Quando la diagnosi non è un dilemma

Quando la diagnosi non è un dilemma
di Emanuela Di Napoli Pignatelli
Giovedì 30 Settembre 2021, 00:00 - Ultimo agg. 06:30
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Eseguire una corretta diagnosi differenziale fra iperplasia prostatica benigna (Ipb) e carcinoma della prostata è uno degli argomenti più importanti in urologia, perché la vera distinzione va fatta tra le neoplasie a elevato potenziale di malignità e quelle che invece sono destinate a non causare problemi al paziente. 

Un impulso importante in questa direzione arriva dalla risonanza magnetica multiparametrica. Spiega Ferdinando Fusco, professore associato di urologia all'Università Vanvitelli: «La risonanza consente di individuare con maggiore probabilità proprio quelle neoplasie che hanno un rischio clinico significativo. In attesa di ulteriori approfondimenti vige al momento il concetto generale che se una neoplasia è visibile alla risonanza allora è clinicamente significativa».

Va detto che le biopsie sono sempre più mirate con un maggior tasso di accuratezza e ciò consente di risparmiare il numero di ripetizioni bioptiche e il numero di prelievi. Inoltre, c'è molta attesa per quello che potrebbe essere un passo rivoluzionario nel campo della diagnostica del tumore prostatico: la cosiddetta biopsia liquida. «Al momento si tratta di un filone di ricerca che non ha ancora implicazioni nella pratica clinica corrente - prosegue Fusco - ma è possibile che nel prossimo futuro saranno disponibili test che consentano di rilevare la presenza di tumore da un semplice esame del sangue». 

Ma il futuro è già iniziato in campo urologico anche per il trattamento delle neoplasie, non solo prostatiche, ad esempio per i tumori della vescica che in un passato non troppo remoto venivano trattati in modo estremamente invasivo. Con l'ausilio del robot durante l'operazione, oggi è possibile ricostruire la vescica utilizzando un pezzo di intestino, in modo da rendere la qualità di vita dei pazienti decisamente migliore. A spiegare in modo semplice tutto questo è Roberto Falabella, responsabile della chirurgia robotica in Urologia al San Carlo di Potenza. «Il nostro ospedale, tra i primi nel sud Italia, si è dotato nel 2014 di piattaforma robotica Da Vinci. I vantaggi sono enormi, a partire dalla visione 3D con ingrandimento fino a 10 volte che consente una più ampia e corretta visione del campo anatomico per eseguire dissezioni più precise e sicure. Le braccia robotiche, inoltre, offrono ampia libertà di movimento e una rotazione di circa 540 gradi che permette di accedere anche in aree altrimenti difficilmente raggiungibili, eliminando quel tremore fisiologico delle mani».

Tutti gli interventi di chirurgia maggiore possono essere eseguiti con il Da Vinci, anche la cistectomia radicale, fino a poco tempo fa un tabù in questo senso per lunghezza e difficoltà. Notevoli i vantaggi sotto il profilo oncologico accompagnati da minori perdite di sangue e dolore post operatorio, tempi inferiori di ospedalizzazione e un più rapido ritorno del paziente alle attività quotidiane. La precisione garantita dalla robotica consente, inoltre migliori, risultati funzionali in termini di sessualità e di continenza urinaria. Ma l'intervento, molto complesso, va programmato in centri con grande esperienza. E anche la chirurgia renale presenta novità importanti, come spiega Stefano Signore, direttore di Urologia della Asl Roma 2, Ospedali Sant'Eugenio e Cto. «L'intervento di asportazione del rene in laparoscopia - assicura - semplifica di molto le cose. Grazie ad una suturatrice automatica, che taglia e cuce i vasi sanguigni, si abbassano i rischi e si riducono i tempi dell'operazione».

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