WiFi, chiamano la figlia Twifia come la compagnia telefonica e in cambio ricevono un superpremio: per 18 anni linea gratis

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di Nico Riva
Venerdì 30 Ottobre 2020, 18:46 - Ultimo agg. 21:19
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Alcuni genitori si sforzano di trovare nomi originali per i propri figli, ma c'è una coppia svizzera che probabilmente ha superato tutti quanti, guadagnandosi pure un inaspettato premio. Hanno infatti chiamato la loro bambina appena nata Twifia, come il provider Internet svizzero Twifi. L'azienda aveva promesso che avrebbe dato il wifi gratis per 18 anni a chiunque avesse inserito nel certificato di nascita il nome Twifius o Twifia. I giovani neogenitori hanno pensato ad uno scherzo e hanno partecipato. La sopresa è stata grand equando hanno capito che l'azienda era serissima. 

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Il nome Twifia è il terzo scelto dai due genitori, che hanno preferito restare anonimi. «Vogliamo rimanere sconosciuti a ciò che ci circonda perché non vogliamo giustificarci per questo. Perché l'accusa di aver venduto il nome di nostro figlio ci colpisce molto duramente. Anche noi ci vergogniamo un po'», hanno poi ammesso al giornale Blick. Tuttavia, l'idea ha anche divertito e affascinato i due: «Più ci pensavo, più il nome diventava unico per me, e fu allora che la cosa prese il suo fascino».

Non gli si può dare torto: sicuramente non sarà facile trovare qualcun altro con quel nome. 

Anche la madre alla fine ha ceduto e imparato ad apprezzare col tempo il nome della piccola. «In fondo, esprime un legame eterno». Entrambi hanno comunque voluto specificare di non averla battezzata Twifia per i vantaggi finanziari, e che creeranno: «Un conto di risparmio e vi trasferiremo 60 franchi ogni mese. Quando compirà 18 anni, può usarlo per fare un esame di guida o acquistare un'auto. Ci sono nomi molto peggiori. E più spesso diciamo "Twifia", più il nome suona!». 

Il presidente dell'azienda, che conta solamente quattro dipendenti, ha promesso che, nel caso l'azienda dovesse fallire (è nata da pochi mesi, e l'offerta è in fatti un modo per farsi pubblicità): «sarò personalmente responsabile per questo. È una questione d'onore». 

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