Quell'infiammazione dall'origine misteriosa

Quell'infiammazione dall'origine misteriosa
Giovedì 30 Settembre 2021, 00:00 - Ultimo agg. 06:30
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La difficoltà a respirare dal naso, un mal di testa insistente dato da una sensazione di compressione o la perdita dell'olfatto possono essere sintomi di quella che gli specialisti chiamano rinosinusite cronica con polipi nasali. Il problema, lo dicono i dati, è più frequente di quanto si possa credere: in Europa circa l'11 per cento della popolazione ne soffre, e in Italia si va dal 4 al 10 per cento. «Abbiamo a che fare con una patologia infiammatoria che ha un forte impatto sulla qualità di vita dei pazienti, con un'eziologia non del tutto chiara e un quadro clinico molto variabile», spiega Carlo Antonio Leone, direttore di Otorinolaringoiatria e chirurgia cervico-facciale dell'azienda ospedaliera dei Colli, a proposito della patologia di cui non si conosce ancora del tutto l'origine, ma che oggi può essere trattata con risultati fino a poco tempo fa impensabili. 

«Spesso si associa ad altre malattie legate a un'iper risposta immunitaria - aggiunge Leone -, si pensi all'asma o alla dermatite atopica. Notiamo anche una lieve prevalenza tra gli uomini, con un picco d'incidenza tra i 45 e i 65 anni. In alcuni casi osserviamo delle poliposi nasali anche in età pediatrica, in bambini disreattivi». E i sintomi, dunque, sono diversi: si va dall'ostruzione nasale alla perdita dell'olfatto, al dolore facciale o persino ad una sensazione di spossatezza. Ma è innanzitutto importante comprendere che le poliposi nasali non sono tutte uguali. «Alcune sono particolarmente severe e recidivanti, altre no. In questi anni abbiamo osservato pazienti che, una volta operati, hanno tenuto a bada il problema con cortisonici a uso locale o sistemico, e pazienti che invece sono stati costretti a operarsi più e più volte». 

La grande novità è che oggi le armi terapeutiche si sono molto affinate. C'è stato un cambio di strategia con un passaggio da una terapia sintomatica a una eziopatogenetica. Gli specialisti hanno infatti a disposizione farmaci biologici che riescono ad impedire le recidive. Leone certifica: «La chirurgia, anche se oggi è mini-invasiva, risolve solo i sintomi. Usando un endoscopio dotato di telecamera Hd, il chirurgo rimuove i polipi e amplia i condotti dei seni paranasali, così da favorire l'azione dei farmaci per uso locale. A fare la differenza sono poi gli anticorpi monoclonali usati nell'ambito di quelle che possono definirsi a tutti gli effetti delle terapie personalizzate». La citologia nasale e gli studi immunologici consentono di mettere in campo una cura mirata basata proprio sui farmaci biologici che colpiscono alcuni elementi della cascata infiammatoria. «In particolare, nel processo infiammatorio che porta alla poliposi nasale, le citochine chiave e centrali sono l'interleuchina 4 e l'interleuchina 13, entrambe responsabili dell'infiammazione che produce l'iperplasia della mucosa», chiarisce l'esperto. Visto che alla base delle poliposi nasali gravi ci sono meccanismi simili a quelli dell'asma e della dermatite atopica, non è raro che più patologie possano coesistere: pazienti affetti da poliposi nasale e dermatite atopica, o da poliposi nasale e asma.

Il centro diretto da Leone è uno dei primi centri a livello italiano per numero di casi trattati e ha portato avanti una sperimentazione, in collaborazione con Gabriella Fabbrocini, direttore di Dermatologia e della Scuola di specializzazione in Dermatologia e Venereologia all'Università della Federico II. Lo studio è stato incentrato sul primo anticorpo monoclonale disponibile su questa comorbilità. 

Ma esistono campanelli d'allarme ai quali prestare attenzione? Leone non ha dubbi e rimarca: «Il sintomo più comune è la difficoltà respiratoria nasale, ma bisogna prestare attenzione anche a eventuali alterazioni dell'olfatto e, se si nota qualcosa che non va, serve una visita dall'otorinolaringoiatra». Peraltro, gli specialisti possono oggi eseguire alcune endoscopie che permettono di valutare le dimensioni del polipo o provvedere a esami citologici che, nel loro insieme, consentono di arrivare a una terapia personalizzata. Il Monaldi, che rientra nell'azienda ospedaliera dei Colli, è centro di riferimento più adatto per questo tipo di esami e per le somministrazioni degli anticorpi monoclonali. «Anche se con il tempo le terapie possono essere autosomministrate - conclude Leone -, è essenziale che si parta sempre sotto controllo specialistico. Inoltre, i pazienti che hanno alla base una disreattività immunologica devono essere trattati in maniera multidisciplinare. Solo così si può offrire a ciascuno una terapia personalizzata e veramente efficace».

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