Centro dialisi Kidney, cambia la sede ma non cambia la qualità dei servizi

Centro dialisi Kidney, cambia la sede ma non cambia la qualità dei servizi
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Lunedì 3 Ottobre 2022, 00:00
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La sede napoletana del Centro di dialisi Kidney si trasferisce, ma la qualità del suo servizio resta intatta. In attività dal 1978, è il punto di riferimento per i servizi di dialisi a Napoli e provincia e da oggi avrà il suo quartier generale sarà in via Cinthia 11, all'interno del parco San Paolo nel quartiere di Fuorigrotta.

«Abbiamo ultimato il trasferimento a metà agosto, questa struttura è stata scelta perchè molto più spaziosa della precedente» spiega Giuseppe Matarrese, direttore sanitario del centro. «Qui ci occupiamo della dialisi dei pazienti e non solo. Utilizziamo esclusivamente prodotti Fresenius e un trattamento delle acque all’avanguardia. Da trent'anni curiamo i pazienti dalla A alla Z: ci preoccupiamo di tutte le patologie che possono avere e soprattutto dei trapianti. Li accompagniamo durante tutto il percorso di indagini come ecografie, analisi ematochimiche, esami strumentali di ogni tipo che svolgiamo qui in sede. Il nostro obiettivo è inserirli in lista d’attesa nel più breve tempo possibile e tenere attiva questa lista».

«Il trattamento delle acque - continua Matarrese - è fondamentale per le dialisi: non utilizziamo più le taniche - in modo da limitare l’utilizzo della plastica - ma un trattamento delle acque centralizzato. Cerchiamo di andare avanti nella maniera migliore possibile con i nostri circa cento pazienti, che aiutiamo con la collaborazione loro e dei nostri medici e infermieri, sia con la nostra professionalità che sotto l’aspetto umano». 

Il “cambio di look” del centro Kidney porta con sé importanti novità «che nascono dal fatto che le patologie non devono essere intese come monodistrettuali», puntualizza Antonio Zarra, responsabile del reparto cardiologia del centro. «Esiste una stretta correlazione tra le patologie cardiovascolari e quelle renali. Il nostro progetto prevede integrare l’assistenza dei malati che affluiscono al centro in quanto nefropatici, potendo offrire loro l’intero bagaglio diagnostico di una cardiologia moderna. Nel breve trasferiremo la nostra struttura in questa sede e potremo finalmente partire con un'integrazione totale».

Per i propri pazienti, dunque, il centro Kidney mette a disposizione una vasta serie di servizi ulteriori alle cure dialitiche. Tra questi c’è quello offerto dalla nutrizionista Teresa Di Lauro: «Il paziente in dialisi passa da una dieta ristretta, caratterizzata da prodotti aproteici, a una più libera. Questa libertà tende a sfociare in esagerazioni: è per questo che il centro Kidney fornisce loro uno specialista per attenzionare determinati alimenti che potrebbero peggiorare il quadro metabolico. Questo percorso serve a migliorare la qualità di vita del paziente ed evitare che possa sviluppare una malnutrizione per eccesso o per difetto». 

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Fiore all’occhiello del centro Kidney è la pet-therapy, spiegata dalla dottoressa veterinaria Alessia Amato: «La pet-therapy al centro Kidney nasce oltre quattro anni fa dalla collaborazione con il centro Criuv - Centro riferimento regionale igiene urbana veterinaria - attraverso l’Università Federico II e il suo dipartimento di medicina veterinaria.
L’università si avvale di medici veterinari zooterapeuti, che assieme ai cani co-terapeuti intervengono nelle attività AAA - aventi finalità ludico-ricreativo e di socializzazione - durante i cicli di dialisi. Lo scopo è di fornire, tramite una terapia non convenzionale, un supporto alle terapie mediche tradizionali. Gli obiettivi sono - attraverso il cane, che è mediatore della comunicazione tra paziente e operatore - favorire la comunicazione con i pazienti e all'interno dei gruppi stessi, favorire e migliorare l'accettazione alla cura e migliorare l'umore. Dai lavori sul campo, l’università si propone di dare riscontro scientifico al valore della pet-therapy sul benessere del paziente. È stato già pubblicato su riviste mediche internazionali un primo risultato, che evidenzia un aumento di ossitocina e serotonina in pazienti dializzati che partecipano alle attività di pet-therapy».

«Oltre quarant’anni di dialisi vuol dire che esiste una verità nella nostra professione, alla quale crediamo profondamenete», concludono il direttore amministrativo Giovanni Capuano e la coordinatrice Annalisa Pistone. «Cerchiamo di vivere questa situazione soprattutto nell'interesse del paziente emodializzato. La priorità del trasferimento in una nuova struttura nasce dal bisogno del paziente di coadiuvare, in uno stesso luogo, tutte quelle che sono le esigenze di salute intesa come fisica ma soprattutto psicofisica. È per questo motivo che nasce il passaggio nella nostra nuova struttura, più accogliente e adatta alla multidisciplinarietà, per un lavoro in team delle copatologie che il paziente presenta e che riusciamo a gestire internamente».