Vanessa Incontrada e il body shaming: tra «chiatti» e «haters» vince chi si piace di più

Vanessa Incontrada e il body shaming: tra «chiatti» e «haters» vince chi si piace di più
di Andrea Di Consoli
Sabato 11 Giugno 2022, 09:00 - Ultimo agg. 12 Giugno, 08:42
5 Minuti di Lettura

No, non è per premura per la salute altrui, che si disprezzano uomini e donne in sovrappeso o obese. Lo si fa per conformismo, perché ora va di moda la magrezza, come un tempo andavano di moda la morbidezza femminile e il detto popolare «uomo di panza uomo di sostanza».

Quello che puntualmente accade a Vanessa Incontrada è semplicemente vergognoso, perché dietro agli insulti a questa meravigliosa madre, appunto, non c'è premura per la salute come poi fosse, la magrezza, segno inequivocabile di benessere ma conformismo, paura di sé, terrore di non essere conformi a quel che stabilisce il canone unico tirannico dell'immagine dominante. La verità è che gli haters ormai si chiamano così, quelli che insultano in pubblico sono letteralmente terrorizzati di non essere accettati, di scantonare, di sconfinare, di diventare chiatti, e per questa ragione insultano, perché si sentono insicuri, vittime come sono del catalogo degli orrori delle anoressiche spacciate come bellissime.

Viene rabbia, a sentire quel che deve subire la Incontrada ciclicamente, perché dietro ai chili di troppo ci sono storie, emozioni, vissuti, dolori, difese, sentimenti che bisognerebbe avere il piacere e la gentilezza di ascoltare e accogliere.

Così come ci sono eguali abissi in certe magrezze esibiste come vittorie, ma che sono sconfitte per chiunque abbia occhi per vedere.

Nessuno nega i problemi di salute causati dai chili di troppo ipertensione, diabete, depressione, ecc. ma come mai non c'è una simile attenzione per i problemi di salute causati da una eccessiva magrezza? La verità è che della salute altrui non importa a nessuno, ma soltanto scagliarsi contro chi non si uniforma al canone dominante.

Il corpo è un linguaggio meraviglioso, anzi, è un romanzo, un grande romanzo che va attraversato con generosità e indulgenza, perché i corpi sono tutti fragili, e raccontano storie che vengono da lontano e che meritano rispetto. Ma quanta superficialità nel non saper più leggere un corpo, nel non saper accogliere i segni delle fatiche, delle rese, delle voluttà, delle compensazioni, delle paure, soprattutto di chi è sprofondato in giornate sempre uguali di doveri e di frustrazioni, o di chi si difende con il cibo come fosse, il cibo, cemento da muro dalle cattiverie del mondo.

Non si ingrassa solo per cause ormonali o per malattie endocrine; si ingrassa per solitudine, per ingordigia, per abitudine famigliare, per lussuria, per generosità, ma anche perché siamo italiani, e in Italia un pezzo della nostra vita avviene a tavola, nei supermercati, in cucina, perché siamo abituati a dare e a dire il nostro amore anche così, cucinando, apparecchiando, saziando i nostri cari, i nostri amori, i nostri amici.

La pressione deve essere 80/120 e la glicemia sotto 100. Lo sappiamo tutti, e tutti proviamo a impegnarci. Ma poi c'è la vita vera, specialmente per chi la vive senza risparmiarsi: ci sono gli amori che finiscono, le rabbie represse, le preoccupazioni per i figli, i problemi di lavoro, di soldi, gli anni che passano, lo specchio che restituisce immagini di noi che non riconosciamo quasi più. E tuttavia quanta bellezza in questo cambiare, quanta sensualità nelle nostre pance e nei nostri fianchi larghi. 

Video

Domenico Rea raccontava che un tempo le donne più ambite erano quelle in carne. Settebellezze, venivano chiamate, perché erano simbolo di salute, di prosperità, di generosità. Oggi invece ci sono ragazzine che per fare un complimento a una donna dicono che è anoressica, come fosse, l'estrema magrezza, la spinta a diventare pelle e ossa, una conquista favolosa.

Io sono un uomo al confine tra il sovrappeso e l'obeso; e a volte mi pesa, questa stazza, vorrei essere più magro e più agile, ma in fondo mi piaccio così, sono io: io che mangio con gli amici, che amo il pane, la carne arrostita, la pasta, i vini buoni; ma anche io che mangio quando mi sento solo, quando sono infelice, quando mi sento inutile, quando mi sento senza stimoli e senza soddisfazioni, oppure quando cucino per i miei figli anche quando non hanno fame. Sono chiatto, e allora? Piaccio anche così, così come piacciono tutti i chiatti che trovano chi sa leggere dietro a certe esagerazioni del corpo i segni di una storia da conoscere, decifrare, amare.

Invece di odiare, accarezzatele le pance di chi ha qualche chilo di troppo, ascoltatele: sentirete storie di famiglia, ricordi, malinconie, sacrifici, paure. Ma fatelo senza fretta, proprio come coi romanzi.

Poi, certo, proviamo a darci anche una regolata, a mangiare meno carboidrati, meno zuccheri, meno sale, a fare sport. Ma senza mai dimenticare di vivere. Di vivere fino in fondo quello che siamo. Perché la vita è breve, e non ha senso essere macchinette perfette che però anestetizzano per salutismo sogni, bisogni, rabbie, frustrazioni e delusioni perché anche questo ammala, e uccide. Bisogna aver molto vissuto e bisogna molto amare la vita per capire quanto è bella e sensuale e generosa Vanessa Incontrada e quanto è bella la vita di noi un po' chiatti che ci siamo tuffati nella vita senza il bilancino e senza remore, a cuore aperto. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA