Gigi D'Alessio in concerto al Plebiscito: «Partendo da Napoli è più difficile avere successo»

Gigi D'Alessio in concerto al Plebiscito: «Partendo da Napoli è più difficile avere successo»
di Federico Vacalebre
Giovedì 16 Giugno 2022, 07:00 - Ultimo agg. 17 Giugno, 20:41
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Al tavolo nella stanza delle conferenze di Santa Lucia siedono accanto a lui: il governatore Vincenzo De Luca, il sindaco Gaetano Manfredi, il vicedirettore per l'Intrattenimento Rai in prime time Claudio Fasulo e l'amministratore unico della Fondazione Campania dei festival. Tra la folla dell'occasione ci sono anche dei bambini ucraini in cura al Santobono che il suo concertone, grazie al numero solidale 45592, provvederà ad aiutare nelle cure e nella permanenza in Italia. Gigi D'Alessio si guarda attorno, confuso e felice, forse anche commosso: «Ecco, il problema sarà che cosa fare dopo questo evento: non so se saprò ancora superarmi, come ho fatto sempre».

Restiamo con i piedi per terra, Gigi: chi è l'uomo che festeggia domani in piazza del Plebiscito, e in diretta su Raiuno, i suoi primi trent'anni di carriera?
«Uno come te, dice il titolo dello show, che replicheremo sabato, senza friends, ma sempre sotto le telecamere: quelle immagini serviranno per un docufilm. Uno come tutti. Uno che viene dalle cerimonie, dai matrimoni, dalle feste di piazza. Ed è finito al Radiocity Music Hall di New York, all'Olympia di Parigi, all'Ariston di Sanremo. In piazza del Plebiscito. Al San Carlo».

Anche al San Carlo?
«Sì, me lo hanno concesso, mi hanno ammesso nel palazzo della musica. Con un'orchestra di 33 donne mi vedrete nel teatro più bello del mondo, il mio amico Amadeus mi darà il tempo di attraversare la piazza e correre sul palco».

Che cosa hai scelto per l'occasione?
«Non dirgli mai, il brano che ha cambiato la mia vita. Avrei voluto avere Pippo Baudo nel palco reale, lui è stato il primo a darmi credito fuori da Napoli, la mia prima volta in piazza del Plebiscito non avevo friends tranne lui. Purtroppo l'età e qualche acciacco l'hanno tenuto lontano, ma un grazie va anche a lui».

E gli altri grazie?
«A De Luca e a Manfredi che hanno subito accettato la sfida di questo evento. Organizzare le cose a Napoli è sempre difficile, al San Paolo avrei fatto più soldi, ma mi piaceva riaprire piazza del Plebiscito, riportare Napoli, e non solo, su Raiuno».

Perché dici «Napoli e non solo»? 
«Perché ci saranno cartoline, ovvero immagini della grande bellezza, di Procida capitale di cultura, di Paestum, di Ravello, della reggia di Caserta, di Salerno».

Continuiamo con i ringraziamenti?
«Sono grato al sovrintendente, al prefetto, a quanti hanno cercato di vincere la macchina burocratica accanto a me.

A Mario Merola che mi ha lanciato: canterò Cient'anne con la sua voce ed immagine, oltre che con suo figlio Francesco sul palco. A Lucio Dalla, che ricorderò tra Pino Daniele e Renato Carosone. Ma, soprattutto, al pubblico che mi ha seguito sin dagli inizi. E ai signor no».

I «signor no»?
«Quelli che snobbavano le mie canzoni e forse le snobbano ancora. Quelli che snobbavano il mio popolo e forse lo snobberanno anche domani e sabato ritenendolo meno chic di quello di altri eventi di musica leggera che si consumano di questi tempi e che vengono raccontati con maggior enfasi ed attenzione».

Perchè li ringrazi?
«Perché mi hanno fatto diventare più forte, produrre gli anticorpi, diventare ancora più fiero di rappresentare una cultura popolare, una città capitale della canzone. La musica non vive nelle gabbie dei generi, da una parte i neomelodici da un'altra i veteroalternativi: la musica è donna, è femmina, se si mette un giubbotto di pelle diventa rock, con un abito da sposa si presenta romantica, con un tailleur è elegante... Certo, chi parte da Napoli fatica due volte per arrivare al successo, paga il pregiudizio».

Dopo trent'anni, però, inizia ad essere difficile non capire che c'è del talento.
«Sì, ma dopo trent'anni sei stufo anche di dover reclamare il diritto ad essere ascoltato prima di essere giudicato».

Veniamo ai «friends»?
«Sul palco con me, oltre a un'orchestra d'eccezione diretta dal maestro Adriano Pennino, ci saranno Eros Ramazzotti, Amadeus, Alessandra Amoroso, Fiorello con cui renderò omaggio a Carosone, Vanessa Incontrada, Achille Lauro. E, ancora: mio figlio Luca, alias Lda, che accompagnerò al pianoforte. Fiorella Mannoia con cui duetterò Quello che le donne non dicono, perché nessuno dei miei ospiti, che sono davvero amici, viene qui a far la promozione al suo singolo del momento, sarà una serata di sole hit. Continuo, sperando di non dimenticare nessuno: Vincenzo Salemme, Alessandro Siani, Mara Venier, Andrea Delogu e Stefano De Martino, Maurizio Casagrande, Clementino, Luche', il dj Massimo Alberti, di Francesco Merola abbiamo detto, poi Rosario Miraggio, Geolier, Lele Blande, MV Killa, Samurai Jay, Enzo Dong, Vale Lambo, Franco Ricciardi e Ivan Granatino. E non è escluso che possano aggiungersi altri nomi».

Bilanci?
«Sì, è l'ultimo grazie, anzi il primo. A mamma e papà che mi hanno dato l'opportunità di studiare al conservatorio. E a Napoli, che è la mia seconda mamma. Sono stati 30 anni di carriera splendidi, ho avuto più di quello che ho dato e non finirò mai di ringraziare la gente che ha creduto in me». 

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