Passione, il motore
che fa volare il lavoro

Passione, il motore che fa volare il lavoro
di Carmela Maietta
Venerdì 5 Aprile 2019, 12:00
3 Minuti di Lettura
Appare subito chiaro che più di presente si parlerà di futuro. E prossimo. Di quello che è proprio dietro l'angolo. Agli studenti del Galileo Ferraris di Napoli che partecipano al progetto «Studiare l'impresa, l'impresa di studiare» viene detto che la General Electric, di cui fa parte l'Avio Aero di Pomigliano d'Arco, costruisce potenti macchine, dai motori aerei alle turbine a gas fino alle apparecchiature di imaging medicale, e che le sta connettendo al software perché siano più reattive e predittive e fornire, quindi, migliori prestazioni. A condurre, per così dire, nelle complesse retrovie tecnologiche che consentono di viaggiare nei cieli sono Gaetano De Chiara, chief manufacturing engineer e Luigi Ruggiero, facilities & maintenance manager della struttura campana. Ecco, dunque, la quarta rivoluzione industriale che «punta a ottimizzare i sistemi di gestione, i processi di integrazione delle catene di montaggio e l'efficienza di impianti e macchinari, riducendo rischi e costi operativi».

E in che misura la persona si inserisce in un processo così tecnologicamente avanzato? Quali sono i requisiti per entrare nel mondo aeronautico? La questione, posta dagli alunni Giuseppe Russo e Federica Cioffi, naturalmente interessa tutti. Sono quattro le parole che vengono spesso evocate durante l'incontro, e la prima suscita un pizzico di sorpresa: passione. Qui non si entra per rimediare comunque uno stipendio. «Non si può accedere solo per sbarcare il lunario, la premessa è la passione». Seguono competenza, rigore e creatività. L'assoluta competenza perché, si sottolinea con grande forza, ad essa è legata la sicurezza della persona. Il rigore perché qualunque pezzo deve passare con attenzione al vaglio della certificazione. La creatività perché bisogna progettare in maniera creativa: la tecnologia non deve mortificare la fantasia. Quali sono i profili professionali che si possono prendere in esame? chiedono Roberta Mele e Giovanni Tesone. Product Focal Point, Manufacturing Engineer, Chief Manufacturing Engineer, Quality Engineer, Production Supervisor e Material Planning. Nel primo caso si governa il processo di industrializzazione, si danno le linee guida tecnologiche, si monitorano gli indicatori di costo, la qualità e la consegna fino alla certificazione del prodotto. Il Manufacturing Engineer gestisce la centralina elettronica del motore mentre alla terza qualifica si chiede di contribuire a inventare il futuro dell'Avio Aero, a supportare la direzione nelle scelte strategiche quinquennali e a curare i rapporti con università e centri di ricerca. Le ultime tre figure si occupano rispettivamente di controllo qualità, supervisione della produzione e pianificazione dei fabbisogni di materiali.

Tutte qualifiche espresse in inglese. E allora l'inglese è indispensabile?, domandano Federica Cicatiello e Antonio Gargiulo. Certo, ma non solo: servono anche la capacità comunicativa e quella di essere brillanti, oltre a quella di saper affrontare le problematiche. Laureati o diplomati all'Avio Aero? Quali sono le basi di accesso? E la formazione? Salvatore D'Abundo e Ferdinando Pedone sembrano essere particolarmente interessati. Gli operatori diplomati, viene ricordato, rappresentano il 70-80 per cento e i laureati il 20-30. Nella valutazione delle domande conta anche il voto del diploma, la risposta alle domande tecniche e il modo di ragionare e di interfacciarsi. Un requisito, quest'ultimo, che si rivela molto importante quando bisogna affrontare e superare le problematiche che potrebbero presentarsi. Perché non bisogna mai perdere di vista l'obiettivo principale che è quello di garantire la sicurezza, essere certi che tutto funzioni.
© RIPRODUZIONE RISERVATA