Così Gerardo sfiora il cielo con la pagaia: «Sport e mare, la mia rinascita»

Così Gerardo sfiora il cielo con la pagaia: «Sport e mare, la mia rinascita»
di Maria Pirro
Lunedì 9 Novembre 2020, 12:00
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Vede il suo cuore, la sua anima. Il tufo che fa da corpo e la contiene, la pelle di Napoli come una superficie che luccica. Sente l'abbraccio del Vesuvio e la pancia di Santa Lucia. Osserva l'interno delle case di Posillipo tra gli scuri socchiusi dalle cameriere, le facciate dei palazzi scavate dalla salsedine già nei film di Nanni Loy e Francesco Rosi e, quando alza la pagaia, sfiora l'infinità del cielo. Quanta bellezza può scoprire un uomo da un'altra prospettiva, lungo la linea di costa, azzurrina, in mezzo al mare. Nel golfo. Solo a bordo di un kayak. Gerardo Palamara, 81 anni compiuti il 17 aprile, fissa tutto in uno sguardo, a volte celato dagli occhiali specchiati. E, con il guizzo dell'atleta, insegue le ragazze più carine, bikini e infradito: in un balzo si ritrova nella giovinezza mai lasciata indietro. «Sono uno sportivo», dice con orgoglio e ironia. Sa di non essere un'icona, piuttosto incarna l'equilibrio ricercato e agguantato anche dopo essere entrato negli «anta». «Prima non avevo mai mosso un dito: ero in sovrappeso o, peggio, ero obeso. Soffrivo di artrosi cervicale e artrosi dorsale, piangevo se mi sedevo in macchina, fumavo come un dannato. Ero impiegato all'Enel, ma allora diedi le dimissioni per fare l'agente di viaggio, lavoro che mi è riuscito bene», l'incipit del suo racconto. «Di rinascita». «Ho cominciato correndo a piazza Vanvitelli, e non mi sono più fermato. Per un problema alla cartilagine del ginocchio, sono passato al nuoto alla Parthenope: su consiglio dell'ortopedico, e affondavo in vasca...». Quindi le gare Master nei 50 stile e 50 dorso, un successo raffinato da una buona capacità di respirazione dopo più bracciate. «E pure la passione per lo sci è esplosa da adulto», aggiunge. «Spinto da mia moglie a Roccaraso, ma non ero mai stato sulla neve: il primo anno buttai gli scarponi e il resto dell'attrezzatura; il secondo anno iniziai a prendere lezioni con i maestri, imparando abbastanza bene», e proseguendo la scalata più a nord. A San Martino di Castrozza e a Marileva fino a raggiungere Selva di Val Gardena.

«Lo sport oggi è diventato la mia ragione di vita, e mi fa sorridere chi dice che non può praticarlo visto che non ha la palestra sotto casa: basta un tappetino per la ginnastica.

Io eseguo gli esercizi al risveglio, la mattina. Dopo mezz'ora, raggiungo in bici l'arenile di Posillipo per prendere il kayak». Un percorso che può prevedere due tappe intermedie: una in pasticceria («A Marechiaro mangio un buonissimo il cornetto con la cioccolata», la dritta), l'altra più vicina al supermercato per acquistare il pranzo. Due rosette piccole con le verdure, una banana o un secondo più gustoso: polpette con i peperoni, ad esempio. E, con lo scontrino in tasca, Palamara aggiunge la solita, immancabile domanda da «Ok, il prezzo è giusto». «Quanto ho pagato?», e occorre rispondergli, ragionando al ribasso ma senza riuscire mai a indovinare. «Oggi solo 3 euro e 50», afferma soddisfatto. «Vado al mare a novembre e anche a dicembre», riprende il ritmo dell'avventura sulla spiaggia, spogliandosi della tuta. Il suo itinerario prevede il bagno alla Gaiola e una pausa per leggere i giornali a Nisida. «Altro che giardinetti aspettando pranzo. Con l'esercizio fisico, non accuso più dolori e non mi sento malandato. Ma in tasca ho sempre un corno, perché capita che mi chiedano come faccio a stare così in forma...». Lui stringe l'amuleto e replica che «è come mettere l'olio nel motore. Senza si inceppa». In realtà, Jerry, come lo chiamano i giovani di Kayak Napoli, va ad acqua. Ha la forma dell'acqua. «Ma, 5 anni fa, quando non avevo ancora imparato, mi arrabbiavo: adesso ho la tessera numero 1, e non per l'età. Sono il più bravo, nelle uscite di gruppo al tramonto, favolose nell'area flegrea, arrivo con 2 o 3 minuti di anticipo sugli altri». Il talento ringrazia Giovanni Brun, Alessandro Sangiovanni e Checco Marra che «fanno tanto per diffondere quest'attività e ai turisti spiegano in inglese impeccabile le meraviglie della città». Di cultura, nella sua famiglia, si occupano, però, la moglie Rita («Siamo diametralmente all'opposto, ma non possiamo più fare a meno l'uno dell'altro») e l'unico figlio, Luca, che ha 51 anni, «Entrambi appassionati di teatro e cinema, l'ignoranza è dalla mia parte». Cioè controvento: Palamara si definisce infine «una specie di don Chisciotte». «Nel mio piccolo, cerco di rispettare le regole, mi adopero con Kayak Napoli per la pulizia delle spiagge anche se non basta. E vorrei che venisse scritto di quando mi sono operato a pagamento: per una frattura, per evitare la lunga lista di attesa. Che fortuna poter pagare», ed ecco prevale l'ironia. Al telefono con una sconosciuta che ha sbagliato numero, invece, mostra l'orgoglio: «Vuole sapere dove mi trovo? Tocco con una mano quasi Capri, sono vicino a Villa Rosebery... È mai stata in kayak?».

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