Bruce Willis e la malattia, gli incidenti sul set e la troupe che faceva finta di niente: «Non riusciva a ripetere le battute»

Bruce ha continuato a lavorare e chi stava attorno a lui a fare finta di niente. Anche se i segnali c'erano tutti.

Bruce Willis e la malattia, gli incidenti sul set e la troupe che faceva finta di niente: «Non riusciva a ripetere le battute»
Venerdì 21 Aprile 2023, 12:51 - Ultimo agg. 23 Aprile, 13:57
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Due anni fa, nell'aprile 2021, era apparso chiaro a tutta la troupe che Bruce Willis stava molto male: era sul set di White Elephant, uno dei numerosissimi film d’azione nei quali è apparso negli ultimi anni (26 titoli in 5 anni, un paio di milioni di dollari per qualche giorno di lavoro, generalmente non più di due) e non riusciva a ripetere le battute tanto che un assistente gli leggeva le battute nell’auricolare. Erano i primi segni della demenza frontotemporale, la patologia neurodegenerativa che ha costretto l'attore al ritiro dalle scene. Ma prima di questa decisione - per cui sembra sia stata fondamentale la famiglia - Bruce ha continuato a lavorare e chi stava attorno a lui a fare finta di niente. Anche se i segnali c'erano tutti. 

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Gli auricolari

Senza gli auricolari Willis infatti non riusciva a lavorare.

E a chi sul set cominciava a domandarsi perché l'attore avesse sempre l’auricolare veniva spiegato che aveva perso l’udito dall’orecchio sinistro negli anni Ottanta a causa di un incidente sul set di Trappola di cristallo : peccato però che ogni tanto l’auricolare era in un orecchio, ogni tanto nell’altro. Il suo “team” negava l’evidenza. Il regista di White Elephant , Jesse V. Johnson, aveva lavorato con l’attore decenni fa, quando Willis era ancora uno stuntman. Quando l’ha rivisto però, «chiaramente non era più il Bruce che ricordavo». Il “team” di Willis negava l’evidenza, anche quando sul set di un altro film, tre anni fa, Hard Kill , ha sparato al momento sbagliato con la sua pistola di scena, terrorizzando tutti.

Sul set era una marionetta


Sul set di Out of Death al regista Mike Burns viene detto senza complimenti che era necessario comprimere tutte le scene di Willis — circa 25 pagine di dialoghi, una cifra enorme, equivalente a venti minuti di film — in un solo giorno di riprese, con un massimo di otto ore di lavoro come da contratto. L’anno dopo a Burns propongono un altro film con Willis: i collaboratori del divo gli dicono «sta molto meglio, è un’altra persona». In realtà era peggiorato ulteriormente. L’hanno portato alle Hawaii per girare Paradise City al fianco di John Travolta e per ricostruire la coppia magica di Pulp Fiction , nel 1994, secoli fa, ma Willis era sempre più disorientato. Come ha detto di recente al Los Angeles Times un membro della troupe, «era solo una marionetta».

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