Si recita un articolo per i 125 anni
E il galà diventa spettacolo

Si recita un articolo per i 125 anni E il galà diventa spettacolo
di Davide Cerbone
Martedì 14 Marzo 2017, 08:50
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Quando si accendono le luci, il direttore dello Stabile Luca De Fusco esordisce confessando alla platea un inedito stupore: «Non ho mai visto in tutta la mia vita una conferenza stampa così affollata». In effetti, nel Mercadante vestito a festa per i 125 anni del «Mattino» non c’è una poltrona libera.

Il compleanno va in scena alle 18,30 o poco più. Un’ora prima, però, il foyer già comincia ad affollarsi. Per primi arrivano gli attori: Mariano Rigillo, direttore della scuola dello Stabile, Cristina Donadio, Gaia Aprea, Maria Basile. «Mi hanno chiesto di leggere il primo editoriale del primo numero, firmato da Scarfoglio, questo mi lusinga», dice Rigillo: «Tra l’altro - ricorda - nel 1992 già festeggiai i cento anni del “Mattino”: l’allora direttore Pasquale Nonno mi chiese di organizzare in Galleria Umberto uno spettacolo intitolato “Caffè Gambrinus”, con testi di Salvatore Di Giacomo. Oggi, eccoci di nuovo qui». Anche Cristina Donadio prima di declamare il «Moscone» di Matilde Serao è emozionata: «In quelle pagine c’era un’analisi del costume sociale del tempo», osserva la Scianèl della serie tv «Gomorra». E aggiunge: «Ancora oggi il Mattino ci appartiene. Io lo leggo sull’iPad: anche quando sono da mio figlio, che vive ai Caraibi».
 

Sono passate da poco le 18, e varca la soglia del teatro il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca. «”Il Mattino” fa parte della vita democratica di Napoli, del Sud e dell’Italia», sottolinea il governatore: «Io apprezzo del quotidiano degli ultimi anni soprattuto due cose: l’aver scelto una linea di grande civiltà anche nella critica della politica e delle istituzioni e una dimensione di rispetto umano della dignità delle persone che rifugge dal sensazionalismo e dallo scandalismo». Dopo De Luca, fa il suo ingresso un altro presidente, deposto ma comunque indimenticato. «Anche nei momenti più negativi “Il Mattino” è stato sempre vicino alla squadra e a me come imprenditore», riconosce Corrado Ferlaino. «Quando assunsi la responsabilità del Napoli il giornale mi attaccava. Andai da Lauro e gli chiesi consiglio, lui mi disse: “Beh, allora compra “Il Roma”. Non gli diedi ascolto, continuai a comprare “Il Mattino” e sono ancora un suo fedele lettore». In rappresentanza del Comune c’è l’assessore alla Cultura Nino Daniele: «Sono soddisfatto al pensiero di aver dato un contributo. L’idea del premio letterario nacque quando per la prima volta ci incontrammo col direttore Barbano a Carinola: è bello vedere che siamo riusciti a farlo in un modo così solenne». Alla festa non vuol mancare neanche Peppino Di Capri, reduce dalla discussa partecipazione alla convention di Matteo Salvini. «Devo dire “grazie” al quotidiano della mia città: ricordo quando venivo da tre o quattro anni di crisi, e la prima rimonta la devo proprio al giornale. Oggi lo leggo più che altro su internet, ma quando in treno mi chiedono che giornale preferisco, rispondo senza esitazioni: ‘o “Matino”». Poco dopo, compare Patrizio Rispo, volto di «Un posto al sole» ma anche consigliere di amministrazione e prossimo vicepresidente aggiunto del Teatro Nazionale. «Dopo gli spettacoli, gli attori aspettavano la mezzanotte davanti all’edicola della Riviera di Chiaia per andare a leggere le recensioni», rammenta Rispo, che ha al fianco il collega di Cda Emilio Di Marzio. Poche file più in là, ecco il critico cinematografico Valerio Caprara e quello di musica classica Stefano Valanzuolo. In prima fila, invece, con la responsabile del settore Cultura e Spettacoli del giornale, Titta Fiore, siedono diversi scrittori che danno lustro e valore alle pagine odierne del «Mattino»: Wanda Marasco (l’adattamento teatrale del suo «Genio dell’abbandono», diretto da Claudio Di Palma, è stato rappresentato proprio in questo teatro fino a pochi giorni), Giuseppe Montesano, Silvio Perrella e Aldo Masullo.
 
 

Il flusso degli invitati è ininterrotto. A pochi minuti dall’inizio della conferenza-spettacolo, giungono il nuovo questore di Napoli Antonio De Jesu, il neo prefetto Carmela Pagano e quello di Caserta Arturo De Felice. E ancora, il console generale di Francia a Napoli, Jean-Paul Seytre, il direttore generale dell’Unione industriali di Napoli Michele Lignola, il rettore dell’Orientale Elda Morlicchio e quello dell’Università di Salerno Aurelio Tommasetti, il presidente del Museo Madre Pierpaolo Forte e quello del Napoli Teatro Festival Luigi Grispello, l’avvocato Domenico Ciruzzi, presidente del Premio Napoli, la soprintendente del San Carlo Rosanna Purchia e la direttrice degli affari istituzionali Emmanuela Spedaliere, Alba Caccavale del teatro Augusteo, Claudia e Lucio Mirra del Diana, Igina Di Napoli del Nuovo, il presidente di Eav Umberto De Gregorio, la dirigente delle Politiche culturali in Regione Rosanna Romano, il presidente della Fondazione Polis Paolo Siani, il referente di Libera in Campania Geppino Fiorenza, Claudio Mattone con la moglie, il maestro della fotografia Mimmo Jodice.

Il direttore del «Mattino» Alessandro Barbano osserva la sala con sobrio compiacimento: «Festeggiamo 125 anni da quella notte in cui il giornale fu dato alle stampe per la prima volta da Serao e Scarfoglio nell’Angiporto Galleria. 125 anni dopo, il Mattino c’è, è vivo, esiste ed è la piazza del Mezzogiorno d’Italia. Questo», spiega Barbano, «perché può contare su una città straordinaria, su un editore come Francesco Gaetano Caltagirone che promuove e sostiene lo sviluppo dell’editoria e del giornalismo libero del Mezzogiorno e su una redazione appassionata».
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