà il settore a rinunciare a ben più del 50% del proprio fatturato, scrive Romito, e per molti non sarà sufficiente il «cospicuo sostegno» annunciato. Alla vigilia di quella che chiama la seconda traversata nel deserto nel giro di otto mesi, la riflessione si allarga. «Gran parte degli imprenditori del nostro settore ha riaperto investendo in procedure, protocolli e strumentazioni per garantire ai propri clienti un’esperienza in piena sicurezza.

Tutto questo non è stato sufficiente per instillare nei decisori pubblici l’idea che il nostro settore potesse garantire standard di sicurezza adeguati – aggiunge ancora lo chef abruzzese -. Comprendo che le scelte da prendere possano produrre scontento e incomprensione ma sento solo il dovere di condividere l’amarezza di questo momento. C’è rammarico, ma allo stesso tempo cresce il desiderio di fare la nostra parte di cittadini e imprenditori. Io lo farò».

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