FATE PRESTO, il grido del Mattino che resiste dal sisma alla guerra in Europa: oggi in edicola la prima pagina storica

FATE PRESTO, il grido del Mattino che resiste dal sisma alla guerra in Europa: oggi in edicola la prima pagina storica
di Aldo Balestra
Venerdì 15 Aprile 2022, 07:00 - Ultimo agg. 13:00
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C'è un'amara, feroce analogia tra la missione informativa delle prime pagine del Mattino di questi giorni e quella del 26 novembre di quarantadue anni fa, che oggi riproponiamo in omaggio ai nostri lettori (è stata votata come migliore copertina di sempre del Mattino). 

Allora, con un titolo che fece il giro del mondo e diventato poi, addirittura, la celebratissima opera d'arte di Andy Warhol, urlammo al mondo l'esigenza di fare presto per salvare chi è ancora vivo, per aiutare chi non ha più nulla. Voci, volti e storie dalla più grande tragedia civile della storia repubblicana in Italia, il terremoto di Campania e Lucania, con quasi 3mila morti, 9mila feriti, 280mila sfollati. FATE PRESTO fu un'ineguagliabile sintesi titolistica, che scosse la lenta e farraginosa macchina dei soccorsi dello Stato. Un'insopportabile disorganizzazione che indignò l'allora presidente della Repubblica, Pertini, che vide la devastazione e ascoltò il grido di dolore delle popolazioni. 

La natura aveva dato sfogo al malessere che covava dentro, sottoterra, lungo la dorsale appenninica, sconvolgendo le vite e l'urbanistica dei paesi dell'osso, portando morte e distruzioni che avrebbero dispiegato effetti - e ancora li tastiamo con mano - per decenni. Cosa accadrà, allora, in futuro nella nostra Europa attraversata dal conflitto nell'Est, oggi che portiamo in prima pagina titoli, immagini e storie raccapriccianti che raccontano, in tutta la loro crudezza e gravità, la sofferenza del popolo ucraino per la guerra innescata dal governo russo a fine febbraio, proprio mentre stava per sbocciare quella che tutti aspettavamo, la primavera globale dopo due anni di pandemia. 

