Il Mattino, 125 anni e due scudetti
una lunga cavalcata in due speciali

Il Mattino, 125 anni e due scudetti una lunga cavalcata in due speciali
Mercoledì 15 Marzo 2017, 21:01 - Ultimo agg. 18 Marzo, 11:24
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In edicola con «Il Mattino» di oggi, giovedì 16 marzo, il secondo inserto speciale allegato gratuitamente al quotidiano per festeggiare i suoi 125 anni di vita. Tra gli argomenti che riproducono le nostre pagine storiche gli accadimenti degli ultimi 50 anni, dal colera degli anni '70 al terremoto degli anni '80, dall'omicidio di Giancarlo Siani fino alla caduta delle torri gemelle e alla più recente morte di Pino Daniele. Pe lo sport non poteva mancare il primo storico scudetto del Napoli, il 10 maggio 1987. Proponiamo qui in anteprima l'articolo in prima pagina dell'epoca.
 



Napoli, una città in festa

Romolo Acampora

Un antico barone giunto d’oltremanica amava rimpiangere Ferdinando per motivi calcistici. Ci pensi, senza Garibaldi parteciperemmo alla Coppa dei Campioni? All’epoca il Napoli viaggiava in ascensore, su e giù tra A e B. Molti meriti sono stati riconosciuti alla brigata azzurra passata trionfalmente su tutti i campi d’Italia: giorni fa è appena arrivata la lettera di un veronese il quale voleva far giungere ai tifosi napoletani il suo compiacimento per come s’erano comportati nel giorno in cui gli azzurri hanno scritto la pagina calcistica più amara della stagione. Ed il ministero degli Interni ha appena certificato come nella graduatoria della correttezza i fans di Maradona e Bagni siano al primo posto. Nel giorno in cui erano trionfalmente nel novero delle squadre regine d’Europa il Napoli ha sconfitto anche uno degli ultimi borbonici! Traditi da un’identica iniziale hanno definito il Napoli campione fortunato. È stato semplicemente il più forte. Lo dimostra, oltre ai numeri, la semplice considerazione che in una competizione la forza del vincitore è sempre relativa alla debolezza dell’avversario; e viceversa.

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Ha vinto anche il pubblico

Carlo Franco

Chiariamo subito un concetto molto importante. È il giorno della vittoria, non il giorno delle rivincite. E chiariamo anche che quella che comincia stasera è una Festa legittima, perfino annunciata, non uno stordimento collettivo o, peggio ancora, una overdose di euforia per dimenticare che i primati veri della città restano la disoccupazione, la mancanza di case, la sporcizia, la camorra e i ritardi della classe dirigente. Il calcio come evasione totale insomma, anche dall’obbligo di lavorare e di comportarsi onestamente. Il chiarimento è lungo, ma doveroso: il giornalismo di colore e di folclore, armato dei vecchi arnesi e degli ancor più logori pregiudizi, ha già messo tende in piazza Plebiscito e minaccia un lungo soggiorno speculativo. La verità, al solito, è molto più semplice e più pulita. Napoli fa festa perché la sua «azienda» calcistica ha tenacemente e saggiamente costruito una vittoria che è, dunque, limpida e meritata. E diffonde nel calcio italiano, in crisi di identità dopo il mundial di Spagna, una ventata di freschezza e di organizzazione che gli addetti ai lavori senza il vizietto del colore hanno già mostrato di apprezzare.

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