La spinta propulsiva
del «crescere facendo»

La spinta propulsiva del «crescere facendo»
di ​Sergio Zavoli
Martedì 14 Marzo 2017, 09:35
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La direzione de «Il Mattino» è un privilegio e un impegno che si accompagnano, fino alle viscere, alla vita di una città tra le più famose del mondo. Ricordo che il giornale segnava la distinzione di una realtà da cui Napoli traeva non solo il sentimento dell’unità del Paese, ma assai più di quanto le sia ancora dovuto, a iniziare dalla sua intrinseca qualità culturale, civile, umana, che più dei guasti dei dolori, delle privazioni ereditate dalla Storia ha fatto dell’antropologia una sorta di perennità, di destino.

L’anniversario da voi richiamato è un modo esemplare di ripercorrere un’identità che ha resistito e tuttora resiste a prove inquietanti: lo si è visto qualche giorno fa quando, per impedire il comizio di Matteo Salvini, un gruppo di antagonisti pronti alla «guerriglia urbana» si è infiltrato tra i dimostranti dando inizio a una serie di scontri perfettamente organizzati, tanto da rievocare le avvisaglie degli indimenticabili, drammatici tumulti genovesi. Dentro la furia non c’era Napoli, e neppure il suo spirito, nulla di quello scempio poteva rimandare alla desolante, paradossale immagine dei boia chi molla, persuasi che il nuovo fascismo sarebbe salito dal Sud. Ma a Napoli, dentro quel furore, c’era solo la più pericolosa irrazionalità del caos. Napoli e il Meridione erano dalla parte di chi cerca nelle diversità una democratica, responsabile relazione che unisca il Paese secondo un principio di reale uguaglianza, quella stessa, virgiliana, che doveva conciliare i valori, non disseminare gli egoismi e difendere le fazioni. Bossi commentando l’accaduto, pare abbia detto: «Per tre voti guadagnati al Sud! E perderne chissà quanti al Nord!». Ma in ben altre forme occorrerà interpretare ciò che sta accadendo addirittura nel mondo. Il 125° anno de «Il Mattino», il quotidiano che per la complessità del suo territorio d’elezione ha conosciuto, più di altri, i travagli delle lontananze e persino delle separazioni, mi ricorda la più propulsiva delle spinte, quella vichiana, del «crescere facendo». Un bel gerundio, specie se gli aggiungi una parola nazionale: insieme. Non è più solo un simbolo. Buon lavoro, Direttore, e un franco augurio a tutti. 
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