Buscetta e Maradona, storie italiane al Festival di Cannes

Buscetta e Maradona, storie italiane al Festival di Cannes
di Titta Fiore
Venerdì 19 Aprile 2019, 10:30
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Un gruppo di venerati maestri da festival. Un solo italiano in gara, Marco Bellocchio, con «Il traditore», sulla storia del «boss dei due mondi» Tommaso Buscetta. Niente film targati Netflix. Due superdivi di arti varie fuori concorso: Elton John e Diego Armando Maradona, raccontato dal premio Oscar Asif Kapadia in un documentario sui suoi ruggenti anni napoletani. E la Palma d'onore alla carriera assegnata ad Alain Delon, l'icona senza tempo del cinema francese. Ecco i punti salienti del cartellone del 72esimo Festival di Cannes, annunciato ieri a Parigi dal delegato generale Thierry Frémaux con il presidente Pierre Lescure. Diciannove, per ora, i titoli in concorso. Apre il 14 maggio l'annunciato Jim Jarmush con gli zombie di «The Dead don't Die», seguono in ordine sparso i veterani Ken Loach e i fratelli Dardenne, vincitori di due Palme d'oro a testa, rispettivamente con «Sorry we missed you» e «Le jeune Ahmed», l'eterno enfant prodige Xavier Dolan con «Matthias et Maxime», il revenant Pedro Almodovar con il più autobiografico dei suoi film, «Dolor y Gloria» e quattro francesi, padroni di casa come sempre presenti in forze: Arnaud Desplechin con «Roubaix, une lumière», Ladj Ly («Les Misérables» in versione contemporanea, ambientato nel mondo delle banlieu), e le registe Céline Sciamma («Portrait de la jeune fille en feu»), Justine Triet («Sibyl»), Mati Diop («Atlantique», sul tema dei migranti). In gara anche l'austriaca Jessica Hausner di «Little Joe», tra concorso e sezioni collaterali alla fine saranno tredici i film diretti da donne nel programma non ancora definitivo.
 
Manca, ma potrebbe arrivare in corsa, per esempio, l'attesissimo «Once upon a time in Hollywood» di Quentin Tarantino che ha calato Brad Pitt e Leonardo DiCaprio negli anni folli e tragici della setta guidata da Charles Manson. Il film, dice Frémaux, è al montaggio, «ma speriamo di avere buone notizie». Per gli americani torna sulla Croisette Terrence Malick con «A Hidden Life», circondato dalla consueta e ormai stucchevole aria di mistero. E torna, a dieci anni da «Vincere», Marco Bellocchio, raccontando la storia di un grande pentito di mafia, l'uomo che per primo rivelò i segreti di Cosa Nostra. Nei panni di Buscetta un camaleontico Pierfrancesco Favino. «Il traditore è un film personalissimo, su una materia che ho imparato a conoscere, e al tempo stesso oggettivo», dice il regista: «È un film civile che evita, però, ogni retorica e ideologia. Per certi versi assomiglia a Buongiorno notte, perché i personaggi si chiamano con i loro veri nomi, ma lo sguardo è più esposto, esterno, i protagonisti sono spesso in pubblico, nel gran teatro del maxiprocesso di Palermo e in altri processi, trascurando però quei tempi psicologici, quelle nevrosi e psicosi borghesi che sono state la materia prima di molti miei film». Naturalmente è contentissimo dell'invito a Cannes: «Il concorso è una gara e posso solo accettarla cercando di fare il più bel film possibile, di corsa perché il tempo a disposizione è veramente poco». Ed è felice di aver scoperto il siciliano, «lingua meravigliosa, spesso storpiata, ridicolizzata dal nostro cinema e dalla televisione». Sul tradimento racconta di aver appena letto Giuda di Amos Oz che ha pesato sul film». Durante le riprese lo hanno colpito «i tanti piccoli preziosi dettagli notati nelle testimonianze o girando nell'aula bunker». Il film comincia con l'arresto di Don Masino in Brasile e con la sua estradizione in Italia, passa per il rapporto di lealtà con il giudice Falcone e le fasi del maxiprocesso, tra rivelazioni e lunghi silenzi, fino alla strage di Capaci, e oltre. Chi tradisce e chi è tradito in questa vicenda? «Buscetta qui è un personaggio molto complesso, la sfida era fare un film aperto, come si diceva una volta».

Bellocchio, come si è detto, sarà il solo a difendere i colori italiani nel concorso principale, «ma non facciamone un caso», ha chiesto Frémaux: «Bisogna giudicare sull'arco di almeno cinque anni e negli ultimi cinque anni il cinema italiano è stato molto rappresentato». Né vale la pena di insistere sull'esclusione dei film Netflix dalla Croisette. Lescure: «Abbiamo fatto bene, tanto più che nel prossimo futuro tutto cambierà e lo stesso colosso americano dovrà confrontarsi con altri giganti, con mezzi ancora superiori». Non cambierà invece il glamour,in questa edizione «romantica e politica», sul red carpet negato ai selfie sfileranno dive come Monica Bellucci per il seguito di «Un uomo e una donna» di Lelouch accanto ai protagonisti di allora Anouk Aimée e Jean Louis Trintignant, una popstar come Elton John, protagonista del biopic «Rocketman», e Maradona, il «dio ribelle» del pallone, per la seconda volta sulla Croisette dopo il debutto con Kusturica.
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