Lello Scuotto e i suoi fratelli: «Il nostro presepe inventato da zero»

Lello Scuotto e i suoi fratelli: «Il nostro presepe inventato da zero»
di Maria Pirro
Lunedì 15 Febbraio 2021, 09:00
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Anna, 40 anni, è una ex barista. Si occupa della vestizione dei pastori con Susy, 52 anni, la maggiore di casa che da ragazza ha lavorato in una ditta di pulizie. Lello, diplomato all'istituto alberghiero e dimissionario dall'enogastronomia di un supermercato, è invece scappato da Milano. Ad aiutarlo nella fuga Emanuele e Salvatore, gli artisti nati: «Loro dicono che, nel 1996, sono venuti a salvarmi».

Non è ancora il 4 marzo, la data della firma del contratto di affitto, e i fratelli Scuotto nella stessa bottega d'arte di 25 anni fa, La Scarabattola ai Tribunali, in occasione dello straordinario anniversario, sono impegnati a progettare il Presepe da donare alla parrocchia del rione Sanità.

Un omaggio al quartiere e ai ragazzi che hanno voglia di ricominciare.

«Avrei dovuto sposarmi», ricorda Lello, a proposito del viaggio di ritorno a Napoli, in una Lancia Delta con dentro qualsiasi valigie e lenzuola, pentole e idee.

Durante il percorso, la svolta. «Decido di investire i soldi della liquidazione in un'attività che valorizzi il talento dei miei fratelli diplomati all'Accademia delle Belle arti, ma senza un'occupazione vera. Si arrangiano come possono». Nel minuscolo negozio preso quell'anno a due passi da San Gregorio Armeno, Lello porta in dote quel che gli resta dell'avventura da emigrante, acquista un forno per la terracotta: «Con cambiali per 2700 lire». Ma porta con sé anche l'eredità morale dei genitori «che, in precedenza, hanno accumulato debiti con i fornitori, spinti dal desiderio di poter migliorare le condizioni di partenza. Il loro è un insegnamento concreto su cosa non va fatto nella gestione». L'ex chef, che si è poi maritato a Napoli, è l'amministratore della Scarabattola. «L'impresa ha il nome della vetrinetta utilizzata per custodire i pastori nelle case nobiliari. È un nome un po' vanitoso». Ma neanche troppo. Le loro opere nel 2001 arrivano al Palazzo reale di Madrid. «Grazie a un concorso, ma stravolgendo le regole», racconta Scuotto. «Chiediamo il doppio del prezzo indicato nel bando, perché non possiamo realizzare così tanti pezzi, 147, senza rientrare nei costi. Le banche non ci fanno credito». Ancora una volta, l'unione fa la forza, il talento premia, l'ostinazione di più. Nel 2015 la Church of the Most Precious Blood a Manhattan è esposta una loro Natività. Un'altra è a Gerusalemme. E, alla bottega storica, oggi si aggiungono due laboratori, alla lavorazione partecipano pure le mogli dei tre fratelli. L'estro contemporaneo e la cura nei dettagli portano al successo. Così, tra zampognari, macellai e giarre, spuntano i personaggi delle Sette Opere della Misericordia di Caravaggio. Un piccolo nano, vestito da paggio, rimanda alla figura del Monaciello, il portafortuna delle leggende partenopee.

E, in ogni Presepe dei fratelli Scuotto, ci sono personaggi della vita quotidiana. Proprio come nel Settecento. Guappi, sfruttati e femminelli. Una donna nuda che si lava davanti a una finestra. Giacomino, un 78enne disabile adottato dalla gente dei vicoli di Spaccanapoli, incarna la purezza: è il nuovo Benino, il pastore che dorme e sogna. 

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