Napoletana si laurea con tesi sull'eutanasia, telefonata a sorpresa di Mina Welby

Napoletana si laurea con tesi sull'eutanasia, telefonata a sorpresa di Mina Welby
di Cristina Cennamo
Martedì 23 Luglio 2019, 18:04
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Porta la firma di una giovane giurista napoletana la prima tesi in Giurisprudenza che tratta esplicitamente dell'Eutanasia:  Angelica De Vito, laureatasi presso l’Università Federico II di Napoli, ha discusso infatti con entusiasmo la sua tesi dal titolo «Disciplina penale in materia di trapianto di organi ed eutanasia» in presenza, naturalmente, del suo relatore Vincenzo Maiello.
Una scelta quantomai di attualità se si considera che ancora solo due anni fa il tema era ancora poco dibattuto ed è divenuto invece di grande interesse pubblico soprattutto dopo l'episodio di dj Fabo.
Con il suo professore, quindi, Angelica ha trovato una via intermedia, ossia il trapianto di organi, per riuscire in qualche modo a discutere della materia senza farla risultare come una proposta di diritto penale comparato.
Il tema, però ha finito inevitabilmente per toccare la materia: punto di contatto, infatti, sono gli articoli 579 cp e 580 cp, letti in combinato disposto con l’articolo 5cc.
Ma la differenza tra le due diventa ampia ed evidente quando si guarda alla responsabilità del medico, del coniuge e degli affini che prestano consenso al trattamento di fine vita.
«Mancando, infatti, una legge che tratti di eutanasia, ogni azione o consenso in tal senso porterà in maniera automatica all’avvio di un processo penale per aiuto ed istigazione al suicidio», ha spiegato la ragazza nel corso della seduta di laurea resa ancor più emozionante dalla telefonata a sorpresa di Mina Welby, co-presidente dell'Associazione Luca Coscioni, che ha contribuito a fornire le informazioni per permettere ad Angelica la stesura. 
Quali potrebbero essere gli effetti dell’approvazione di una legge, attualmente latente in Parlamento, nata a seguito di una raccolta firme? In che modo verrebbe ad essere lesa la dignità del singolo se, al contrario, non venisse ad essere riconosciuto il diritto a morire dignitosamente?
Sono queste le domande che si è posta Angelica, partendo da presupposto che il diritto soggettivo è insito nel singolo, e che èil rispetto della volontà di questi quel che conta. E se la volontà sta nel morire dignitosamente, allora è una voce che andrebbe accolta.
«Ciò non riguarda solo un il personale punto di vista. Penso sia l’interpretazione corretta da dare ai diritti fondamentali espressi nella nostra Costituzione e nella CEDU. Nella tesi da me svolta, spiego le ragioni giuridiche per cui una lettura pro eutanasia delle normative citate andrebbe accolta e non demonizzata» spiega Angelica.
Il 24 giugno era prevista la discussione della legge sull’eutanasia alla Camera. La Corte Costituzionale ha dato tempo al Parlamento fino a settembre per legiferare, evitando così che possa la magistratura colmare il vuoto di diritto.
Il problema è che manca un testo unico. Vi sono diverse proposte, oltre al disegno di legge di iniziativa popolare della Associazione Luca Coscioni che guarda alla morte dignitosa in strutture pubbliche, con un servizio sanitario nazionale che tutela il medico da accuse previste ex art 579 cp e 580cp.
Il 30 maggio è stata presenta una proposta vicina ai valori sottolineati dalla Associazione Coscioni, a prima firma M5S della deputata Sarli, ma lontana dal punto di vista leghista, che vorrebbe addirittura eliminare l’istituto delle dichiarazioni anticipate di trattamento (Dat), approvate due anni fa.
Nelle ultime ore si sta rafforzando la linea della mediazione, per evitare che la magistratura possa intervenire nel silenzio del legislatore. La deadline è fissata, dalla Corte Costituzionale, al 24 settembre: l’11 settembre è previsto un incontro tra le diverse associazioni per riflettere sul fine vita, con l’auspicio che l’argomento possa, per quella data, già essere calendarizzato  alla Camera.
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