Rugby All Blacks, Dan Carter e la folle impresa: 1.598 calci piazzati in 24 ore per aiutare l'Unicef e i bambini poveri

Dan Carter
Dan Carter
Paolo Ricci Bittidi Paolo Ricci Bitti
Giovedì 7 Aprile 2022, 02:20 - Ultimo agg. 8 Aprile, 09:48
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C’è un numero 10 dal sinistro infallibile, il migliore - da sempre - nel mondo: si chiama Dan Carter, un grande dei grandi All Blacks, e proprio in queste ore (sotto trovate la diretta) sta compiendo un’impresa folle e straordinaria, inutile e determinante. Nel paradiso del rugby, lo stadio Eden Park di Auckland, sta piazzando 1.598 calci fra i pali all’ombra dei quali sono stati scritti anche molti capitoli della sua stratosferica carriera.

Aggiornamento:  Dan Cartar è riuscito nell'impresa senza precedenti. In 24 ore ha tirato 1.598 calci piazzati all'Eden Park raccogliendo quasi 400mila dollari che saranno donati attraverso l'Unicef ai bambini poveri del Pacifico. 

Per 1.598 volte il 40enne mediano di apertura si chinerà per sistemare il tee (sostegno) sull’erba e sopra di esso il pallone, leggermente inclinato verso il centro dei pali, la valvola ugualmente puntata in quella direzione, poi si alzerà, farà quattro passi indietro e uno a destra, guarderà i pali, poi il pallone, poi i pali, due respiri profondi, braccia in avanti, gomiti a 90 gradi, mani aperte all’altezza del bacino, gambe leggermente flesse (30 gradi). E infine via: tre passi in crescendo e il tiro di mezzo collo con il piede sinistro, “punta” di una gamba usata per un elegante swing che ricorda la mazza da golf. Centro. E poi di nuovo: ha iniziato alle 9 del 7 aprile (le 21 di una dolce serata autunnale in Nuova Zelanda) e continuerà fino a quando non avrà ripetuto la sequenza di gesti per 1.598 volte, ovvero i punti da record del mondo che Dan Carter ha segnato nei test match durante la carriera che comprende 112 caps (presenze) dal 2003 al 2015 nella nazionale più forte di tutti i tempi e di tutti gli sport, la squadra in cui restare titolare è ancora più difficile che diventarlo, con almeno cinque rivali di assoluto talento che prima di ogni match ti soffiano sul collo.

Dan Carter, il più grande marcatore del rugby

Trentaquattro di quei punti li ha inflitti anche all’Italia: solo due partite-passeggiate, nel 2004 al Flaminio e nel 2007 a Marsiglia (Coppa del Mondo), negli altri incontri con gli azzurri i ct dei "tutti neri" non hanno mai sprecato quel regista micidiale al piede e mercuriale nella manovra. Non avvertiva pressione per quei calci in quelle  partite facili, non come quando dalla sua precisione dipendevano uno scudetto o una coppa del mondo o la tenuta del governo a Wellington.

La diretta live del record


Ma perché il due volte campione del mondo (2011 e 2015), che ama passare le vacanze nelle masserie della Puglia con i quattro figli e la moglie Honor Dillon, nazionale di hockey su prato e modella di lingerie, si cimenta in questa maratona calcistica senza precedenti? Per stare nelle 24 ore previste dovrà calciare in media 66 volte ogni ora, meno di un minuto per tiro. Kickathon, l'hanno definita. Un tour de force sempre in piedi, una fatica non stop da robocop che per forza di cose prevederà pure fughe nella toilette, spuntini, tazze di caffè, qualche minuto di siesta. Vedremo, lui dice che si può fare. Intanto a fargli compagnia nella lunga impresa calciano con lui altre star neozelandesi quali Grant Fox, un altro fenomenale al piede. E poi Bauden Barrett, asso degli attuali All Blacks, e anche tanti bambini felici di misurarsi su quel prato smeraldo con i loro campioni. Potrebbe affacciarsi all'Eden Park anche la premier Jacinda Ardner.

Aggiornamento: Carter piazza con il 98% della precisione quando ha tirato poco più della metà dei 1.598 calci.


Carter, nato a Christchurch, è sempre stato impegnato nel sociale e con quei calci a raffica punta a lanciare la sua “piattaforma” DC10 in collaborazione con l’Unicef per la raccolta di fondi destinati a bambini poveri delle isole del Pacifico. Il programma si chiama Wash (water, sanitation and health). «Già da prima del ritiro dalla nazionale, nel 2015, ero ambasciatore dell’Unicef e credo che tutti ci dobbiamo impegnare per aiutare chi ha avuto meno possibilità, così ho deciso di costituire anche io un fondo per la raccolta di donazioni.

In famiglia ne sono tutti entusiasti».


Giù, lui di possibilità di diventare campione ne ha avute e non le ha gettate: quando Daniel aveva otto anni, il papà Neville, rugbysta senza pretese, e la mamma Beverly si erano già stancati da un pezzo dei vetri delle finestre rotti e delle “scalate” sul tetto per recuperare i palloni ovali calciati dal bimbo. Lo spazio nella fattoria di Southbridge non mancava e così gli hanno disegnato su un prato un campo da rugby, pali inclusi, dalle dimensioni regolari.

Da allora il piccoletto - da adulto non arriverà a un metro e 80 - non ha mai smesso di bersagliare con il sinistro le porte ad acca. E siccome il padre predicava che bisogna usare entrambi i piedi, il suo ultimo calcio internazionale, giusto nella finale del Mondiale 2015 vinta contro l’Australia, l’ha tirato con il destro. Centro, naturalmente.

Altri suoi piazzati memorabili: nel 2006 a Pretoria contro i Boks da 62 metri; nel 2012 per i Crusader quando dalla piazzola quasi sulla linea di touche tirò al centro del campo perché poi il fortissimo vento girasse il pallone al centro dei pali. E ancora più importanti e decisivi: il drop (calcio di rimbalzo) da 45 metri nella semifinale mondiale 2015 contro il Sud Africa; la trasformazione angolatissima del 34-33 del Racing 92 contro il Clermont nella semifinale del Top 14 nel 2016, partita seguita dalla vittoriosa finale del campionato francese. Il suo record di 1.598 punti, inoltre, sarà a lungo insuperabile: molto dietro di lui c'è l'inglese Jonny Wilkinson (1246), 7° il primo italiano: Diego Dominguez (1.010).

Oltre alle Coppe del Mondo, Dan Carter ha vinto 3 Super Rugby con i Crusader, poi uno scudo di Brennus col Racing 92 di Parigi e un campionato giapponese (vabbeh, giocava con una gamba sola) col Kobe. Tre volte miglior giocatore del mondo e primo rugbysta a essere pagato oltre un milione di euro a stagione (1,5 a Parigi) ma per il suo ultimo campionato nel 2020 negli Auckland Blues si è accontentato di un forfait di 10mila dollari.

Forza con quei calci, Dan, che il tempo vola.


Paolo Ricci Bitti

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