Asif Kapadia conquista il festival di Cannes: «Il mio Diego è il re del caos»

Asif Kapadia conquista il festival di Cannes: «Il mio Diego è il re del caos»
di Titta Fiore
Martedì 21 Maggio 2019, 12:00
4 Minuti di Lettura
CANNES - Diego non ha visto ancora il film che Asif Kapadia gli ha dedicato. Ma ha visto le foto dei suoi amici Fernando Signorini e Dani Arcucci in smoking sul tappeto rosso del Palazzo del cinema e non ha resistito. Ha preso il telefono e li ha chiamati ridendo: «Scommetto che quei vestiti eleganti non sono i vostri...». Diego non c'è, ma tutti a Cannes parlano di lui. Il regista premio Oscar per «Amy» specializzato in documentari sui grandi personaggi dello show business, il suo montatore very british Chris King e, soprattutto, il preparatore atletico e il biografo ufficiale. Fernando e Dani, i compagni di una vita straordinaria. I testimoni di trionfi stellari e cadute rovinose. Sono loro a conoscere nel profondo la sua anima divisa in due. «Con Diego andrei in capo al mondo, con Maradona non farei un passo» dice Signorini nel documentario che porta il nome del Pibe e uscirà in Italia per tre giorni, dal 23 al 25 settembre. Alla proiezione ufficiale gli applausi sono stati entusiastici. A undici anni dal film che Kusturica dedicò al dio del pallone, la Croisette si è fatta incantare nuovamente dal suo genio ribelle. Chi è veramente Maradona, Signorini? «È la reincarnazione di Ulisse, un uomo intelligentissimo e astuto, imprevedibile e inafferabile come le sue giocate». «È nuovo e antico, capace di cambiare pelle come un serpente restando nell'intimo sempre la stessa persona, dice Arcucci che non se la sente di paragonarlo a nessun calciatore passato e presente: «Messi gli assomiglia molto, ma non ha la sua personalità esplosiva. Oggi un ragazzo delle favelas che si permette di attaccare il Papa e il presidente degli Stati Uniti non troverebbe spazi. Oggi vanno di moda personaggi politicamente corretti come Ronaldo, non ci sarebbe posto per un altro Diego».
 
Ma proprio la miscela incendiaria che ha permesso a Maradona di essere idolo delle folle e figlio amorevole, un vincente sul campo e una vittima delle proprie fragilità nella vita, proprio quel suo andare contro le regole caricandosi sulle spalle il riscatto di una città o dell'intera Argentina, ha entusiasmato Kapadia.

«Diego Maradona», il film, è nato così. Dall'innamoramento di un appassionato del gioco più bello del mondo per il giocatore più grande del mondo. Dalla nostalgia per un'idea romantica del calcio svaporata nelle gigantesche dimensioni del business. Dice, il regista angloindiano: «Nel calcio di oggi i soldi contano più di ogni altra cosa, contano le regole ferree dello show e la meravigliosa casualità della sfida viene governata dalle logiche hollywoodiane dello star system. Diego, invece, era il re del caos. Aveva talento geniale e debolezze umane. Era un idolo imperfetto e la gente lo amava per questo». Il film procede per contrasti, mettendo in luce tutte le contraddizioni di un personaggio capace di essere a un tempo «un ragazzo pieno di senso dell'umorismo e di gioia di vivere e la star mondiale che non poteva permettersi insicurezze». E come in ogni parabola che si rispetti, la realtà non è mai di un solo colore: all'azzurro degli scudetti, della Coppa Italia, della Coppa Uefa e della Supercoppa si sovrappone il nero delle frequentazioni sbagliate, la droga, i rapporti con la camorra dei fratelli Giuliano di Forcella, le donne, le notti brave «dove succedeva di tutto», la squalifica e i processi. «Quando arrivai a Napoli trovai ad accogliermi 85mila persone impazzite di felicità, dopo sette anni sono andato via solo». Diego, dietro Maradona. «Tutto il resto è una cornice, una meravigliosa cornice».

E Napoli, Kapadia? «Napoli non fa solo da sfondo a una storia straordinaria. È essa stessa personaggio, colorata, eccitante, meravigliosa e contraddittoria come il suo santo laico».

Napoli nel documentario è presente con le tante voci dei protagonisti dell'epoca e con le immagini memorabili delle partite di Maradona e delle due feste per lo scudetto. Con i materiali d'archivio e le testimonianze dei familiari. Parla la famiglia di Maradona, parlano l'ex moglie Claudia Villafane e Cristiana Sinagra, madre di Diego jr. riconosciuto dopo trent'anni. Tutto è noto e tutto è illuminato da una luce nuova. «Ma almeno tre cose rendono il film una scoperta» commenta Arcucci: «Le tante immagini inedite, la forma narrativa originale e le parole di Diego che ha il coraggio di raccontarsi senza sconti». Ma non è finita. Per i tifosi irriducibili, Amazon sta preparando una serie sulla vita del Pibe: da Villa Fiorito di Buenos Aires a Napoli, dove saranno girati alcuni episodi.
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA