Cancro al colon-retto, le terapie combinate con la chirurgia

Cancro al colon-retto, le terapie combinate con la chirurgia
Domenica 30 Ottobre 2022, 17:01 - Ultimo agg. 4 Novembre, 14:46
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«Siamo nel pieno di un enorme cambiamento di scenario, che oggi ci consente di praticare una chirurgia altamente personalizzata, “sartoriale”, grazie all’uso della terapia neoadiuvante chemio-radio e della total neoadiuvant therapy, la cui efficacia consente al chirurgo interventi mirati meno demolitivi e più rispettosi della conservazione dell’organo». A parlare dei grandi passi in avanti fatti nel campo della chirurgia per il tumore del colon e del retto è Francesco Selvaggi, ordinario di Chirurgia e primario del reparto di Chirurgia colorettale al Policlinico dell’Università Vanvitelli di Napoli. Il professionista spiega che oggi, come prima linea di controllo, è necessaria una visita specialistica che, in caso di problemi o sospetti, potrà indirizzare il paziente affinché si sottoponga a esami diagnostici più specifici. Lo screening di massa prevede la ricerca del sangue occulto nelle feci, che in caso di positività deve essere seguito da una colonscopia. 


Uno dei problemi maggiori per i quali spesso la diagnosi non arriva precocemente è che in generale i polipi non provocano sintomi. Solo se si determinano delle perdite di sangue ci si può rendere conto di avere un problema.
In generale, però, i sintomi sono molto variabili e condizionati da diversi fattori come la sede del tumore, la sua estensione e la presenza o assenza di ostruzioni o emorragie. Questo fa sì che le manifestazioni del cancro siano spesso sovrapponibili a quelle di molte altre malattie addominali oppure intestinali. 

Capita non di rado che sintomi precoci, vaghi e saltuari come possono essere la stanchezza e la mancanza di appetito, ma anche sintomi più gravi come una vera e propria anemia o la perdita di peso, sono spesso trascurati dal paziente, soprattutto se si tratta di ragazzi. Talora una stitichezza ostinata, alternata a diarrea, può costituire un primo campanello d’allarme da non sottovalutare. Ci sono poi pazienti che hanno alcuni specifici marcatori molecolari, per cui si può intervenire con la total neoadjuvant therapy. «Anticipando la chemioterapia - dice Selvaggi - possiamo ridurre il volume del tumore e facilitarne l’asportazione, aprendo la strada a interventi chirurgici estremamente conservativi». 


Recenti dati presentati a Parigi all’European society medical oncology (Esmo) confermano il beneficio della immunoterapia neoadiuvante in pazienti con una particolare predisposizione genetica, la dMMR (mismatch repair-deficient). Selvaggi precisa che per alcuni interventi è possibile accedere per via transrettale, limitando di molto le complicazioni post operatorie e abbreviando i tempi di degenza. L’approccio transrettale è certamente mini-invasivo e consente di ridurre il trauma operatorio, tutelando l’organo e la sua funzione. 

Per quei pazienti in cui la malattia è recidiva, è possibile ottenere con metodiche chirurgiche avanzate e moderne la guarigione chirurgica, restituendo una buona  qualità della vita. Dunque, un panorama in continua evoluzione, che vede il reparto di Selvaggi tra i primi in Campania per la chirurgia di queste neoplasie, per tutte quelle situazioni che hanno esigenza di un approccio condiviso, attraverso i gruppi oncologici multidisciplinari (chiamatiGom), che comprendono oltre i chirurghi, oncologi, radiologi, radioterapisti, anatomopatologi, gastroenterologi e psicologi. 
«La direzione generale guidata dal dottore Ferdinando Russo - conclude Selvaggi - sostiene con forza un’azione di rilancio e implementazione di un’offerta assistenziale di altissimo livello. Un lavoro che ci sta mettendo in condizione di essere attrattivi anche per pazienti che vengono da altre regioni».

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