Gennaro, il rider più veloce della crisi: «Già più di novemila consegne»

Gennaro, il rider più veloce della crisi: «Già più di novemila consegne»
di Maria Pirro
Lunedì 11 Gennaio 2021, 09:00
5 Minuti di Lettura

L'unica cosa da fare a Napoli è accelerare. Accelerare sempre. Correre più forte della crisi. È la vita quotidiana di Gennaro Guarracino, padre di famiglia e rider da quasi due anni. Controlla sul cellulare l'App ogni minuto, non può distrarsi. Al mattino ha solo tempo per la spesa al supermercato, ma non per sé, per i clienti; poi le altre ore del giorno scandite da altre attività di lavoro: Gennaro ritira i cestini con il pranzo nei ristoranti o in pizzeria, provvedendo alle consegne. Va su e giù per i quartieri, alti e bassi. Non si ferma mai. «Se vedo una banda di ragazzini in sella agli scooter, cambio strada o cerco una pattuglia della polizia, quando c'è: dopo l'aggressione terribile a un altro fattorino, ho girato un video di 15 minuti, intorno alle 10 di sera. Nemmeno un presidio. E quell'episodio di violenza non è stato l'ultimo...». Via, lontano. 

Un altro timore che spinge il 46enne a salire e scendere ancora più rapidamente le scale dei palazzi, tutti indicati sul display delle chiamate, è il pericolo di furto, non solo rapine. «Mi contattano in tanti per segnalare assalti, anche di giorno: a me non è mai successo, probabilmente perché ho un Beverly nero, del 2004.

Senza motorino, non potrei lavorare». E bloccare i viaggi che sono invece spediti, 10 per turno, in media, per portare a domicilio farmaci e tabacchi, non solo primi patti o appetitosi panini. «Aumenta un po' la tensione al momento del pagamento: sempre più clienti non vogliono saldare il conto, anche perché male abituati da miei colleghi disonesti che si mettono d'accordo con loro per annullare l'ordine, cedere comunque il pacchetto e dividere l'incasso», rileva 46enne, che si sente un punto di riferimento per la categoria, considerata l'esperienza. È un po' sindacalista, un po' aziendalista: «Entrambe le parti hanno fiducia, però le condizioni di ingaggio, con l'approvazione del contratto nazionale, che anche io ho sostenuto inizialmente, sono peggiorative». La differenza, spiega Guarracino, si avverte sul cosiddetto salario accessorio: «Il bonus pioggia è ridotto ai minimi termini e caricato in differita; il salario garantito, di 10 euro all'ora, vuol dire anche dimezzare il valore di ogni corsa perché la tariffa viene calcolata in base ai tempi medi di percorrenza. Troppo poco, stando quanto riportato sulla carta, per accettare di continuare». Gennaro non spegne, però, il motore: «Ho il record di consegne con Glovo, oltre 9000». Ex istruttore di taekwondo, l'arte marziale messa da parte già da qualche anno per sfidare i problemi, e anche le lamentele non possono che finire al tappeto. «Non c'è tempo», dice il centauro, indicando un altro suo obiettivo: far ripartire la vendita online di scarpe. Esposte in una vetrina in via Cirillo, le due linee hanno nomi giapponesi, come i suoi bambini, Mayu Myu e Anthony Kenji, e rimandano alle origini di sua moglie. «L'ho conosciuta in un bar a Padova, sono rimasto da lei per sette mesi lì. Poi le ho proposto di venire qui, nel centro storico, anche solo per una settimana, e ha accettato», dice contando gli anni trascorsi sulle dita delle mani. «Venti, per ora». In aumento come i rider, oltre tremila soltanto in città. «Il sistema di posizioni aperto, che ha permesso di presentare domanda anche durante il primo e secondo lockdown, dà un'opportunità per superare la miseria. Stando in strada dalle 7 alle 10 ore al giorno, si guadagna intorno ai 60-65 euro, da cui vanno detratti 20-25 euro per varie spese e le tasse» certifica Guarracino, che ragiona: «Certo, il posto fisso resta un miraggio e avere una proposta come dipendente, anche a termine, sarebbe una soluzione a tante difficoltà che restano lungo nel mio tragitto come ostacoli. Ma già spostarsi nell'hinterland partenopeo comporterebbe costi ulteriori, per questo guardo con soddisfazione anche a quello che ho». Andare spedito verso il futuro vuol dire pure sopportare una fatica non comune, ingiusta come può essere rinunciare a 24 ore di libertà, non a una passeggiata con il figlio. «Faccio il rider sette giorni su sette, altrimenti non riuscirei a provvedere ai bisogni di casa». Gennaro vive nel centro storico con la moglie, Silvia, che fa lo stesso lavoro, ma part-time per un'altra piattaforma. «La sua non prevede il passaggio di soldi, il costo è caricato solo attraverso le carte di credito, e io mi sento più tranquillo». È il suo modo per proteggere la donna che ama ed è la madre dei tre figli, il più piccolo di 11 anni, la primogenita ha a sua volta un bimbo. «Abitano con noi, al momento, perché il fidanzato ha perso il lavoro con l'emergenza coronavirus e oggi fa anche lui il rider, come altri due miei nipoti e un cugino». Una questione di famiglia o di cuore, eredità mobilissima.

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