«Tutele ai più fragili, sprint dell’Inps per superare le difficoltà logistiche»

«Tutele ai più fragili, sprint dell’Inps per superare le difficoltà logistiche»
Venerdì 17 Aprile 2020, 21:00
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«È in momenti come questo che bisogna riuscire a dare risposte concrete a chi è più fragile e con orgoglio posso dire che l'Istituto si è mostrato all'altezza della sfida». Raffaele Migliorini, coordinatore generale Medico legale Inps, analizza le azioni messe in campo per far fronte alla pandemia. Misure basate sull'impiego di tecnologie e l'adozione di provvedimenti ad hoc, ma soprattutto «sulla capacità di dare una risposta operativa».

Dottor Migliorini, tra i problemi concreti da affrontare, quello di gestire le domande di invalidità. Come avete fatto?
«Con la scelta di agevolare l'integrazione della certificazione inviata dal medico curante o da un medico abilitato alla procedura con la documentazione sanitaria fornita dal cittadino e quindi esaminando il materiale esaustivo e probante, ai fini di un corretto giudizio medico legale. Tutto ciò è stato possibile anche tramite la modalità di lavoro agile attivato dall'Istituto».

Con quali accorgimenti per i cittadini più a rischio?
«Proprio tale sistema di lavoro ha reso possibile che in molti casi si potesse formulare il giudizio medico legale evitando l'accertamento sanitario diretto e semplificando al massimo le procedure. Siamo stati agevolati in questo dall'esperienza pregressa. Si pensi, in ambito assistenziale, ai termini del D.M. del 2 agosto 2007, il quale prevede per le patologie stabilizzate e ingravescenti che il giudizio medico legale possa essere formulato in base agli atti, senza che il cittadino si rechi a visita».

Vale anche per le domande di revisione?
«Sì, quando lo stato di salute risulta compromesso ed è tale da rendere evidente il permanere della condizione invalidante».

Qual è stato il problema più difficile da affrontare?
«L'Istituto gestisce milioni di prestazioni ed è nel nostro Dna avere un'attenzione particolare alle fragilità. L'Inps ha una vocazione sociale e medica, del resto, qualcuno lo ricorderà, l'Istituto ebbe lo storico compito di affrontare il problema socio sanitario rappresentato dalla tubercolosi».

Cosa ha funzionato e cosa no nell'affrontare la pandemia?
«Stiamo cercando di contemperare le istanze dei cittadini con le opportune misure cautelari imposte dai provvedimenti governativi. Nel contempo, è doveroso sottolineare la sensibilità mostrata dai i vertici dell'Istituto nel coadiuvare gli sforzi del Coordinamento generale Medico legale volti a superare le difficoltà tecnico logistiche».

Avete anche sottoscritto dei protocolli di intesa con alcuni centri oncologici e pediatrici di eccellenza?
«Sì, è qualcosa di cui andiamo particolarmente orgogliosi, recentemente con l'Ifo e il Policlinico Gemelli di Roma, e già da anni con l'ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, con il Meyer di Firenze e il Gaslini di Genova. In tal modo l'iter sanitario viene notevolmente accelerato, grazie alla certificazione introduttiva stilata dagli stessi medici ospedalieri che hanno in cura i pazienti. Ciò significa non aggiungere dolore burocratico al dolore della malattia».
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