Il caso continua a fare discutere.L'associazione 100autori e U.N.I.T.A. (Unione Nazionale Interpreti Teatro e Audiovisivo), vogliono provare a sollevare «ancora una volta il velo su ciò che si cela dietro la cosiddetta svista ponendo una semplice domanda: non sarà l'ennesimo piccolo penoso paradigma di un retaggio culturale purtroppo ancora molto diffuso? Difficile addentrarsi in casi come questo nei meandri della consapevolezza o dell'inconsapevolezza, ciascuno valuti cosa sia peggio. Sta di fatto che si registra una bizzarra distorsione percettiva tutta italiana per cui queste distrazioni, stranamente, finiscono per riguardare sempre le donne».
Poster senza attrici, 100autori: Combattiamo queste 'sviste'' https://t.co/xMFAb8ebBd #cinema
— SoloCine.it (@solocine) June 28, 2020
I 100 autori e U.N.I.T.A.
fanno appello, in occasione di questa vicenda, «ai produttori, agli uffici stampa, ai giornalisti e ai responsabili dei festival affinché il nome delle attrici e la loro immagine, vengano sempre tutelati e trattati in maniera paritaria. Le donne, alla pari degli uomini, sono al centro di qualunque processo produttivo. L'industria cinematografica ne conosce molto bene il valore e tuttavia spesso non riconosce loro gli stessi diritti». Alla stampa si chiede di essere alleata sul tema della inclusione: «i giornalisti sanno quanto sia importante tenere alta l'attenzione del pubblico su questi temi. U.N.I.T.A. e l'associazione 100autori da parte loro continueranno a chiedere un atteggiamento di maggiore rispetto e attenzione nei confronti del lavoro delle donne affinché 'svistè o episodi analoghi non si ripetano mai più».