Le prime pagine sono la vetrina del giornale, un occhio di pregio sui fatti del mondo. E in quel freddissimo novembre 80 Il Mattino raccontò con efficacia, poi universalmente riconosciuta, ciò che stava accadendo dopo la grande scossa. Lo fece con 51 giornalisti, inviati dall'allora direttore Ciuni sui luoghi del sisma. I cronisti del Mattino, soprattutto nelle aree dell'Irpinia, del Salernitano e della Lucania, divennero testimoni diretti della sciagura e la raccontarono spesso arrivando per primi, anticipando i soccorsi. Fu proprio lo scenario di distruzione rappresentato con grande tempestività a spingere Ciuni ad un titolo forte, fortissimo, tutto in carattere maiuscolo. Vittorio Del Tufo ha ricostruito in uno straordinario numero dell'Uovo di Virgilio come nacque il titolo FATE PRESTO: «Napoli, 25 novembre 1980. Sono le 17. Nella stanza del direttore del Mattino Roberto Ciuni, al secondo piano di via Chiatamone 65, dodici persone sono riunite attorno a due lunghi tavoli. Hanno i volti stanchi, segnati dalla tensione: alcuni di loro non dormono da due giorni. Quelle dodici persone sono lì per impostare la prima pagina del giornale e, soprattutto, per deciderne il titolo. Se il giornalismo è passione civile, quella che venne scritta la sera del 25 novembre 1980 nella stanza di Ciuni ne fu una straordinaria pagina. Abbiamo provato a ricostruire, parlando con alcuni protagonisti di quelle drammatiche ore, cosa accadde realmente la sera del 25 novembre. Davanti a Ciuni ci sono il vicedirettore Franco Angrisani; i redattori capo Massimo Donelli, Ernesto Auci, Giacomo Lombardi (l'altro redattore capo, Arturo Fratta, era fuori Napoli); l'inviato Gaetano Giordano; il capocronista Ciro Paglia. E ancora Pietro Gargano, al quale era stato assegnato il compito di coordinare il lavoro sul terremoto, e gli altri uomini-chiave di quel periodo, giornalisti di punta del quotidiano: Gerardo Guerra, Carlo Franco, Mario Caruso, Ettore Serio, lo storico capo dello Sport Riccardo Cassero. L'articolo riprodotto nell'opera porta la firma di Carlo Franco, giornalista di antica militanza, legatissimo alla città: Ricordo che quella sera entravo ed uscivo dalla stanza di Ciuni. Ero teso, pieno di adrenalina, cercavo di concentrarmi sul pezzo che dovevo scrivere. Ho stampato nella memoria l'incipit: il terremoto comincia ora, quando è finito il terremoto. Dai racconti dei nostri cronisti era evidente che la macchina dei soccorsi non funzionava, si avvertiva un senso di rabbia, di impotenza. Chi decise, quella sera, il titolo di prima pagina? Chi ebbe per primo l'idea di riassumere in quella invocazione l'urlo di rabbia e dolore che saliva dai territori sventrati dal sisma? All'ultima riunione del tardo pomeriggio - ricorda Pietro Gargano - Ciuni ascoltò i resoconti e chiese: Avete suggerimenti per il titolo della prima?. Bisogna fare presto - dissi io - altrimenti là sotto non troveranno vivo nessuno e scoppieranno epidemie. Il direttore sollevò il taccuino e lo mostrò, c'era scritto Fate presto. Rimasi senza parole. Nessuno osò replicare, Ciuni aveva già deciso. Completammo insieme il titolo, decidendo il catenaccio: per salvare chi è ancora vivo, per aiutare chi non ha più nulla». Il ricordo di Carlo Franco coincide con quello di Gargano. «Ciuni arrivò con il titolo già in tasca. Quella frase nasceva dalla rabbia, una rabbia civile fortissima. Eravamo tutti indignati per il ritardo nei soccorsi. Ma Ciuni lo era più di tutti. Quando decise il titolo, aveva davanti agli occhi la straordinaria foto di Felice Santosuosso, le macerie di Sant'Angelo dei Lombardi riprese dall'aereo noleggiato dal Mattino. Quella sera, in quel momento, il giornale del territorio doveva gridare FATE PRESTO». 

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Una scudisciata a tutta pagina, in carattere spesso e maiuscolo, un pugno nello stomaco di chi temporeggiava rispetto al Sud con i morti sotto le macerie, i feriti, senza più collegamenti e infrastrutture, con il rischio di essere abbandonato a se stesso. Un titolo che, rilanciato dalla tv di stato, dalle radio libere, dai radioamatori, divenne esso stesso - in quei mesi ma soprattutto nei decenni a seguire - la cifra del dramma. Ecco perché, da quel giorno, quel titolo riveste un carattere quasi di sacralità all'interno del Mattino. Lo guardano i cronisti anziani e lo scoprono i più giovani. La prima pagina riprodotta su grandi pannelli, insieme alle altre copertine storiche, rimane sempre la più osservata nella nostra redazione, prima nel corridoio circolare di via Chiatamone e ora nella moderna sede di Torre Francesco, al Centro Direzionale di Napoli. Una pagina andata oltre ogni limite temporale, quasi non avesse scadenza. Al punto che, quando abbiamo immaginato di tastare il polso dei lettori in occasione del 130° anniversario, lanciando un sondaggio sul nostro sito, la scelta della migliore prima pagina nella storia del Mattino si è rivelata univoca, incontestabile. Per questo la regaliamo oggi in ristampa a chi continua a vedere nel Mattino il baluardo di una forte, tempestiva e obiettiva informazione che parte dal Sud. 

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