Valerio, volontario dalla parte degli ultimi: «Riciclo la plastica nei villaggi dell'Africa»

Valerio, volontario dalla parte degli ultimi: «Riciclo la plastica nei villaggi dell'Africa»
di Maria Pirro
Lunedì 22 Febbraio 2021, 09:00 - Ultimo agg. 22:02
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Il ragazzo con i capelli ricci assomiglia tanto a suo padre. Ha la stessa dolcezza nel sorriso, conserva i ricordi comuni di viaggi poco organizzati, più all'avventura in auto, e ne condivide i progetti di solidarietà portati avanti per restituire la vista a giovani e anziani poverissimi e quasi ciechi, ma a queste iniziative aggiunge il personale impegno per trovare contatti e fondi con l'obiettivo di riciclare la plastica, costruendo con bottiglie o taniche ambulatori per gli screening nei villaggi africani. «Quante volte ho aspettato che papà tornasse dalle missioni umanitarie», racconta Valerio Orfeo, figlio di Vincenzo che è responsabile dell'Oculistica alla Clinica Mediterranea di Napoli nonché professore a contratto alla Scuola di specializzazione in Oftalmologia dell'Università di Trieste e può certificare di aver eseguito circa 22mila interventi chirurgici negli ultimi 25 anni. Solo che il 31enne giramondo è un medico mancato: ha interrotto gli studi per seguire una strada diversa, spinto dal voler fare «qualcosa di utile»: a modo suo.

Nel 2011, Valerio assieme a un gruppo di amici fonda il Rotaract Club Napoli Posillipo e, in qualità di presidente, propone un progetto condiviso da tutti i 61 club: Ghana OpeRACtion consiste nella costruzione di un ambulatorio pediatrico nell'orfanotrofio In my father house, di Padre Joe.

Ma i camici bianchi napoletani, che avrebbero dovuto dare una mano, non arrivano mai a destinazione. Non possono spostarsi, a causa dell'ebola. «Con i finanziamenti raccolti, acquistiamo farmaci per l'ospedale Sacro Cuore di Abor, centro di riferimento della missione», dice Orfeo che, nel frattempo entra nell'Onlus Airo, l'associazione di oculisti di cui fa già parte il papà. E, grazie ai contatti instaurati con il Rotaract, fa sbarcare i professionisti in Madagascar. «Dove l'ebola non è presente», spiega. «Dal 2014 presto servizio come volontario, coordino i progetti e partecipo in prima persona a cinque missioni in Madagascar e in Ghana». Con il team in camice bianco, giungono apparecchiature di ultima generazione. In alcuni casi l'associazione sovvenziona pure lavori in muratura: nel Policlinico Next di Antsiranana, nell'ospedale Saint Damien di Ambanja, sempre in Madagascar, e nel Comboni Hospital di Sogakope in Ghana. E l'azione prosegue sotto casa: «A stretto giro è prevista l'apertura di un ambulatorio oculistico In provincia di Napoli», anticipa Orfeo, per poi presentare il progetto più ambizioso, Sostenibilità Airo, con l'obiettivo di affrontare un problema che sembra non avere soluzione. «Durante le missioni, ho visto frammenti di plastica in ogni metro quadro calpestato», e mostra le foto, spiegando che «la questione è ambientale e anche sanitaria. Senza trascurare la scommessa di poter dare un valore economico a quello che oggi è solo un rifiuto». In Madagascar, come negli altri Paesi africani, i materiali di risulta vengono bruciati, interrati o abbandonati direttamente in strada, e gran parte della popolazione vive nei villaggi. «Le capanne rappresentano l'alternativa più economica, ma non hanno servizi igienici», spiega il giovane che con un gruppo di volontari e Airo punta alla costruzione di un ambulatorio per gli screening , il primo ecosostenibile, ad Antintorona. Utilizzando le taniche di olio di palma. La sperimentazione è sostenuta sul posto dalla Stefano Project Onlus e prevede di portare avanti uno studio sulle tecniche di riciclo della plastica nell'edilizia e, più nello specifico, punta a realizzare mattoni di plastica mista a cemento da testare nei laboratori del dipartimento di Scienze dei materiali della Federico II. Qui non manca l'aiuto della professoressa Martina Salzano De Luna. Solidarietà senza frontiere.

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