L'ingegnere progetta carrozzine spaziali: «E la prima è finita nel kolossal Avatar»

L'ingegnere progetta carrozzine spaziali: «E la prima è finita nel kolossal Avatar»
di Maria Pirro
Lunedì 14 Giugno 2021, 08:00
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La prima carrozzina è finita a Hollywood. «L'ho realizzata in carbonio e venduta a una azienda americana. Poi l'ho ritrovata in un film, Avatar...». Un'altra è diventata cult: «L'ho chiamata Job, acronimo di Jamm'O Bagno, perché non mi è sembrato dignitoso vedere persone di ogni età portate in braccio sulla spiaggia o a mare distese sui teli». Così Raffaele Grosso, per tutti Lello, l'ingegnere geniale di Cercola, amministratore di Neatech, ha progettato la soluzione, mettendo insieme le conoscenze già acquisite sulle ruote degli aerei, in grado di atterrare ovunque, e lo studio delle zampe del cammello, l'animale della dune e della sabbia a perdita d'occhio. «A 17 anni lavoravo già con mio padre in officina, nella produzione di motori e pezzi per velivoli militari». E corteggiava Maria Santoro, fata dagli occhi azzurrini diventata sua moglie e sua compagna nell'avventura imprenditoriale iniziata da zero. «Negli anni Ottanta, decisi di distaccarmi dall'azienda gestita con mio fratello per tentare di fare qualcosa utile a migliorare la vita degli altri, Partii con le biciclette superleggere, ma gli sportivi godevano già di ottima forma». Il telaio di un prototipo è stato appeso a un chiodo tra le sedie speciali, oggi esportate in tutto il mondo, dall'Australia agli Emirati Arabi, perché ribaltano l'idea di produzione di massa e di rassegnazione. Ciascuna è diversa dall'altra, tutte sono fuori dagli schemi. Storte, asimmetriche. Cambiano gli appoggi, i braccioli, gli optional, i colori, gli adesivi, lo schienale, la forma, l'inclinazione. «Perché non è il disabile che deve adattarsi: l'alluminio si piega alle sue esigenze, e la tecnologia fa il resto», spiega Grosso. Difatti, la sagoma viene disegnata con lo scanner in 3D e tagliata su misura in gommapiuma da robot antropomorfi. E altre caratteristiche sono allo studio con Fabrizio Marignetti, professore di Convertitori, macchine e azionamenti elettrici all'Università di Cassino, che ha un dottorato di ricerca su questi temi. «La vera forza è che i sistemi d'avanguardia qui prendono sempre spunto dalle esigenze e difficoltà quotidiane», rimarca il docente.

Un'altra trovata di successo introdotta sul mercato consiste nella possibilità di stringere la seduta, che è separata dagli altri componenti, in modo da consentire di guadagnare anche quei pochi centimetri che a volte bastano per entrare in ascensore.

E a Capodichino c'è Jet, Jamm' E Turnamm', una carrozzina motorizzata tra le più quotate. «Personalizzare ogni singolo elemento ha appena permesso a un 40enne siciliano di uscire di casa e partecipare alla festa patronale. Lo desiderava da una vita», dice con emozione Rosario Traino, tra i primi collaboratori di Grosso. La figlia Martina, che è la più operativa, mostra i modelli per giocare a hockey o a calcio. «Io sono il capitano di una squadra», interviene orgoglioso Salvatore Mone, 31 anni, fan di Franco Ricciardi che gli ha donato un modello spaziale, e che segue questo segmento dell'impresa che ha 42 dipendenti, diversi disabili e oltre 5 milioni di fatturato. «Ma quante difficoltà restano nei trasporti e negli spostamenti, pure per partecipare ai campionati», aggiunge. Si tratta di altre barriere che Grosso, a suo modo, tenta di smontare. Per il professionista è oramai una questione di famiglia. «Ho avuto 5 figli, una speciale mi ha fatto capire ancora di più l'importanza di contribuire alla causa, per quel posso». All'ultima ha avuto un ruolo pure la Protezione civile. «Ho seguito un corso di evacuazione e scoperto che per il disabile era previsto uno spazio calmo invece di una corsia di fuga. Dove aspettare la fine di un terremoto o di una catastrofe». Così Grosso ha riscritto il finale: Pascal è la carrozzina che corre. In discesa. «Pa- scal», sorride, lasciando intravedere il gioco di parole: l'ingegnere: è avanti. 

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