Alessandra Franco, la street artist dei 130 anni del Mattino: «Porto luce dove regna il buio»

Alessandra Franco, la street artist dei 130 anni del Mattino: «Porto luce dove regna il buio»
di Paolo Barbuto
Martedì 24 Maggio 2022, 07:00 - Ultimo agg. 18:02
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Parla e si muove. Prende un pennello, tocca il mouse, accarezza una scultura di bronzo. Non riesce a star ferma, anche se ha sulle spalle la stanchezza delle prime cinque notti in cui ha percorso la città per portare il messaggio del Mattino. L'avventura si concluderà venerdì prossimo, una serie di blitz d'arte a base di proiezioni sui muri della città: pagine del giornale, immagini simbolo, frasi storiche. È il regalo dell'artista Alessandra Franco per il compleanno numero 130 del Mattino.

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Qual è il suo rapporto con il Mattino?
«Esiste quasi da sempre nella mia vita. Sono napoletana, Il Mattino era a portata di mano. La prima volta che l'ho letto per davvero avevo dieci anni, raccontava l'arrivo di Diego Maradona al Napoli. Posso raccontare questo episodio in un'intervista o sembra riduttivo?».

Altro che riduttivo, Diego è diventato uno dei simboli della città
«Vero, quando proietto la sua immagine a sorpresa c'è sempre un entusiasmo incontenibile».

Cos'è il progetto StreetVision?
«È quello che tanti napoletani hanno visto nelle ultime notti. È un modo di portare l'arte in luoghi inconsueti e imprevisti. L'esordio di questo progetto con il compleanno del Mattino è voluto: desideravo rappresentare il rapporto del giornale con la città, portarlo in ogni quartiere, anche in quelli più disagiati per spiegare che Il Mattino è di tutti ed è a disposizione di tutti». Ecco, l'idea di portare il giornale, e un fascio di luce, anche nelle zone più buie, è trainante nel progetto.

Quanto ha studiato per creare i suoi blitz di arte visuale?
«Mi sono concentrata sulla raccolta delle prime pagine storiche da affiancare alle proiezioni. Per il resto non c'è stato bisogno di studiare. Io sono cresciuta con il mito di Matilde Serao».

Ecco perché anche donna Matilde si sta manifestando sui muri di Napoli.
«È il mio personale omaggio a una donna-simbolo. L'ho raffigurata mentre scrive uno dei suoi articoli, poi solleva lo sguardo e ci osserva, ma subito torna a scrivere per raccontare Napoli come solo lei sapeva fare».

Perché Alessandra Franco fa l'artista?
«Che domanda è?».

Ha studiato, ha lottato, ha sofferto per diventare artista?
«Tutto quel che sono lo devo a me stessa. Non so se è tanto oppure è poco, ma ne sono fiera. Ho studiato archeologia e management dell'arte, ho seguito i miei istinti anche a dispetto di una famiglia che non ha mai accettato l'idea».

Poi è approdata alla visual art.
«No, non è un approdo, continuo a dipingere e a scolpire. Questa forma d'arte si affianca alle altre, mi consente di entrare nel mondo digitale dove tutto sembra effimero ma forse non lo è. Il mercato degli Nft ne è la testimonianza, mi affascina».

È difficile creare un'opera di Streetvision?
«Nell'arte nulla è facile, tutto richiede attenzione, passione, cuore. Nel caso specifico si tratta di generare emozioni attraverso proiezioni che non sono stanziali. È straniante non sapere chi riceverà il tuo messaggio, ti costringe ad essere trasversale, immagini semplici nelle quali si nascondono messaggi profondi».

Qual è la proiezione, tra quelle dedicate al Mattino, alla quale è più legata?
«Il grazie a medici e infermieri che proietto al Cardarelli mi regala grandi emozioni, anche l'immagine dell'astronauta che corre vicino alla pagina Sono Sulla Luna, del 1969, è molto avvincente. Però è il volto di Giancarlo Siani che mi dona, ogni notte, una sensazione diversa. Vicino al suo sorriso c'è la pagina che racconta il terribile omicidio del cronista del Mattino. Ma ho voluto dare un segnale di tenacia, ho portato nella proiezione anche la Mehari verde che prosegue il suo cammino, perché il messaggio di Giancarlo Siani continua a vivere, non l'hanno fermato con quei proiettili». 

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